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A rischio demolizione la Villa Nemazee di Gio Ponti in Iran, gli architetti si mobilitano

A rischio demolizione la Villa Nemazee di Gio Ponti in Iran, gli architetti si mobilitano - e anche noi possiamo votare ON LINE per la PETIZIONE, ecco il LINK

Data di pubblicazione originale dell'articolo: 12/2/2017

Demolire la Villa Nemazee progettata da Gio Ponti in collaborazione con Fausto Melotti e Paolo Poli tra il 1957 e il 1964 a Teheran per realizzare un albergo a cinque stelle di 20 piani.

La Villa Nemazee è il terzo esempio di casa unifamiliare pensato per la joie d’y vivre dove l’architettura interna ed esterna è fondata sulla presenza del grande ambiente centrale alto due piani e sulle visuali attraversanti.

Namazee è stata l’ultima ad essere costruita da tre famose ville di Ponti, che hanno ispirato notevolmente una serie di architetti, tra cui il ritardo architetto britannico di origine irachena Zaha Hadid. Gli altri due, Villa Planchart e Villa Arreaza, sono in Caracas, Venezuela.

Anche qui, l'architettura interna ed esterna è uno spettacolo, fondato sulla presenza del grande ambiente centrale alto due piani e sulle visuali attraversanti. La pianta aperta, la balconata del soppalco che sormonta l’area del soggiorno centrale, il patio interno, le ampie vetrate alternate a piccole finestre irregolari, testimoniano la sua perenne ricerca dell’eleganza e un’inclinazione visionaria verso tutto ciò che è innovativo e stupefacente.

Le linee architettoniche si piegano all'uso delle stanze, il marmo chiarissimo dei pavimenti crea un leit motiv tra gli ambienti, mentre gli arredi e l’illuminazione provano il talento del Ponti designer. Nella villa infatti, oltre ad alcuni suoi pezzi iconici, sono presenti vari esempi delle celebri "pareti organizzate”, ovvero pareti prefabbricate in cui sono integrati apparecchi e attrezzature aventi funzione specifica. Spiccano inoltre varie ceramiche di Fausto Melotti e opere di Paolo De Poli, collaboratori di Ponti nel progetto di Teheran.

Le linee architettoniche si piegano all'uso delle stanze, il marmo chiarissimo dei pavimenti crea un leit motiv tra gli ambienti, mentre gli arredi e l’illuminazione provano il talento del Ponti designer. Nella villa infatti, oltre ad alcuni suoi pezzi iconici, sono presenti vari esempi delle celebri "pareti organizzate”, ovvero pareti prefabbricate in cui sono integrati apparecchi e attrezzature aventi funzione specifica. Spiccano inoltre varie ceramiche di Fausto Melotti e opere di Paolo De Poli, collaboratori di Ponti nel progetto di Teheran.

Il progetto di Tehran fu realizzato su commissione di Shafi Namazee, facoltoso uomo d’affari iraniano, si trova nel quartiere Niavaran, nella zona settentrionale di Teheran.

Potrebbe essere demolita e sostituita da un albergo a cinque stelle, con uno sviluppo di 20 piani sopra terra, la Villa Nemazee di Gio Ponti: una prospettiva di fronte alla quale la comunità intellettuale iraniana, capitanata da uno “stuolo” di architetti, si sta però attivando: l’obiettivo è evitare che il destino della Villa – ancora oggi intatta – non venga affidato ai bulldozers.

“Se questo capolavoro si trovasse in qualunque altro luogo sarebbe protetto”, ha denunciato al Guardian Leila Araghian, autrice del recentissimo Tabiat Bridge. Come lei, molti altri architetti locali sono preoccupati della negligenza che le autorità iraniane stanno dimostrando nei confronti del patrimonio artistico e architettonico del Paese.

Anche Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, si è mosso "per scongiurare questo pericolo ho presentato una interrogazione ai Ministri degli Esteri Alfano e dei Beni Culturali Franceschini".

"Per scongiurare questo pericolo - ha aggiunto Realacci - ho sollecitato i ministri interrogati a mostrare al Governo di Teheran e all'amministrazione cittadina, anche tramite la nostra rappresentanza diplomatica e il nostro Istituto di Cultura, la preoccupazione e l'opposizione italiana all'abbattimento di Villa Nemazee, un gioiello della nostra architettura, simbolo delle ottime relazioni diplomatiche, commerciali e culturali che l'Iran e l'Italia hanno avuto da sempre"

L’unica altra testimonianza – un ministero realizzato dall’architetto italiano a Baghdad nel 1958 – è stato in parte danneggiato durante la guerra dell’Iraq. Al momento l’Unesco e il Politecnico di Milano sono impegnati nel suo recupero e ripristino.

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