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Biennale Architettura 2025: il Padiglione Ungheria celebra la potenza dell’architettura che non costruisce

Il Padiglione dell’Ungheria alla Biennale di Venezia 2025 esplora il valore collettivo, creativo e non edificatorio della conoscenza architettonica. Una critica provocatoria alla professione tradizionale e all’omologazione del costruito: "Non c'è niente da vedere. Esporta il tuo sapere!"

Un'installazione che mette in discussione la nozione stessa di architettura come produzione edilizia e valorizza le carriere alternative degli architetti. È questa la proposta del Padiglione dell’Ungheria alla 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (Giardini della Biennale, 10 maggio – 23 novembre 2025).

 

PADIGLIONE UNGHERIA - BIENNALE ARCHITETTURA 2025
Non c'è niente da vedere. Esporta il tuo sapere!

Commissario: Julia Fabényi
Curatore: Márton Pintér
Organizzatore: Museo Ludwig - Museo d'arte contemporanea, Budapest
Sede: Giardini

 

Architettura oltre la produzione edilizia: un sapere che supera i confini della professione

In un panorama sempre più dominato dalle logiche di mercato e dalla standardizzazione dell’ambiente costruito, il Padiglione Ungherese propone una riflessione radicale: l’architettura può essere più potente quando non costruisce.

Il titolo della mostra, Non c’è niente da vedere, è una dichiarazione programmatica che invita a riconsiderare il ruolo dell’architetto non come mero esecutore di edifici, ma come intellettuale creativo capace di influenzare cultura, società e sostenibilità attraverso altri linguaggi.

Il progetto presenta una serie di figure professionali che, pur avendo una formazione in architettura, hanno trovato strade alternative, dove la loro conoscenza viene impiegata in campi diversi: arte, innovazione, musica, grafica, design, tecnologia, storytelling. Un sapere architettonico che, pur uscendo dall’ambito edilizio, continua a generare valore culturale.

 

Biennale Architettura 2025: il Padiglione dell'Ungheria
Padiglione Ungheria, 19. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia (© Ph. Joszef Rosta)

 

Conoscenza architettonica esportata con successo: ecco alcuni nomi

  • Ernő Rubik, ex docente e inventore del famosissimo "rompicapo" Rubik’s Cube >> Leggi la sua scheda
  • Áron Losonczi, che in collaborazione con gli scienziati dell'Università Tecnica di Budapest, ha sviluppato LiTraCon: il calcestruzzo traslucido >> Leggi la sua scheda
  • Gruppo musicale KalákaDániel Gryllus, Vilmos Gryllus e Balázs Radványi, membri del gruppo, provengono da una formazione in architettura e ingegneria. Il nome del gruppo richiama l’antica tradizione transilvana della kaláka, forma di mutuo aiuto collettivo nella costruzione delle abitazioni. Durante il percorso accademico hanno esplorato la dimensione spaziale dell’architettura attraverso la musica. Nasce così il progetto 1974, in cui l’architettura diventa suono, traducendo le geometrie costruttive in esperienze percettive. Un’interpretazione radicale della progettazione come linguaggio interdisciplinare, capace di unire spazio, ritmo e memoria. >> Leggi la scheda
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#noismore: una critica riflessiva alla retorica della costruzione

Nel cuore della mostra c’è un paradosso provocatorio: “Non c'è niente di più sostenibile che non costruire”. Attraverso questa dichiarazione, i curatori mettono in discussione l’idea che ogni progetto debba necessariamente portare alla realizzazione fisica di un manufatto. Il Padiglione diventa così uno spazio sospeso tra memoria e futuro, allestito come uno studio di architettura dismesso, in cui si accumulano tracce, progetti, ricerche, intuizioni.

 

Biennale Architettura 2025: il Padiglione dell'Ungheria
Padiglione Ungheria, 19. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia (© Ph. Joszef Rosta)

 

L’hashtag #noismore ribalta l’assioma modernista less is more in chiave critica, suggerendo che negare l’edificazione può essere un atto creativo e politico al tempo stesso. Il Padiglione Ungheria, in pratica, critica la costruzione fine a sé stessa e propone un’alternativa al paradigma dominante dell’edilizia: non tutto ciò che è architettura deve necessariamente diventare edificio.

 

Biennale Architettura 2025: il Padiglione dell'Ungheria
Il Manifesto del Padiglione Ungheria alla 19. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia (© Ph. Zsofia Szabo)

 

RGB: persone, progetti e percezioni dell’architettura contemporanea

La mostra è strutturata secondo uno schema cromatico ispirato al modello RGB:

  • Rosso per i protagonisti: architetti che hanno intrapreso nuovi percorsi, come Áron Losonczi, inventore del cemento traslucido; Ádám Somlai-Fischer, interaction designer e fondatore di Prezi; o Ernő Rubik, creatore del celebre cubo.
  • Verde per i progetti: opere e attività nate fuori dai cantieri ma profondamente radicate nel pensiero architettonico.
  • Blu per le testimonianze degli studenti: indagini raccolte nelle università di architettura ungheresi, che documentano il sentimento di spaesamento, disillusione o cambiamento rispetto alla professione.

Questo triplice approccio offre una mappa articolata della crisi e delle potenzialità dell’architettura oggi, filtrata attraverso sguardi che uniscono generazioni diverse.

 

Biennale Architettura 2025: il Padiglione dell'Ungheria
Padiglione Ungheria, 19. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia (© Ph. Joszef Rosta)

 

Un invito ai professionisti: ripensare la funzione sociale dell’architetto

Per architetti, urbanisti, ingegneri e progettisti, questo Padiglione rappresenta uno stimolo a riflettere sul proprio ruolo, sul valore culturale del sapere tecnico e sulle possibilità offerte da una professione che, sempre più spesso, esce dai confini del cantiere per contaminare altri ambiti.

Il Padiglione Ungherese non offre soluzioni immediate, ma pone domande necessarie:

  • Qual è il confine tra architettura e costruzione?
  • È ancora possibile un’architettura che non risponda solo alla domanda economica?
  • Come può il sapere progettuale contribuire alla cultura senza necessariamente trasformarsi in manufatto?

 

Biennale Architettura 2025: il team curatoriale del Padiglione ungherese
Szőke Gergely, Novák Doró, Böröndy Júlia, Manhertz Ingrid, Pintér Márton (Curatore), Graf András (© Ph. Novák Doró)

 

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