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BIM Summit 2013

Reportage

Con un’affluenza di 200 esperti, professionisti e studiosi si è svolto il 6 marzo a Milano, alla Fast (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche), il Bim Summit, organizzato dalla società Harpaceas (partner tecnologico del mondo delle costruzioni). Approfondire le applicazioni del Building Information Modelling interessa non solo perché questa metodologia di “governo” dell’intero processo (oltre ovviamente di modellizzazione della progettazione e della costruzione) si sta affermando nei Paesi più sofisticati (a cominciare dalla Gran Bretagna che lo introduce nelle norme di qualificazione dei contraenti con la pubblica amministrazione) ma anche perché nella gravissima crisi che l’Italia attraversa ogni sforzo di efficientamento (e risparmio) è prioritario. In questa direzione si stanno impegnando associazioni di promozione culturale come il Capitolo italiano di Building Smart e scuole di formazione di eccellenza come il MIP, la Business School del Politecnico di Milano: lo hanno illustrato Ezio Arlati e Roberto Cigolini. La diffusione del Bim (e la sua adozione) non dipende ovviamente solo dalla soluzione di questioni tecniche ma anche di problemi di “interfaccia” quali quelli delle proprietà intellettuali e delle responsabilità (professionali e imprenditoriali).
Negli interventi al Summit, moderati da Aldo Norsa (Università Iuav di Venezia), si è spiegato come tentar di risolvere, nei fatti e non negli esasperanti formalismi del nostro sistema contrattuale, sia la questione della qualificazione dei contraenti sia quella dell’ottimizzazione delle loro prestazioni e rapporti. Poiché la complessità caratterizza ogni intervento, con crescita esponenziale all’incrementarsi dell’investimento, essa va governata con un modello di informazioni coordinate, computabili e coerenti nelle diverse fasi di programmazione, progettazione e realizzazione. Con la metodologia Bim si vuole - e si può – contrastare la crisi del mercato ottimizzando le risorse impiegate. Con Bim si intende sia il modello 3d virtuale che il processo di gestione dei dati: esso infatti sintetizza un processo collaborativo incentrato sulla progettazione di uno o più modelli 3d. Tra i vantaggi nella sua adozione, la riduzione dei costi progettuali consentita dall’anticipo delle decisioni progettuali e dalla congruenza geometrica e dei dati, la precisione nei computi, la gestione delle revisioni insieme a una comunicazione interdisciplinare portano all’incremento della qualità progettuale. Infine la tracciabilità dei materiali e la disponibilità di modelli Bim per il facilities management costituiscono un asset aggiuntivo.
Paolo Odorizzi (Harpaceas) ha illustrato i criteri di successo per l’adozione della metodologia Bim: le definizioni, i vantaggi e gli ostacoli all’implementazione. E ha lamentato tra gli ostacoli: la mancanza di risorse umane addestrate sul tema del Bim dovute all’assenza di scuole di formazione, la limitata disponibilità all’interoperabilità, il mancato riconoscimento del valore contrattuale del modello e una infrastruttura internet spesso non adeguata.
Lo scenario nel quale collocare questo avanzamento della disciplina (della professione e dell’imprenditoria) lo ha tracciato Pietro Baratono, provveditore alle Opere Pubbliche per la Lombardia e la Liguria, riconoscendo che il Bim è un investimento a lungo termine utile per la pubblica amministrazione a dar sostanza a una programmazione/progettazione per obiettivi. Ma anche a qualificare la figura del manutentore unico che è stata introdotta per legge in capo all’Agenzia del Demanio. E quando l’opera di interesse pubblico è realizzata con la “finanza di progetto” il ricorso al Bim è ancora più interessante: infatti il costruttore è committente di se stesso, rischia del suo e quindi vuol tener sotto controllo oltre alla terza dimensione (spazio) anche la quarta (tempo), la quinta (costo), la sesta (il Facility Management), gestendo poi in modo coordinato ed integrato la Sostenibilità (con la misurazione del Carbon Footprint), la Sicurezza, la Logistica ed il controllo sul campo. Usarlo bene è il segreto di una multinazionale, in Italia da 12 anni, come Bovis Lend Lease, il cui approccio alla gestione di commesse complesse è stato illustrato da Giovanni Marroccoli. Sul fronte della gestione aziendale Mario Caputi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Ict nel Real Estate, ha affermato che il Bim è prima di tutto un supporto al cambiamento culturale e organizzativo nelle aziende e gradualmente assorbirà tutte le “business solutions”. Delle esperienza nella progettazione hanno parlato, sul versante della progettazione, Paola Pontarollo e Simone Villa (Starching) mostrando come si arrivi a livelli di progettazione (architettonica) esecutiva che permettono maggiori certezze per i committenti che li mandano in gara mentre Sabatino Tonacci (Exa Engineering) ha notato con soddisfazione che un investimento, seppur oneroso, permette di far sì che forme progettate anche complesse siano costruibili. Sul fronte delle costruzioni Luca Benetti (Stahlbau Pichler) con specifico riferimento alle strutture metalliche, ma anche alle facciate continue, ha illustrato, con proiezioni di numerosi interventi in corso, come il Bim consista in una piattaforma 3d di supporto ad attività integrate di tipo cad-cam.
Il successivo dibattito è stato aperto da Angelo Ciribini professore all’Università di Brescia, ateneo impegnato nella promozione del Bim planning, sull’esempio britannico, affinché diventi parte di una politica industriale (nelle costruzioni) che valuti al meglio gli investimenti prima di tramutarli in programmi e in progetti. "Gli ha fatto eco Bruno Finzi, presidente del Collegio Ingegneri e Architetti, ricordando che la corsa degli operatori singoli a dotarsi delle competenze Bim analogamente a quanto avvenne quando furono introdotti i sistemi qualità, al fine di non risultare fine a se stessa, dovrà essere opportunamente supportata da una scelta "politica" che parta dalla pubblica amministrazione e che obblighi tutta la filiera degli operatori nel settore delle costruzioni ad utilizzare questo standard, dai progettisti ai costruttori per finire ai manutentori." Quanto alla diffusione di questa cultura l’impegno del Saie (Salone Internazionale Industrializzazione Edilizia) con uno spazio dedicato il prossimo ottobre è stato espresso da Andrea Dari, (Direttore Tecnico di SAIE e Editore di INGENIO). Per le associazioni di categoria in rappresentanza di Acai (Associazione Costruttori Acciaio) Marco Perazzi ha raccomandato agli imprenditori che adottano il Bim un sano bilancio costi/benefici. A nome dell’Oice (associazione delle organizzazioni italiane di ingegneria) Luca Lacchini (Techint) ha spiegato che l’impiantistica ha fatto da battistrada costruendosi ad-hoc strumenti Bim che adesso possono essere proposti anche nelle costruzioni edili e civili. Quanto all’Ance (Associazione Costruttori Edili) Alberto Pavan, coordinatore scientifico del progetto di ricerca nazionale “Innovance” ha annunciato con soddisfazione una sequela di norme Uni per l’applicazione del Bim che, una volta tanto, originano dal mondo delle costruzioni. E Angelo De Prisco (Conteco) ha concluso che, lungi dallo “svuotare” la validazione di progetto, il ricorso al Bim permetterà di affinare l’interfaccia tra progettisti e costruttori (e loro filiera) in possesso di un linguaggio comune.
Il convegno si è chiuso su una nota di ottimismo: il Bim si sta affermando come strumento per trasformare l’operatività dell’intera filiera delle costruzioni riducendone i costi velocizzando i tempi di realizzazione e favorendo la condivisione delle informazioni tra i diversi attori.