BIM SUMMIT 2019: Digitalizzazione e Costruzioni
Il BIM – Building Information Modelling ha una storia recente solo in Italia. Il primo evento sul BIM per il “grande” pubblico, ovvero al di fuori del mondo accademico, è stato organizzato dal sottoscritto insieme a Luca Ferrari, Raffaele Landolfo e Marco Perazzi al MADE EXPO 2012. Non mi risulta che vi siano stati eventi divulgativi prima. Venne Arto Kiviniemi, e avemmo 14 persone in sala. INGENIO era appena nato.
BIM SUMMIT 2013
Nel 2013 ci fu il primo BIM SUMMIT, moderato dal Prof. Aldo Norsa, dal titolo Il "Building Information Modeling per la filiera delle costruzioni": la migliore soluzione per efficientare e risparmiare organizzato da Harpaceas. Me lo ricordo ancora, si tenne presso la FAST a Milano, e parteciparono come esperti il Prof. Ezio Arlati, allora Vice Presidente Building Smart Italia, il Prof. Roberto Cigolini – MIP, Business School Politecnico di Milano, l’Ing. Paolo Odorizzi – Direttore Tecnico Harpaceas, l’Ing. Pietro Baratono – già Provveditore interregionale alle Opere Pubbliche Lombardia-Liguria, l’Ing. Giovanni Marroccoli - Operations Director Bovis Lend Lease, il Dott. Mario Caputi – responsabile scientifico dell’Osservatorio ICT nel Real Estate, gli Arch. Paola Pontarollo e Simone Villa - Starching , Milano, l’Ing. Sabatino Tonacci – Contitolare Exa Engineering, La Spezia e l’Ing. Luca Benetti - Direttore Commerciale - Stahlbau Pichler, Bolzano.
L’obiettivo era quello di spiegare cosa fosse il BIM. Ogni relatore cominciò il proprio intervento spiegando cosa volesse dire l’acronimo BIM.
Era questo il tema del 2013: spiegare cosa fosse l’acronimo BIM, cosa significasse la parola interoperabilità, cosa si intendesse per Modelling (o Modeling), cosa si intendesse per “pacchetto informazioni”. Gli ingegneri strutturisti affermavano l’opinione che non si sarebbe mai applicato nel calcolo strutturale, gli architetti già lo vedevano come strumento per il rendering 3D, ma poco più. Ma in realtà già molto si era mosso, anche se non tutti sapevano che cosa fosse la parola BIM. Basti pensare che Tekla Structures era già usato non solo dai progettisti ma anche dai carpentieri per collegare digitalmente progetto e produzione.
A livello internazionale si era già molto più avanti. Nel 1995 era nata Private Alliance (PA)con 12 aziende impegnate sul fronte della interoperatività e dello scambio totale delle informazioni (Autodesk, Archibus, AT&T, Carrier Corporation, HOK Architects, Honeywell, Jaros Baum & Bolles, Lawrence Berkeley Laboratory, Primavera Software, Softdesk Software, Timberline Software, Tishman Construction). Nel 1996 PA era evoluta in “International Alliance for Interoperability (IAI)” con l’obiettivo di creare gli Standard per l’Interoperatività. E dopo 12 anni, nel 2008, era nata “buildingSMART (2008)”. Questo acronimo era la somma di due parole: costruire intelligente. E in tutti questi anni si era dato l’avvio alla realizzazione del IFC - Industry Foundation Classes.
In Italia si è proseguito a parlare da quel momento di BIM. E’ entrato, timidamente, nei programmi manifestazioni fieristiche, nelle Università si è cominciato a offrire dei Master specializzati, le Software House locali hanno cominciato ad occuparsene, il prof. Angelo Luigi Ciribini ha avviato la collaborazione quasi quotidiana con INGENIO per raccontare, con una visione sempre più avanzata e internazionale, lo sviluppo del BIM. E così anche l’Italia si dotava in una propria norma programmatica sull’adozione del BIM negli appalti Pubblici, il cosiddetto Decreto Baratono, e l’UNI avviava le realizzazione di un serie di norme dedicate, con un’attenzione talmente forte che nel giro di pochi mesi ci siamo ritrovati ad essere il Paese in cui il BIM aveva già raggiunto il livello di normalizzazione più completa in ambito internazionale. E nel frattempo Luigi Perissich, direttore di Federcostruzioni, convinceva la Commissione Europea a creare una piattaforma digitale delle Costruzioni.
BIM SUMMIT 2015
Con cadenza biennale è anche proseguita la organizzazione del BIM SUMMIT. Nel 2015 si tiene la seconda edizione, sempre a Milano, ma questa volta presso il Politecnico, dal titolo “BIM Summit 2015. Esperienze italiane e internazionali, prospettive future”
Questa seconda edizione del BIM Summit, è moderata da Alessandro Arona, de IlSole24Ore, e vedrà i contributi del Prof. Stefano Della Torre, allora Presidente del Capitolo Italiano di buildingSmart, i Proff. Roberto Cigolini e Marco Lorenzo Trani del Politecnico di Milano, Pietro Baratono, Provveditore alle Opere Pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna, e di rappresentanti di alcune tra le più importanti realtà italiane del mondo delle Costruzioni, tra le quali: Mikael Pennestri del Gruppo Salini Impregilo, Luca Bezzi di Politecnica, Franco Daniele di Tecnostrutture, Ennio Picco di Cimolai e Teresa Carini di Starching. Fu Ospite del convegno anche Idar Kirkhorn di Vianova Systems per offrire un contributo sull’impiego del BIM proveniente dai paesi scandinavi, dove il BIM si era ormai affermato come realtà sia nel settore privato sia in quello pubblico.
Come si vede dal titolo, rispetto alla prima edizione si è già fatto un passo avanti. Non si parla più dell’acronimo BIM, si parla delle prime esperienze (a dire il vero già nella prima edizione se ne erano portate alcune, a testimonianza che qualcuno anche in Italia applicava tale metodologia). Ma il focus sull’applicazione riguarda ancora l’attività specialistica del singolo progettista/costruttore.
Le domande nella testa delle persone sono: posso applicare il BIM quando faccio un progetto architettonico ? posso applicare il BIM quando faccio un progetto strutturale ? posso applicare il BIM quando faccio un progetto impiantistico ? posso applicare il BIM quando faccio un progetto infrastrutturale ? Insomma siamo ancora nella fase di disseminazione.
BIM SUMMIT 2017
E’ con il BIM SUMMIT 2017, che si tiene sempre a Milano, che segna il cambiamento sul tema del BIM. Il titolo dell’evento “Digitalizzazione e (R)evoluzione”
Evidenzia come il problema dell’applicazione del BIM da parte del singolo progettista nella sua attività specialistica sia un tema superato, il vero nodo è la digitalizzazione delle costruzioni, la Rivoluzione di un comparto intero. In questa terza edizione del BIM Summit, moderata dal Dott. Giuseppe Latour, de IlSole24Ore, intervengono nuovamente Stefano Della Torre - Presidente di builingSmart Italia, e Pietro Baratono - Presidente Commissione Ministeriale Digitalizzazione Appalti Pubblici, ma anche nuove figure: Lorenzo Bellicini - Direttore di CRESME Ricerche e Lorenzo Orsenigo - Direttore Generale di ICMQ.
Con il termine nuove intendo nuove non perché non hanno parlato nei precedenti BIM SUMMIT, ma perché portano nuovi argomenti: la valutazione del peso della Digitalizzazione sulle costruzioni e la certificazione delle competenze di chi si occupa di BIM. E sì, perché si incomincia a parlare di BIM MANAGER, BIM EXPERT, BIM SPECIALIST … finalmente si ufficializza la nascita di nuove figure professionali che devono essere coinvolte nel processo delle costruzioni. Un processo dove ore i casi concreti di applicazione del BIM cominciano ad essere importanti e sostanziali. E così intervengono i rappresentanti di alcune tra le più importanti realtà italiane del mondo delle Costruzioni, tra le quali: Andrea Nardinocchi, Direttore Tecnico di Italferr, Elisa Spallarossa - Dirigente Ingegnere presso il nuovo Galliera di Genova e Fabio Capsoni - socio della Redesco Ingegneria. L’Ospite internazionale del convegno è questa volta Lars Christian Fredenlund - CEO di coBuilder, per offrire un contributo sull’esperienza di Scanska e Willmott Dixon circa loro la strategia di gestione di dati e informazioni in una commessa digitale.
Digitalizzazione, è questa la vera sfida, in cui il BIM rappresenta il tassello forse più facile da applicare. In soli cinque anni siamo passati dalla paura che il BIM fosse un mostro alla considerazione che il vero problema è intorno al BIM.
Nel 2017 si tiene anche il DIGITAL&BIM a Bologna, dove a dir il vero ancora si discute molto, forse troppo, di BIM e sua applicazione e poco di Digitalizzazione.
Arriviamo così a questo BIM SUMMIT 2019, il primo evento in Italia in cui si parli solo di digitalizzazione, dando per scontato il BIM. D'altronde Angelo Ciribini è da tempo che martella su INGENIO su questi temi: piattaforme intelligenti che non si limitano a contenere i dati ma forniscono strumenti di elaborazione e gestione, trasformazione della M di BIM da Modelling a Management, digitalizzazione degli appalti, integrazione dei dati per il facility management, e così via.
BIM SUMMIT 2019
E se nel 2017 si era lanciato il sasso delle Rivoluzione Digitale, annunciandone le direttrici e le road map da seguire, nel 2019 si parla già di casi concreti, di applicazione negli appalti. Il BIM SUMMIT non a caso per questa edizione si trasferisce quindi a Roma e il titolo diventa “Esperienze e trends verso la digitalizzazione”.
Luca Ferrari, Direttore Generale di Harpaceas, nel suo intervento di apertura racconta la nuova sfida. Anche perché, come ci sottolinea, se da un lato i bandi Bim sono in forte crescita, sia come numero che importo complessivo, è necessario però soffermarsi sul fatto che «I bandi sono praticamente tutti di progettazione quindi il BIM, almeno per quanto riguarda gli appalti pubblici, non è ancora arrivato nella fase di costruzione e dei lavori in cantiere”.
Luca Ferrari in apertura ha sottolineato anche alcune problematiche che stanno sorgendo nell’applicazione del BIM.
Ad esempio, quella relativa a bandi pubblicati da importanti stazioni appaltanti pubbliche che non rispettano, per quanto riguarda i formati aperti interoperabili, il dettato del Codice Appalti e del DM560 e che, di conseguenza saranno molto probabilmente soggetti a ricorsi con il rischio di creare ritardi e demoralizzazione nella filiera nei confronti del BIM.
Ferrari ha anche ricordato i danni provocati da operatori che, artatamente, propongono un approccio all’implementazione del BIM basato quasi in esclusiva sui software “semplificando” per non dire banalizzando un percorso particolarmente complesso con il risultato di generare delusioni sugli (scarsi) risultati raggiunti visto che si agisce (solo) sugli strumenti e non su metodi e processi con l’esito di operare in modo analitico con tecnologie nuove invece che in modo digitale.
Come fare ? ci sono tanti passaggi da superare. L’Arch. Paolo Bertini, Direttore del settore Digital & BIM Project di Harpaceas, ne ha raccontati alcuni. Innanzitutto l’esigenza di seguire – come peraltro il decreto Baratono richiede - l’approccio metodologico dell’OpenBIM e dell’indipendenza dai formati ‘proprietari’ nelle prescrizioni di capitolato informativo che, auspicabilmente, non dovrebbe essere frutto di un “taglia e incolla” di altri capitolati, come spesso avviene, in quanto il CI dovrebbe costituire la domanda che il committente pone per raggiungere i propri obiettivi di gestione digitale del cespite che, necessariamente sono diversi da committente a committente.
Ma occorre anche capire la differenza tra i dati e le informazioni. I dati sono la parte grezza, le informazioni sono la parte raffinata, elaborata. Occorre quindi lavorare in un processo che consenta di trovare e utilizzare al meglio le informazioni a partire dai dati di base dei prodotti. Per esempio: si pensi al sistema ricettivo: quando si cerca una struttura si parte dall’inserimento di alcuni filtri, come la destinazione, le caratteristiche dell’albergo, i servizi … e questi filtri ci permettono di selezionare le sole strutture che rispondono ai nostri desideri. Si deve arrivare a un sistema digitalizzato che renda possibile una ricerca con gli stessi approcci anche nei prodotti da costruzione. Partendo da alcuni criteri: caratteristiche e prestazioni, per arrivare alle soluzioni. Serve un ‘trivago®’ del mondo dell’edilizia.
L’obiettivo generale è quindi quello che il dato sia reso disponibile, in modo riservato, in modo sicuro, in modo rintracciabile, in modo utilizzabile, e utilizzabile nei formati adeguati per le diverse funzioni, dal Committente, al singolo progettista, alla direzioni lavori, all’utente finale, al facility manager, a chi opera in cantiere in fase di costruzione, a chi fa i controlli di manutenzione, a chi si occuperà della demolizione finale …. Per questo vi sono dei tavoli internazionali che stanno lavorando per creare delle regole, degli standard, per la gestione dei dati ‘machine readable’. E non ci si deve concentrare sul modello del prodotto, ma sulle informazioni che si possono associare al modello.
Quale quindi l’obiettivo finale, quello di avere un gemello digitale dell’opera. Esistono degli strumenti che possono essere a supporto di questi processi. Per esempio per la costruzione del gemello digitale, così come per il controllo dei modelli, e così per la gestione dei modelli. Per esempio come nel caso del Model & Code Checking, in cui si individuano le criticità e la loro posizione, ottenendo dei report che ci consentono di risolverle, una ad una, in modo efficiente e puntuale nonché verificando il rispetto di norme e regolamenti.
Piattaforme digitali per la gestione dei dati dell’opera
Uno degli esempi che è stato citato durante il BIM SUMMIT è quello di “dRofus”. Siamo all’interno dei temi dei cosiddetti data base, o meglio, delle piattaforme digitali per la gestione dei dati dell’opera. C’è la necessità di collegare i dati di spazi, attrezzature, apparecchiature e arredi (FF&E) con le piattaforme BIM authoring, in modo bidirezionale e sincronizzabile durante il processo di progettazione e costruzione.
E’ una funzione che svolge il database dRofus, che consente anche la verifica di rispondenza ai requisiti del committente e la reportistica che ne scaturisce. Questa funzione è svolta da DRofus, un database personalizzabile collegato al modello digitale, che consente di mantenere il controllo e di aggiornare anagrafica e modello lungo il processo di design, prima, e di construction poi. Al termine del processo di costruzione viene consegnato, insieme all’opera, il suo gemello digitale e tutte le informazioni in esso contenute.
Digitalizzazione delle Costruzioni: la complessità di passare dalla teoria alla pratica
In questo articolo mi è difficile riprendere tutti i contenuti trattati durante il BIM Summit, e me ne scuso fin d’ora con i relatori, ma sicuramente non posso evitare di parlare dell’intervento dell’Ing. Andrea Vanossi, BIM MANAGER di CMB.
Molti gli spunti che Vanossi ha lasciato, grazie all’esperienza di un’azienda che ormai opera costantemente in modo digitalizzato.
Innanzitutto Vanossi ha evidenziato un aspetto che mette la parola fine a una querelle creata da pochi ma influenti centri di potere nel passato e che aveva portato a non inserire le norme UNI nel Decreto BIM: “il fatto che l’Italia sia il primo paese europeo ad avere una normativa nazionale sul BIM ci pone in una posizione di privilegio, che ci ha permesso in qualche modo di precedere il mondo inglese.”.
Si tratta di un’osservazione importante, lanciata da una persona che sta applicando il BIM in cantieri italiani ed esteri, che deve confrontarsi negli appalti con altri concorrenti internazionali, che deve gestire prescrizioni e capitolati informativi che fanno riferimento a sistemi di altri paesi. Insomma, una persona che vive nella realtà della digitalizzazione. E la sua frase di chiusura di questo ragionamento che mi ha colpito: “Questo ci consente di poter esportare le nostre società di progettazione e di costruzione nel mondo.”
E Vanossi ci ha spiegato perché CMB applichi diffusamente il BIM: “ Perchè i dati sono il petrolio dell’impresa, sono lo strumento per poter gestire le attività ed evitare che sia problemi.”
Ma i pericoli dell’immaturità del nostro sistema nazionale sono dietro l’angolo, a cominciare dal problema di committenze che non essendo pronte, si affidano a consulenti non sempre così esperti e al copia incolla. In tal senso ha ricorda il caso di un capitolato informativo che riguardava un edificio diverso da quello che era stato appaltato, e guarda caso era la copia di un capitolato informativo proprio predisposto da lui per un altro edificio: un esempio concreto della preoccupazione manifestata da Luca Ferrari nel suo intervento.
La digitalizzazione avviene in un BIM Environment
Andrea Vanossi ha ricordato quello che può essere chiamato BIM Environment, ovvero l’ecosistema in cui ci sono le normative, i documenti, i capitolati informativi con i requirements, i tools, le operations (Crono Modeling, crono Information, ...), i Common Data Environment …
Per esempio, quando si pensa ai Common Data Environment in Italia in genere ce ne sono due: quello dell’Impresa è quello del Committente. In una recente commessa in Danimarca, evidenzia Vanossi, erano presenti anche quelli della DL e del Progettista. Ecco perché occorre avere una interoperabilità delle piattaforme. Ecco perché il tema della gestione dei dati e informazioni va oltre la parte di progetto e coinvolge l’intero sistema.
Vanossi tocca anche il tema del controllo dei costi. Oggi dai modelli esistenti è difficile estrarre alcune informazioni importanti come le quantità, e questo porta a una forte complessità. E questo porta problemi anche alla gestione e al collegamento di costi e ricavi.
E tutto questo, in ambito internazionale, diventa ancora più complesso: “Esiste al momento - quando si lavora a livello internazionale - un problema dei sistemi di codifica, che sono diversi in ogni Paese. Per esempio in Danimarca è stato costruito con Solibri un insieme di regole per poter controllare la verifica al CCS imposto dal committente.”
Vanossi ha riportato molti casi concreti di applicazione della digitalizzazione delle costruzioni, anche evidenziando considerazioni importanti per chi opera nel settore. Per esempio il caso della Torre Libeskind, in cui il modello digitale pesa 10 giga: nei progetti sono stati coinvolti fornitori che quindi hanno operato in BIM, 200 clash/mese rilevati in fase progettuale, 100 clash/mese rilevati in fase costruttiva e, alla fine, opera completata nei tempi previsti e con i costi previsti. I costi BIM contenuti all’interno degli imprevisti messi a budget: quindi nessun aggravio sui conti a causa dell’applicazione del BIM come qualche anima bella va dicendo, anzi, grazie al BIM rispetto di tempi e costi, il che non è poco!
Infine, anche Vanossi è entrato nel merito dell’uso di dRofus per la gestione delle informazioni: è un grande raccoglitore di informazioni, non solo delle parti dell’edificio, ma anche delle componenti, per un controllo del soddisfacimento dei requisiti.
Noi produciamo molti dati ma ne gestiamo troppi pochi.
Molto interessante anche dell’ Ing. Piero Petrucco, vice Presidente ANCE e CEO di ICOP, impresa familiare con 99 anni di esperienza e 400 dipendenti. Un’impresa che lavora molto all’estero, che ha dovuto digitalizzarsi proprio per poter operare, pur essendo piccoli, in tutto il mondo.
Perchè la digitalizzazione? Innanzitutto perché favorisce la standardizzazione dei processi, e lavorando ICOP in progetti specialistici, la standardizzazione è un valore aggiunto importante. La digitalizzazione consente innanzitutto di velocizzare la parte di formulazione di offerte, che spesso risultano vincenti se contengono delle varianti interessanti.
La Digitalizzazione consente poi di avere una documentazione di tutti i particolari costruttivi, e questo permette di ridurre gli errori. Operare in BIM significa anche ridurre le cosiddette interferenze. L’uso delle tecnologie di cantiere accelera e facilità l’interazione con il cantiere.
Inoltre operare in BIM da un supporto commerciale, soprattutto a livello internazionale. In Italia ancora la digitalizzazione non è un vero vantaggio commerciale, mentre lo è in molti altri Paesi.
ICOP sta lavorando per l’implementazione dell’organizzazione digitale anche sull’As Built e sta sviluppando una piattaforma digitale, Dedalo, realizzata in proprio, su cui fare confluire tutta la digitalizzazione dell’impresa.
Piero Petrucco ha portato anche qualche esempio, come quello del porto di Trieste, per la realizzazione di una piattaforma, un lavoro da oltre 130 milioni di euro. Le complessità importanti di questa piattaforma sono state risolte, grazie all’utilizzo di Tekla Structures. Si è partito dalla modellazione del terreno e della stratigrafia. Quindi sono stati modellati tutti i pali.
La possibilità di avere un gemello digitale ha creato dei vantaggi enormi poi in fase di cantiere. È stato utilizzato il visualizzatore di cantiere Trimble Connect for Structures. Questo ha portato a dovere formare delle persone che ora non sono più disposte a tornare indietro. Peraltro sono stati acquistati dei sistemi di raccolta dati utilizzando i finanziamenti industria 4.0.
Quali difficoltà principali: formazione personale e cambio attitudine delle persone. Minori problemi a cambiare gli hardware. Inoltre è stato inserita una figura nuova, un giovane che aveva fatto esperienze negli Stati Uniti.
Infine Petrucco ha lasciato una considerazione che deve farci riflettere “Noi produciamo molti dati ma ne gestiamo troppi pochi.”
La digitalizzazione negli appalti pubblici
L’ing. Pietro Baratono, ha evidenziato che il Ministro Toninelli abbia inserito come obiettivo strategico del 2019 la digitalizzazione degli appalti.
Ma la distanza da colmare per arrivare a una digitalizzazione degli appalti è ancora lunga. Ecco perché Baratono, con un po’ di sarcasmo, ha evidenziato come gli appalti BIM, teorici, stanno andando alla grande. Teorici perchè nelle gare si chiede l’adozione del BIM, ma poi non ci si chiede cosa farne di questi progetti digitali ... come si fanno a trasformare in lavori. Nel Decreto 560 si parla di strumenti e metodi, ma purtroppo sono ancora tante le Stazioni appaltanti che non si sono preparate ne sugli strumenti che sui metodi. Per esempio le Stazioni appaltanti dovrebbero avere un Common Data Environment. Il problema è che la stazione appaltante è oggi, in genere, ancora analogica, molto lontana dall’essere digitale, e quindi molto lontana dall’avere un Common Data Environment.
E per appaltare con metodi e strumenti occorre prima ottemperare alle disposizioni dell’articolo 3, in particolare
- Piano formativo
- Atto Organizzativo;
- Acquisizione/Manutenzione hardware e software.
Se non lo si fa, si contravviene a un disposto di legge. Ora, è curioso di sapere se le stazioni appaltanti che hanno fatto appalti BIM erano organizzate con questi strumenti e metodi.
Peraltro il BIM non è mai nominato nel DM 560: si parlava di metodi, quindi di procedure ..., e di strumenti. Si parla di digitalizzazione, confermando quanto ho detto nelle prime pagine di questo articolo.
Baratono ha anche evidenziato come, sul piano normativo, manchino due decreti, sui livelli di progettazione e sulla qualificazione delle Stazioni Appaltanti.
E servirà un supporto operativo, delle Linee Guida del Ministero per le Stazioni Appaltanti. Altrimenti sarà difficile superare molti problemi. Per esempio l’inserimento dei subappaltatori nel piano di gestione, considerato che queste figure arrivano sempre dopo. Poi la gestione delle varianti da parte della DL, che dovrà essere in grado di fare una variante con un piano di gestione digitale. E poi il problema della competenza delle commissioni di gara: un supporto digitale ai RUP potrebbe essere una soluzione, ma vi è ancora la difficoltà di trovare figure competenti per questo ruolo. E poi il problema dei bandi di gara non uniformi, che porta le imprese a doversi configurare ogni volta a bandi e normative diverse.
Infine, Baratono ha ricordato, la necessità di semplificare i meccanismi di gestione di spesa.
Quali le prospettive ? Al di la degli appalti delle grandi stazioni appaltanti, Baratono ha riconosciuto che vi è una disseminazione della cultura digitale e questa è una buona cosa.
Strumenti ed Esperienze: altri contenuti del BIM SUMMIT 2019
In questo articolo di riflessioni e racconti ho ripreso solo alcuni degli interventi del BIM SUMMIT. Difficile raccontare una giornata intera dedicata alla Digitalizzazione. Abbiamo però intervistato, su richiesta di Harpaceas, tutti i relatori dell’evento e quindi è possibile avere ulteriori informazioni a questo LINK: https://www.ingenio-web.it/articoli/bimsummit-2019-esperienze-e-trends-verso-la-digitalizzazione/