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Comprendere la Biennale di Architettura: la guida ai professionisti

How will we live together? Impressioni e riflessioni sulla Mostra Internazionale di Architettura è un progetto di Ingenio. Una raccolta di interviste, riflessioni e dialoghi per comprendere in che modo l’architettura potrà “salvare” il mondo per vivere insieme.

Obiettivo di questa guida

Raccontare la Biennale di Architettura 2021 attraverso la voce di coloro che quotidianamente si occupano di architettura, sia dal punto di vista teorico che pratico.

È stato questo l’obiettivo di un viaggio intrapreso da Ingenio con un gruppo ristretto di professionisti nella fragile e vulnerabile Venezia, laboratorio sperimentale e luogo ideale in cui cercare risposte agli interrogativi del nostro tempo.

Proponiamo di seguito il nostro racconto attraverso le riflessioni di chi ci ha accompagnato. Abbiamo dato voce a Guendalina Salimei, Alessandro Marata, Antonello Stella, Roberto Grio e Roberto Ricci.

Una Biennale che sfida la pandemia, tanto quanto le critiche

Una Biennale di Architettura fortemente contestata. Etichettata come “una Biennale di Architettura che di Architettura non parla”, una Biennale in cui paradossalmente davvero l’architettura sembra essere scomparsa. Pochi i progetti, poche le soluzioni concrete.

Scelte curatoriali certamente in controtendenza, ma perché? Forse perché l’architettura sta cambiando? Forse perché fare l'architetto oggi non significa più solo progettare e costruire edifici?


roberto-grio.JPGÈ una Biennale sicuramente difficile perché l’impatto è diverso da una classica Biennale di Architettura in cui la ‘disciplina’ è messa al centro del discorso” ha dichiarato Roberto Grio.
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Questa Biennale punta sul confronto, un confronto non solo tra gli addetti ai lavori ma un confronto eterogeneo, che coinvolge TUTTI.

Con una domanda che diventa il titolo di questa Biennale, How we will live together?, il curatore Hasim Sarkis ha chiamato a raccolta un gruppo eterogeneo di partecipanti a questa 17° mostra internazionale di Architettura. Troviamo architetti, artisti, sociologi, politici, ingegneri, biologi, giornalisti e cittadini comuni. Sarkis ci ha invitato a immaginare gli spazi in cui poter vivere INSIEME.

 


Ogni generazione si sente costretta a porre questa domanda e a rispondere in un suo modo proprio. Oggi, a differenza delle precedenti generazioni guidate ideologicamente, sembra esserci consenso sul fatto che non esista un’unica fonte dalla quale possa derivare una risposta. La pluralità delle fonti e la diversità delle risposte non farà che arricchire la nostra convivenza, non ostacolarla” ha dichiarato Hashim Sarkis.


Stiamo attraversando una crisi epocale, caratterizzata da forti disuguaglianze - politiche, sociali ed economiche - che mettono a rischio i legami tra le comunità, dal cambiamento climatico che si manifesta con fenomeni dirompenti e incontrollabili, dalla pandemia che ci ha isolato e non ha mancato di disseminare morte travolgendo le società più fragili. Una crisi che ci sta mettendo a dura prova, che ha messo in dubbio molte delle nostre certezze e che ci obbliga – inderogabilmente - a riflettere e ripensare sui modi e i modelli di convivenza. Sarkis ci invita a riflettere per scale, “da architetti pensiamo in scala” dalla grande alla piccola scala e viceversa.

 


antonello-stella-300.jpgIn questa Biennale non c’è più un grande racconto che ci permette di vedere chiaramente in che direzione stiamo andando. C’è questo tentativo di ricostituire un possibile senso delle città future attraverso tanti piccoli racconti” ha raccontato il prof. Antonello Stella. “Partendo appunto da piccoli episodi, partendo da piccole riflessioni si può ricostituire il senso generale di quello che può essere il futuro delle nostre città”.
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Certo, si tratta di riflessioni che sappiamo essere presenti già da molto tempo – lo sottolinea nel suo racconto anche il prof. Antonello Stella - ma il periodo pandemico ha risvegliato e stimolato questo pensiero e questa Biennale ci sta ‘buttando in faccia’ la complessità dell’attuale contesto in cui viviamo, contesto che urla al tempestivo cambiamento.

Una “chiamata alle armi e al senso di responsabilità” ha definito Roberto Grio questa Biennale di Architettura nel corso del nostro viaggio, mentre Alessandro Marata la considera “una Biennale potente, che fa riflettere sul concetto di punto di vista di confine”.

L’architetto, e non solo, deve cambiare mentalità e abbracciare la complessità.


marco-mari-300.jpgQuesta biennale parla dell’architettura in senso alto, parla di un'evoluzione che non può essere monodimensionale, ma accettare la complessità” ha dichiarato Marco Mari.
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Ri-cambia il ruolo dell’architetto

Accettare e trovare soluzioni alla complessità. Come e in qual modo? Il ruolo dell’architetto da tempo è ri-cambiato, è un dato di fatto messo in evidenza anche dai nostri accompagnatori. Dalla figura dell’architetto specialista stiamo ri-tornando nella direzione della figura dell’architetto regista.


guendalina-salimei.JPGL’architetto è una figura di coordinamento che deve capire le istanze all’interno di questo grande mondo di specialismi per poterle interpretare e trasformare attraverso l’architettura” ha sottolineato Guendalina Salimei.
>>> CLICCA QUI - Vai al racconto di Guendalina Salimei.


Concorda con l’arch. Salimei anche l’arch. Stella “Per anni c’è stata una ubriacatura dello specialismo. – ha dichiarato Stella - Paradossalmente oggi sembra che l’architetto non debba essere più solo uno specialista, ma debba avere un ruolo importante di coordinamento tra tante figure”.

Meno forma e più sostanza, concordo pienamente con Alessandro Marata quando dice che:


alessandro-marata-300.JPGC’è sempre meno estetica, c’è sempre più etica che nasce proprio dalla consapevolezza della complessità del mondo” spiega nelle sue riflessioni Alessandro Marata “l’architetto non progetta solo muri ma progetta relazioni. Insegna che i confini non esistono più”.
>>> CLICCA QUI - Vai al racconto di Alessandro Marata.


Ebbene, allora fare l'architetto non significa solo progettare e costruire edifici? Lo sappiamo, essere architetto non significa solo progettare edifici, significa progettare processi, significa progettare relazioni.


roberto-ricci-pres-ord-arch-rimini-300.jpgAncor prima di progettare progetti bisogna progettare processi. Nel progettare processi è necessario fare emergere le istanze che vengono dalle persone e dalla società civile. I vari allestimenti presenti alla Biennale hanno fatto emergere delle istanze. Istanze che sono collegate una volta all’emergenza dell’acqua, una volta alla sostenibilità del clima, una volta al degrado delle comunità. Ciò significa che progettare un processo è ancora più indispensabile che progettare tecnicamente un qualcosa. Coniugare le due cose significa fare architettura e fare sostenibilità."
>>> CLICCA QUI - Vai al racconto di Roberto Ricci.


Fare architettura in maniera responsabile e sostenibile

Visitare questa Biennale di Architettura è un'esperienza da cui è possibile trarre spunti e riflessioni per progettare consapevolmente domani.

Costruire in maniera sostenibile è necessario. Non importa riportare i dati effettivi di quanto incide il settore delle costruzioni nelle emissioni di carbonio nel mondo, oramai lo sappiamo si tratta di circa il 60% e forse qualcosa in più.

Dobbiamo essere consapevoli e diventare più responsabili nei confronti della salute del pianeta, dobbiamo essere attenti e scrupolosi nella scelta dei materiali e delle tecnologie da applicare ai nostri edifici per renderli più sostenibili. É questo il monito alla progettazione che ci arriva da questa Biennale. 

Come ha sottolineato Marco Mari nelle sue riflessioni, per arrivare a costruire un sistema che convive in equilibrio è importante valutare le forze che già il nostro ecosistema produce, “forze alle quali non bisogna opporsi ma che devono essere assecondate” - inoltre – “Dobbiamo affrontare le sfide in maniera sistemica, con un approccio olistico. Non possiamo escluderci dalla complessità.

L’architetto deve tener conto dell’ambiente che ha intorno. Non mette al centro l’uomo, ma mette al centro il mondo come entità a rischio” ha sottolineato Roberto Grio “Quando progettiamo dobbiamo tener conto che qualunque cosa ha un impatto sull’ambiente. È chiaro che alla fine l’uomo subisce le conseguenze dalle modifiche causate dalle sue attività”.

 

Biennale di architettura Venezia

 

In conclusione, si tratta di una Biennale difficile che offre diverse chiavi di lettura e, in quanto tale, merita di essere visitata e forse, per essere maggiormente compresa, dovrebbe essere visitata anche una seconda volta. Manca solo poco meno di un mese alla chiusura (21 novembre). Il nostro invito è quello di visitarla accompagnati da una guida così che si possano comprendere anche le installazioni che utilizzano un linguaggio differente dal nostro.

 


Per maggiori informazioni sulla Biennale di Architettura 2021
potete visitare questo LINK



Come supporto alla tua visita, ti invitiamo a SCARICARE:

  1. la BROCHURE GENERALE della BIENNALE;
  2. la BROCHURE del PADIGLIONE ITALIA.

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