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Edifici e infrastrutture sostenibili - I protocolli LEED ed ENVISION

L'Arch. Enrica Roncalli ha partecipato all'evento "Industrializzazione edilizia: Sinergie e soluzioni per la sostenibilità delle costruzioni" organizzato da ASSOBETON con la collaborazione di SAIE e Ingenio con una relazione di approfondimento dei protocolli di certificazione LEED ed ENVISION.
L'evento si è tenuto al SAIE di Bologna il 21 ottobre 2022 all'interno del programma SAIE InCalcestruzzo, nell'arena Carboncure.

Leed ed Envision sono certificazioni volontarie che richiedono la verifica di una parte terza

L'Arch. Enrica Roncalli, dopo aver ringraziato Assobeton, ha introdotto l’argomento della sua presentazione «Oggi sono qui per fare un breve Focus, il Leed ed Envision, su due sistemi di certificazione che in qualche modo misurano quelle che sono le caratteristiche, il rispetto dei i requisiti, di sostenibilità delle opere.

Faremo poi un piccolo approfondimento tecnico su quei crediti più specificatamente attinenti alle opere in calcestruzzo prefabbricato. Io ho avuto modo di lavorare su entrambi i protocolli e ci sono sicuramente dei parallelismi: per esempio sono entrambe nati negli Stati Uniti, sono a carattere volontario, prevedono una verifica di parte terza. In sostanza quindi ci sono delle figure indipendenti che vanno a verificare quei requisiti che il protocollo ha cercato di oggettivizzare e di misurare per garantire quella che è come dire la credibilità, la realtà, per validare tutto ciò che è stato in qualche modo creato durante la fase di progetto e realizzazione delle opere.»

Il protocollo Envision

L’architetto Roncalli parte dall’analisi del protocollo riguardante le infrastrutture. «Il protocollo Envision è sicuramente più recente rispetto al Leed. È nato nel 2011 e va ad affrontare la certificazione della sostenibilità delle infrastrutture. Quindi se il Leed prevede appunto la presenza umana all'interno di una di un'opera edilizia,

Envision invece va a coprire tutto ciò che è infrastrutturale, e quindi non prevede necessariamente la presenza umana.

Il protocollo Envision è un sistema di rating dedicato alla progettazione e realizzazione di infrastrutture sostenibili. Nato negli Stati Uniti nel 2012 dalla collaborazione tra Isi, Institute for Sustainable Infrastructure e lo Zofnass Program for Sustainable Infrastructure presso la Graduate School of Design alla Harvard University, è stato importato in Italia da ICMQ.

La mission di Envision è quella di creare un sistema univoco di certificazione delle Infrastrutture, perché esistono standard di certificazione infrastrutturale, ma specifici per ogni tipologia, Envision invece ha voluto cercare di creare dei requisiti applicabili potenzialmente a qualsiasi infrastruttura.

ICMQ ha lanciato nel 2013 il Protocollo Envision in Italia, quindi abbiamo un riferimento nazionale per tutti coloro che vogliono in qualche modo andare a qualificarsi come professionisti e a intraprendere quello che è la registrazione e la certificazione dell’opera.

Envision è un protocollo di Rating, quindi a punteggi, e va a certificare le opere a seconda del numero dei requisiti che vengono soddisfatti. C'è quindi un raggiungimento percentuale dell’obiettivo di sostenibilità previsto, a differenza del Leed che invece si basa sulla somma matematica dei punteggi.

Il protocollo si articola sostanzialmente in cinque macro aree:

  • quality of life;
  • leadership;
  • resource allocation;
  • natural world;
  • climate & resilience.

A differenza del Leed, che è prettamente quantitativo, Envision va ad affrontare anche dei crediti qualitativi.

Per esempio, tutta l’area “quality oflife” e “leadership” vanno ad affrontare il discorso del coinvolgimento degli stakeholder, della valutazione della importanza data ai bisogni alle necessità delle comunità, in cui si va a inserire l'infrastrutture, e questo è sicuramente uno strumento di forza per le committenze, in qualche modo per far accettare anche l’infrastruttura che magari non è sempre vista immediatamente di buon grado.

Envision può essere, quindi, anche uno strumento di valorizzazione di un'infrastruttura per quegli aspetti di sostenibilità e di attenzione che sono stati dati.
Abbiamo poi resource allocation che va a valutare, a misurare, a valorizzare tutte le scelte in termini di scelta dei materiali, risorse idriche e performance energetiche.

L’area “natural world” va affrontare tutto ciò che è l'attenzione nei confronti dell'habitat in cui si va a inserire le infrastruttura.

Climate & Resilience va a calcolare quello che è l'impatto in termini di tonnellate di CO2 emesse dall'infrastruttura e la resilienza, cioè la capacità di adattarsi a quelli che sono i cambiamenti climatici e sociali. Quindi sostanzialmente l’analisi della valutazione dei rischi delle opere.
Il protocollo va a declinare queste cinque macro aree in una serie di crediti, che a differenza del Leed non hanno dei prerequisiti obbligatori. È uno strumento estremamente flessibile proprio per potersi adattare alle diverse tipologie infrastrutturali che possono essere anche molto diverse e lontane per natura.

Non c'è un minimo punteggio da acquisire per cui è uno strumento estremamente flessibile e si lascia la possibilità di decisione su quei punti di forza su cui si può lavorare e si lascia ai committenti e ai progettisti la possibilità di decisione su quei punti di forza sui quali si può agire.

Le tipologie infrastrutturali sono veramente ampie, vanno ad abbracciare tutte le tipologie.
Non dimentichiamo anche tutta la famiglia paesaggistica, cioè anche tutte quelle opere di riqualificazione urbana, che spesso non vengono magari intese come infrastrutture, nel senso vero del termine, ma che possono avere veramente un grosso impatto per le comunità e una grande importanza. Se pianificate correttamente possono essere veramente un valore aggiunto per il contesto urbanistico in cui si vanno ad inserire.

I criteri che possono interessare le opere in prefabbricate in calcestruzzo

Enrica Roncalli entra nel merito specifico di applicazione del protocollo nei casi in cui sia previsto l’uso di prefabbricati cementizi.

«Innanzitutto il fornitore quando entra a far parte di un progetto in corso di certificazione Envision, questo vale anche per Leed, spesso si trova ad avere dei requisiti prestazionali, cioè dei nuovi oneri a carico dell'appaltatore.

In realtà poi se si vanno ad affrontare e a conoscere nel dettaglio, vedremo che si tratta sostanzialmente di buone pratiche di produzione, di gestione, di approvvigionamento del cantiere. Sono requisiti molto concreti, che vogliono andare appunto a premiare, a valorizzare quelle imprese che investono proprio nella sostenibilità.

Il primo fa parte della categoria resource allocation, nell'area materiali, support sustainable procurement practice: in questo caso l'intento è quello di andare a premiare quelle imprese, quei fornitori, che hanno al proprio interno lavorato su delle Policy di approvvigionamento, cioè che sono andate a identificare dei requisiti di sostenibilità per loro essenziali da applicare all’opera, registrata e, quindi, in corso di certificazione.

Ci sono altri requisiti che vengono indicati nel protocollo e sono dei suggerimenti: ad esempio, l’EPD, l’FSC per il legno o le convalide di terza parte, come per esempio le asserzioni ambientali autodichiarate.

I crediti hanno diverse soglie di soddisfacimento e vanno a dare maggior punteggio a seconda della percentuale di soddisfacimento. In questo caso dei criteri rispetto alla totalità dei materiali installati. Si parte da un 5 per cento fino ad un 50%.

Il secondo credito è più specificatamente relativo al contenuto di riciclato. Per Envision si riferisce non solo al contenuto di riciclato delle opere nuove realizzate ma anche tutte quelle parti di struttura che vengono mantenute e riutilizzate, quindi vengono convogliati questi due aspetti all'interno di questo credito. Nel caso del contenuto di riciclato, Envision non obbliga ad avere delle convalide di parte terza, può bastare una autodichiarazione del fornitore firmata, cosa che invece non vale per il Leed che richiede necessariamente una verifica di parte terza.

L'altro credito è Reduce Construction Waste è relativo alla volontà di diminuire i rifiuti prodotti in fase di costruzione: le opere prefabbricate sicuramente aiutano in questo, e anche tutti gli sfridi dai tagli di lavorazione vengono notevolmente ridotti. Quindi in questo caso può agevolare sicuramente il General contractor o comunque il committente nell’ottenere, nel semplificare la ricezione dei dati relativi a questo credito, che richiede un minimo del 25 per cento fino a 95%. Ovviamente rispetto alla totalità di rifiuti prodotti si va a definire quella che è la quantità di rifiuti avviati a riciclo.
Andiamo nella leadership: : a titolo esemplificativo, consideriamo il credito relativo al Plan for End of Life, Allora sicuramente le opere in di prefabbricazione, se considerate nelle fasi di decommission, smaltimento, recupero a fine vita dell’opera, anche in questo caso sono sicuramente più portate a una gestione del fine vita dell'opera più effettivo e più efficace.

Per il climate & resilience abbiamo il credito relativo alla riduzione delle emissioni di tonnellate di CO2 prodotte. Viene richiesto sostanzialmente di fare un LCA delle opere sia per quanto riguarda i materiali di costruzione, quindi tutta la parte costruttiva e anche tutta la parte di esercizio. Quindi i materiali da costruzione intesi come estrazione, trasporto e montaggio ed esercizio in termini di approvvigionamenti, sostituzioni e riparazioni. Anche in questo caso avere degli elementi prefabbricati può essere una sicuramente un aspetto premiante per l’opera.

Enrica Roncalli, per rendere più efficace la sua presentazione, ha riportato anche qualche esempio di progetti certificati in Italia.

La certificazione Leed

L’architetto Roncalli ha presentato e approfondito anche la certificazione Leed che a differenza da Envision ha «Declinato i protocolli a seconda dell'ambito di applicazione. Sul sito istituzionale sui Leed si può scaricare gratuitamente la versione short del manuale mentre invece la versione integrale bisogna acquistarla.

La certificazione Leed come Envision va ad affrontare tutto l'iter di certificazione: la volontà di questi protocolli è quindi di partire dalle fasi di progettazione per arrivare alla post costruction, quindi cercare in qualche modo di creare un circolo virtuoso di tutta la filiera, partendo dalle committenze, dai progettisti, dai fornitori, gestione del cantiere.
I livelli di certificazione dipendono dal soddisfacimento dei requisiti. In base ai punteggi si arriva a livelli progressivamente Silver, Gold e Platinum.
Le aree di applicazione sono maggiori:

  • Integrative Process;
  • Location and Transportation;
  • Sustainables Sites;
  • Water Efficiency;
  • Energy and Atmosphere;
  • Materials and Resources;
  • Indoor Air Quality;
  • Innovation;
  • Regional Priority.

A differenza di Envision, Leed dà dei prerequisiti obbligatori, quindi senza i quali non si può andare a certificare l’opera. Si vanno poi a declinare in tutta una serie di crediti ovviamente facoltativi.

I LEED per i prefabbricati

I crediti che interessano i materiali da costruzione e quindi anche i materiali in prefabbricato in calcestruzzo sostanzialmente sono tutti compresi all'interno della categoria material & risources e adesso vi vado a riportare quelli che sono i più significativi.
Torniamo a parlare di Life Cycle Assessment: viene richiesto, in questo credito, di andare fare una valutazione degli impatti del ciclo di vita dell'intero progetto per quanto riguarda le strutture e l’involucro, quindi si vanno a verificare tutti quei materiali che concorrono alle strutture, all’involucro, e si va definire quello che è appunto l'impatto del ciclo di vita dell’opera.
Viene richiesto di avere una riduzione degli impatti rispetto a un caso base che secondo Leed è sempre modellato secondo la normativa ASHRAE.

L'impostazione di entrambi i protocolli è di andare comunque a migliorare quello che è lo standard costruttivo per essere, appunto, più performante.
Abbiamo poi un credito specifico riferito agli EPD: viene richiesto di andare a fornire almeno 20 EPD differenti da almeno 5 fornitori diversi.

A seconda del tipo di documentazione in possesso del fornitore cambia anche il peso: quindi se si ha un LCA vale un quarto se si ha un EPD di categoria settoriale per esempio il calcestruzzo medio italiano vale metà, se invece si ha un EPD specifico proprio di quel prodotto vale un punto.

Quindi si va in qualche modo a premiare come dicevo prima chi già ha in atto queste attenzioni in ambito di sostenibilità.

Si ha un altro credito che è Source of Raw Materials che va a valutare i criteri di un approvvigionamento responsabile. Quindi capire, per 20 prodotti da almeno 5 fornitori diversi, e valorizzare quei fornitori che hanno o un rapporto di sostenibilità ambientale interno aziendale, quindi anche non verificato da parte terza ma comunque reso pubblico, che vale in questo caso 0,5 su 20, se invece si ha per esempio un CSR verificato da parte terza questo ha un punto. Quindi torniamo a sottolineare il fatto che questi protocolli vogliono premiare, creare un circolo virtuoso, dando in qualche modo maggior opportunità a quei fornitori che hanno già in atto delle pratiche sostenibili.

Questo credito relativo all'approvvigionamento delle materie prime ha anche una seconda opzione quindi o si va sugli EPD oppure si va su tutti gli altri requisiti di sostenibilità che possono essere per esempio il contenuto di materiale rinnovabile certificato, vedi FSC per i prodotti in legno, o contenuto di riciclato come dicevo prima.
Per il Leed il contenuto di riciclato deve essere documentato con almeno una asserzione ambientale, non va bene una semplice autodichiarazione.
Anche in questo caso l’architetto riporta alcuni esempi di certificazione.

Il valore economico dei protocolli Envision e Leed

«Il LEED e ENVISION sono degli strumenti che le committenze vogliono usare ovviamente perché hanno poi dei ritorni economici nella gestione, perché ovviamente sono opere progettate in un certo modo, verificate, e che quindi non solo hanno delle apparecchiature performanti ma veramente funzionano bene.

Perché ci sono appunto tutti una serie di controlli quindi c'è sicuramente un lato di ritorno dell’investimento.
Ma è anche uno strumento di visibilità, proprio perché essendo degli strumenti dei protocolli verificati da parte terza possono essere degli strumenti utilizzati come marketing, comunicazione, quindi non si usano solo per poter rivendere a buon mercato l'opera ma proprio per dare anche un'immagine di sé, dei valori di sostenibilità del committente.

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Edifici e infrastrutture sostenibili - I protocolli LEED ed ENVISION. Enrica Roncalli

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