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Equo compenso: le possibili migliorie a una norma rivedibile

Quasi certo un nuovo intervento sulla norma contenuta nel DL Fiscale già in sede di esame del ddl di Bilancio alla Camera, per renderne più chiara l’estensione a tutte le professioni, anche a quelle non ordinistiche, specie per quanto riguarda i parametri di riferimento

L'equo compenso è appena stato fatto, ma probabilmente cambierà a brevissimo perché, così com'è, non soddisfa i professionisti tecnici e in particolar modo le associazioni di categoria.

Le quali lo scorso 30 novembre si sono riunite a Roma contro le famigerate 'gare a 1 euro', durante la manifestazione "L’equo compenso è un diritto", organizzata dal Comitato unitario delle professioni (CUP) e dalla Rete delle professioni tecniche (RPT) al Teatro Brancaccio di Roma, dove è intervenuto il presidente della commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia, che ha parlato proprio della norma contenuta nell'art. 19-quaterdecies del decreto legge fiscale 2018 (n. 148/2017), appena approvato in via definitiva dalla Camera e atteso in Gazzetta Ufficiale di lunedì 4 dicembre.

"Per far capire meglio che non si tratta di un ritorno alle tariffe minime, come ha detto l'Antitrust nel suo parere - ha detto Boccia - dobbiamo chiarire alcuni concetti. Per esempio occorrerà cambiare la formulazione attuale del testo, dove è scritto 'tenuto conto del parametri', con una definizione più specifica, del tipo 'in base ai parametri', proprio perchè dobbiamo fare riferimento anche a professioni non ordinistiche che quei parametri non hanno". E poi, ha aggiunto Boccia, si deve definire meglio "l'ambito di applicazione nei confronti di tutta la PA", facendo indirettamente riferimento alla recente pronuncia del Consiglio di Stato sulla vicenda Catanzaro, che ha ritenuto legittima la gara appalto bandita da quel comune per la redazione del piano regolatore della città fissando un euro di compenso per il professionista vincitore.

"Se i gruppi parlamentari e il Governo vorranno – ha aggiunto Boccia - si potrà già intervenire in questa manovra anche sui crediti Iva dei professionisti, che non possono essere considerati chirografari, mentre gli stessi sono creditori privilegiati. Questo è uno dei tanti piccoli correttivi su cui lavorare".