Intervista ad alcuni membri del Comitato Organizzatore di #NoiProfessionisiti
Da più giorni si sente parlare della manifestazione #NoiProfessionisti del 13 maggio. Di cosa si tratta?
Il 13 maggio prossimo i professionisti rappresentanti di tutte le categorie, insieme per la prima volta nella storia, si uniranno a Roma in una grande manifestazione. Sfileranno in un corteo che partirà alle 10.00 da Piazza della Repubblica con destinazione Piazza San Giovanni. L’obiettivo è la richiesta al Legislatore del rispetto della propria dignità lavorativa attraverso l’introduzione del giusto compenso.
Come nasce #NoiProfessionisti?
Inizialmente, l’Ordine degli Avvocati di Roma, l’Ordine degli Avvocati di Napoli, l’Ordine degli Architetti di Roma, l’Ordine degli Ingegneri di Roma, l’Ordine dei Medici di Roma e la Consulta delle Professioni di Roma, si sono riuniti per voler realizzare una manifestazione che desse voce a una moltitudine di loro iscritti, che da più di dieci anni vive in condizioni economiche non floride, a causa sia dell’abolizione dei minimi tariffari del 2006 sia della forte crisi economica mondiale. Questi fattori hanno portato centinaia di studi a chiudere e più del 50% dei professionisti, guardando i dati annui delle casse di previdenza, ad avere un reddito annuo compreso tra i 15 e i 30 mila euro lordi annui. Tale problematica non è comune solo agli Ordini romani, ma è propria di tutto il Paese. Così in poche settimane l’evento si è trasformato spontaneamente da “locale” a nazionale. A oggi sono più di 130 aderenti, tra Ordini, Collegi e Associazioni professionali, ma i numeri sono in continuo aumento, proprio a significare quanto sia un’iniziativa che nasce dalla base e sia per la base. Scenderanno in piazza Architetti, Ingegneri, Avvocati, Medici, Dentisti, Geometri, Geologi, Giornalisti, Chimici, Veterinari. C’è unità umana e d’intenti.
Vi è una base legislativa su cui si basa #NoiProfessionisti?
Sì, certo. Lo spunto per la manifestazione è dato dalla sentenza 08/12/2016 n° C-532/15 della Corte di Giustizia UE, che ha affermato la legittimità nell’ambito europeo delle normative nazionali che stabiliscano l’esistenza di minimi tariffari inderogabili. Se il Legislatore Italiano si uniformasse alla sentenza, si potrebbe modificare la situazione attuale. Come sappiamo, infatti, nel 2006 con la Legge Bersani sono stati aboliti i minimi tariffari per i Professionisti, a favore di un presunto “libero mercato”. Da quel momento si è verificato, contrariamente alle aspettative, uno sbando di quello stesso mercato. Si diceva che la riforma avrebbe favorito l’inserimento dei più giovani nel mondo del lavoro ma, al contrario, si è assistito alla “svendita” della Professione e dei Professionisti. In seguito, con il Governo Monti le Tariffe sono state definitivamente abolite, togliendo qualsiasi riferimento al Professionista, poiché si diceva che non fossero in linea con le direttive Europee. E a una situazione già compromessa si è aggiunto un rinnovato “gioco al massimo ribasso”. Molti studi professionali, come già accennato, non hanno resistito all'impatto negativo dato da questo scenario.
Secondo voi chi ne fa le spese dell’abolizione delle tariffe?
A farne le spese sono in tanti. In primis i cittadini, che potrebbero subire, se la situazione rimarrà invariata, un calo drastico della qualità delle prestazioni professionali ricevute. Dobbiamo ricordare che i professionisti, che rappresentano il 13% del PIL del Paese, provvedono da soli, senza gravare sulle casse dello Stato, alla previdenza, alla formazione obbligatoria, al mantenimento della propria attività senza alcuno sgravio fiscale. E’ logico, quindi, che ci si sta dirigendo verso un collasso del sistema, dove i vinti saranno cittadini e professionisti, che a loro volta sono sempre cittadini con esigenze di vita e familiari da sostenere. In più, non è da sottovalutare che in questo meccanismo non vi è alcuno spazio per l’inserimento dei più giovani, perché “troppo piccoli” per trovare una loro fascia di mercato, senza svendere ulteriormente le loro professionalità.
Ing. Cappiello, Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, lei cosa auspica per il dopo manifestazione?
Allo scopo di approfondire in sede tecnica le problematiche che affliggono l’esercizio delle Professioni nel nostro Paese e identificare le possibili soluzioni da rappresentare al mondo politico, chiediamo che sia istituito un Gruppo di Lavoro, composto dai rappresentanti delle principali organizzazioni territoriali. Vorrei che il gruppo avesse l’incarico di chiedere ufficialmente che sia costituito, nel più breve tempo possibile, un Tavolo Permanente per le Professioni presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il compito di: individuare congiuntamente le problematiche determinate dall’attuale contesto legislativo all’esercizio delle Professioni e affrontarle in modo sistematico; esaminare le possibili soluzioni e inserirle in un quadro normativo omogeneo; supportare la stesura di una legge che tuteli le Professioni Intellettuali in congruità con il dettato costituzionale, la dignità e il decoro del lavoro professionale. Sotto il profilo della dignità e del decoro e soprattutto dei contenuti delle nostre prestazioni, noi Ingegneri chiediamo anche la riformulazione della vetusta Norma che regola i compensi degli ausiliari del Giudice.
Arch. Ridolfi, Presidente Ordine degli Architetti di Roma, lei cosa auspica per il dopo manifestazione?
Chiediamo un testo di legge sulle professioni intellettuali, che sia articolato, per la nostra categoria e non solo, su alcuni punti fondamentali: il giusto compenso, cioè un sistema tariffario regolamentato; una chiara definizione e articolazione del complicato tema delle competenze professionali; un testo unico che regoli e affronti il lavoro autonomo con uno Statuto; il riconoscimento del ruolo professionale nella pubblica amministrazione con particolare interesse per una semplificazione responsabile che coniughi il grande tema della sicurezza sociale con una sempre maggiore sussidiarietà rispetto alle amministrazioni. Senza dimenticare che il sistema fiscale italiano deve essere integrato con politiche utili alla libera professione e all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. E non in ultimo una legge sull’Architettura, vogliamo una classe politica che abbia per l’Architettura l’attenzione che gli è riservata in molti paesi, essendo l’Architettura espressione dell’identità culturale del nostre Paese.
Dott. Lavra, Presidente Ordine dei Medici di Roma, lei cosa auspica per il dopo manifestazione?
Chiediamo che si apra un confronto serio con il Governo al fine di rivedere profondamente le attuali norme che regolano dell’equo compenso in armonia con le direttive europee sulla materia. L'obiettivo comune è la salvaguardia del lavoro intellettuale. Dobbiamo trovare il modo di superare le difficoltà con cui i professionisti si stanno scontrando, nel superiore interesse del “Sistema Paese” che deve recuperare crescita, sviluppo, rinnovata possibilità di benessere e prospettiva di futuro per le nuove generazioni di cittadini. In Sanità non si può più assistere indifferenti alle situazioni in cui le fasce più deboli della professione medica sono esposte a fenomeni di sfruttamento correlato al lavoro medico sottopagato e, al contempo, i cittadini sono sempre più vittime di offerte di pacchetti di prestazioni mediche a bassissimo costo che non possono garantire la qualità delle stesse se non realizzando l’iniquità di cui sopra, ma tutto questo a lungo andare determina un’ulteriore impoverimento sociale e, inevitabilmente una regressione drammatica della nostra civiltà. Intanto dobbiamo prendere atto che si sta determinando la fuga all’estero dei nostri migliori professionisti, quale diretta conseguenza di questa situazione. Il 13 maggio è un'occasione, non solo per chiedere l'aggiornamento delle tariffe professionali, ma più in generale, una maggiore tutela verso i professionisti appartenenti ai vari Ordini.
Avv. Vaglio, Presidente Ordine degli Avvocati di Roma, lei cosa auspica per il dopo manifestazione per la sua categoria?
Prima di tutto e in via generale è indispensabile che il mondo politico prenda atto che il susseguirsi dei provvedimenti legislativi emanati sulla scorta delle c.d. liberalizzazioni e della concorrenza, invece di aiutare i "soggetti deboli" e i cittadini, li hanno fortemente danneggiati. Ciò vale, in particolar modo, per i giovani, che si sono trovati tutte le strade sbarrate, con impossibilità di accesso in un mercato fortemente falsato, ad esclusivo vantaggio di chi ha sempre avuto una posizione dominante nella contrattazione al ribasso del costo dei servizi professionali (mi riferisco a multinazionali, banche, assicurazioni, enti pubblici, e così via). Per la nostra categoria c’è stata negli ultimi 5 anni una diminuzione di reddito medio annuo pro capite di oltre il 30% e, purtroppo, sulla base delle ultime dichiarazioni previdenziali riferite all’anno 2015 emerge che ben 122.414 Avvocati, ovvero il 55,9% del numero complessivo, ha un reddito lordo (dal quale occorre detrarre le spese previdenziali pari al 14% e le imposte) inferiore a 20.000 euro annui, e tra questi quasi la metà non arriva a 10.000 euro annui. Insomma, si può ben affermare che ormai la gran parte della nostra categoria è entrata nella fascia sociale della povertà. Quello che ci attendiamo grazie alla Manifestazione del 13 maggio, a cui parteciperanno veramente tutte le professioni italiane, è che il Governo prenda atto che, per trovare una soluzione efficace a questo problema sociale, è indispensabile confrontarsi direttamente con le rappresentanze territoriali, cioè con gli Ordini ed i Collegi professionali. Questi ultimi, infatti, sono costituiti da coloro che hanno il contatto diretto sia con i cittadini che con i propri iscritti e quindi rappresentano l'unico interlocutore che possa aiutare il legislatore a comprende a fondo questo drammatico fenomeno, che senza un intervento immediato ed incisivo diventerà irreversibile, con un gravissimo danno per tutto il Paese.