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I sistemi anticaduta sulle coperture in lamiera grecata

L’articolo illustra le principali soluzioni tecniche per l’installazione di sistemi anticaduta su coperture in lamiera grecata, evidenziando criticità, norme di riferimento (UNI 11560:2022, UNI 11900:2023), ruoli professionali coinvolti e procedure per garantire sicurezza, impermeabilità e durabilità.

Valutazione strutturale delle coperture in lamiera per sistemi anticaduta

Quando si intende realizzare un sistema anticaduta per la messa in sicurezza di una copertura per eseguirvi future manutenzioni, è fondamentale valutare le caratteristiche del supporto su cui fissare il sistema.

Occorre, quindi, conoscere o rilevare le caratteristiche strutturali della copertura al fine di stabilirne l’idoneità e progettare il miglior sistema di fissaggio, ma anche capire le esigenze del committente, affinché l’installazione del sistema di sicurezza per gli operatori non cagioni problemi di altra natura.

 Cos’è un sistema anticaduta?

Un sistema anticaduta è un insieme di dispositivi progettati per prevenire o arrestare la caduta dall’alto di operatori che eseguono lavori in quota. È composto da ancoraggi, linee vita, DPI e accessori di connessione, e deve essere installato in conformità alle norme UNI per garantire la sicurezza durante manutenzioni e interventi su coperture. La corretta progettazione e verifica del supporto strutturale sono fondamentali per garantirne l’efficacia.

  

Un caso ricorrente di problematica secondaria o derivata è l’influenza del sistema sul pacchetto di copertura e sull’impermeabilizzazione.

Quando si interviene su una copertura esistente, questa è già dotata di uno o più strati di impermeabilizzazione e, in alcuni casi, di un vero e proprio pacchetto di copertura comprensivo di isolante, manto, eventuale aerazione.

  

Linee vita su lamiera grecata: caratteristiche e accorgimenti tecnici

Anche nel caso delle coperture con manto metallico in pannelli grecati coibentati, che stanno prendendo sempre più piede sia in ambito industriale sia in ambito civile, date le esigenze di risparmio energetico che accomunano tutti i fabbricati, sono presenti i vari strati del pacchetto: coibente, struttura, impermeabilizzazione.

In questo caso lo strato resistente e quello impermeabilizzante coincidono (lamiera grecata esterna), pertanto quando si va a installare una linea vita su una copertura come questa è indispensabile limitare al minimo le forature, in maniera da non intaccare la piena funzionalità del pacchetto.

  

Fissaggio degli ancoraggi su pannelli coibentati: materiali e tecniche

Per questo sulle coperture metalliche grecate si ricorre all’installazione di linee vita e dispositivi di ancoraggi particolari e specifici, dotate di ancoraggi certificati di tipo A o di tipo C, che vengono fissati con idonei rivetti, su una superficie ampia, in modo da eseguire fori di minimo diametro con la massima distribuzione della sollecitazione. Tale accorgimento viene adottato sia per gli ancoraggi di estremità delle linee vita, sia per i supporti intermedi, sia per gli ancoraggi puntuali utilizzabili come percorsi o con funzione di eliminazione o riduzione dell’effetto pendolo.

Prima di eseguire l’installazione, comunque, è indispensabile caratterizzare il supporto su cui si va ad ancorare il dispositivo.

Infatti, sebbene le linee vita debbano essere certificate a seguito di test in laboratorio su varie tipologie di lamiere e pannelli grecati, in funzione dello spessore, potremmo non conoscere a priori le caratteristiche della lamiera, né della struttura sottostante, oppure le modalità di ancoraggio tra quest’ultima e le lamiere.

Si tratta di informazioni fondamentali per garantire la tenuta del sistema e dei dispositivi di ancoraggio al supporto (manto metallico) e di questo alla struttura.

Per essere certi dell’idoneità del supporto è opportuno verificare sul posto i dati costruttivi della copertura: tipo di pannello grecato o lamiera, spessore e materiale costituente, passo e tipologia della struttura di appoggio e fissaggio del manto.

   

Prove di resistenza e verifica dei supporti secondo la UNI 11560:2022

Soltanto come extrema ratio è possibile eseguire in situ delle prove a trazione o a tagli, ma occorre precisare che queste sono solitamente distruttive per il supporto lasciandolo danneggiato o deformato, comunque non più idoneo alla funzione.

Le modalità di prova (numero, forza applicata, progressività della prova statica o dinamica), sono decise da un tecnico che si configura come “progettista strutturale” secondo la definizione della norma UNI 11560:2022 qui di seguito riportata [1]:

progettista strutturale: tecnico abilitato designato dal committente per la verifica della idoneità strutturale alle forze di carico trasmesse al sistema di ancoraggio alla struttura di supporto, come da valori di progetto riportati nel manuale del fabbricante, e per la verifica degli ancoranti alla struttura di supporto stessa.

Dalla definizione si evince che la scelta del produttore-fornitore dei dispositivi di ancoraggio deve essere fatta preliminarmente in modo da poter consultare e analizzare i manuali forniti, e verificare che i valori di progetto riportati siano idonei alla struttura di supporto.

Quando parliamo di coperture metalliche le forze di carico trasmesse dal sistema anticaduta alla struttura di supporto probabilmente creano deformazioni del manto stesso; la verifica dell’idoneità strutturale va comunque convalidata, prima di lanciarsi in ipotesi e/o calcoli astrusi, controllando quanto previsto e disciplinato nel manuale fornito dal produttore per quello specifico dispositivo e per quel tipo di supporto. Alcuni produttori mettono a disposizione, se richiesto, foto e video delle prove che riproducono le condizioni di posa reali.

  

Installatore di sistemi di ancoraggio

Per quanto riguarda l’installazione di questi dispositivi e sistemi specifici la norma UNI 11560:2022 (vedi punto 3, “Termini e Definizioni” [1]) ha introdotto tre figure professionali che sono:

  1. installatore base (punto 3.20);
  2. installatore intermedio (punto 3.21);
  3. installatore avanzato (punto 3.19).

Successivamente la norma UNI 11900:2023 [2] ha definito i requisiti relativi all’attività professionale dell’installatore di sistemi di ancoraggio permanenti in copertura, ossia la figura professionale che effettua il montaggio, lo smontaggio e le ispezioni del sistema di ancoraggio di cui alla norma UNI 11560:2022.

   

Tecniche di installazione su lamiera: trapani, rivetti e sigillature

Per montare i sistemi di ancoraggio, l’installatore certificato procederà con un trapano a eseguire dei fori sulla cresta della greca, in numero e interasse dati dal dispositivo di ancoraggio da installare, ma sempre controllando quanto previsto e disciplinato nel manuale fornito dal produttore per quello specifico dispositivo e per quel tipo di supporto.

Successivamente, si fissa il dispositivo di ancoraggio di tipo A o il supporto per il sistema tipo C con i rivetti, applicati mediante una rivettatrice (manuale, elettrica, pneumatica) che fissa direttamente il dispositivo al manto in lamiera.

Di solito si tratta di rivetti strutturali, che garantiscono un’ampia apertura del bulbo di fissaggio e valori elevati di tenuta a trazione e taglio, ma che devono essere installati con la giusta attenzione, in particolare realizzando il foro del corretto diametro e verificando l’integrità del supporto.

Dal punto di vista della tenuta all’acqua i migliori rivetti presentano una propria guarnizione sottotesta ma gli installatori provvedono anche alla posa di idonei sigillanti tra le piastre e il manto e, in alcuni casi, sopra al rivetto.

Nel caso di errata installazione la rimozione dei rivetti può portare al danneggiamento dei fori, pertanto occorre verificare bene lo stato del supporto prima di reinstallare sulle stesse forature.

   

Montaggio delle linee vita su copertura in lamiera grecata
Montaggio delle linee vita su copertura in lamiera grecata (INGENIO by AI)

   

Prove di funzionalità in copertura: quando e come eseguirle

Qualora il committente o il tecnico responsabile richiedano l’esecuzione di prove sui dispositivi per la verifica dell’installazione, occorrono precise specifiche.

Non si tratta di prove volte a determinare la resistenza ultima del supporto o per verificare la tenuta alle forze di prova dei dispositivi secondo le norme di riferimento (UNI EN 795:2012 [3], UNI CEN TS 16415:2013 [4], UNI 11578:2015 [5]), in quanto queste risulterebbero distruttive per il supporto come indicato in precedente.

Si tratta altresì di prove di funzionalità, svolte per le azioni effettive che presumibilmente si possono avere sui dispositivi nella loro vita utile.

L’applicazione delle azioni è di solito parallela al manto di copertura, simulando l’azione reale che può interessare il dispositivo.

La prova si svolge tramite un paranco con catena e un dinamometro con i quali si applica la forza voluta su una coppia di due ancoraggi di tipo A o tra due supporti della linea tipo C scelta con modalità a campione o su tutti secondo le richieste.

Per quanto riguarda l’entità delle azioni è consigliabile applicare forze non superiori a 6 kN (azione reale massima in caso di caduta di un operatore), per non danneggiare il manto metallico. In ogni caso, tale resistenza sarebbe sufficiente a garantire la sicurezza di un operatore in caduta o di più operatori, lavorando in completa trattenuta.

Questa condizione è in genere più che sufficiente in ambito industriale, in cui le pendenze delle falde di copertura sono contenute e tenendo presente che è comunque necessario prevenire l’effetto pendolo nelle zone critiche.

In ambito civile, in cui vi possono essere pendenze delle falde di valore superiore, è comunque possibile la condizione di caduta contenuta, ma il valore reale massimo dell’azione è comunque congruente con quanto sopra indicato.

  

Prevenzione del rischio e organizzazione degli accessi in quota

È importante comunque che la progettazione, con la scelta tipologica e il posizionamento dei dispositivi, sia tale da prevenire tutte le situazioni di rischi di caduta, privilegiando la condizione di trattenuta su tutti i fronti.

Tale condizione si determina, di solito, disponendo un maggior numero di ancoraggi puntuali, o integrando con apposite barriere (parapetti, delimitazioni, limitazioni di accesso).

In ogni caso è sempre bene impedire l’accesso alla copertura in condizioni di pioggia, gelo o comunque di scarsa aderenza sul manto, anche in virtù del fatto che tali superfici metalliche sono estremamente scivolose se non perfettamente asciutte.

Per questo nell’Elaborato Tecnico della Copertura e/o nell’eventuale Fascicolo dell’opera in cui è inserito, sarà necessario indicare tale rischio e impartire adeguate misure di prevenzione e protezione, tra le quali si ricordano: l’adozione di scarpe antinfortunistiche con specifica suola antiscivolo; la programmazione delle manutenzioni in orari adeguati; la calendarizzazione degli interventi in periodi dell’anno più favorevoli per le condizioni meteorologiche.

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Si ringrazia l'Ordine degli Ingegneri di Torino per la gentile collaborazione


FAQ sui sistemi anticaduta in copertura

Quali sono le norme per i sistemi anticaduta?
Le principali sono UNI 11560:2022 e UNI 11900:2023, oltre a UNI EN 795 e UNI 11578.

Serve una verifica strutturale prima dell’installazione?
Sì, è obbligatoria per garantire l’idoneità del supporto su cui si fissano gli ancoraggi.

Che differenza c’è tra ancoraggi A e C?
Tipo A = punti fissi. Tipo C = linee vita flessibili (che si distinguono da quelle rigide, di Tipo D).

Chi può installare un sistema anticaduta?
Solo installatori formati secondo UNI 11900, in base a livelli di competenza.

Si possono testare i dispositivi già installati?
Sì, con prove funzionali non distruttive fino a 6 kN, su richiesta.

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