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Ingegneri, insieme facciamo crescere l'Italia

Saluto del Presidente del CNI, Armando Zambrano, in apertura del 54° Congresso Nazionale degli Ingegneri

Parola d'ordine riforme, quindi crescita e sviluppo, giovani e occupazione. Mentre il Paese è alla prese con una situazione economica drammatica, non a caso il Governo Monti vuole stringere i tempi d'attuazione delle sette riforme già varate – il Decreto Salva Italia, quello Cresci Italia, i due decreti Semplificazioni, la riforma delle professioni e quella del lavoro, la spending review e il pacchetto sviluppo – e accelerare sui provvedimenti in sospeso, con l'incubo incessante dello spread che agita i mercati, noi ingegneri vogliamo far sentire tutto il nostro contributo. Anzi renderlo pienamente tangibile. “Noi ci siamo. Ingegneria: tutela e sviluppo” ci sembra l'occasione giusta, il 57° Congresso della nostra categoria, che quest'anno si svolge a Rimini, dal 12 al 14 settembre, si preannuncia infatti come un simposio di straordinario valore per il mondo dell'ingegneria e per il nostro Paese. Tutti insieme, istituzioni, categorie professionali, imprese e cittadini, non solo possiamo, ma dobbiamo e soprattutto vogliamo fare la differenza. È un momento particolarmente difficile per il sistema Italia, per quello sino ad oggi conosciuto e messo in pratica, ed è proprio in questo momento che occorre un colpo di coda, netto, deciso, che possa imprimere un nuovo corso, salvando certamente quanto di buono è stato compiuto nel tempo. La figura dell'ingegnere del resto permea ogni ambito di attività del nostro Paese, strategica qual è in ogni fase del lavoro. Dal campo edile a quello industriale sino a quello dell'informazione non c'è settore per cui non sia indispensabile tale profilo professionale. Come categoria professionale, portata per sua natura a valutare positivamente le innovazioni, possiamo essere parte attiva di un percorso di rinascita. Si sente spesso parlare di crisi e nell'uso comune ha assunto un'accezione negativa, in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull'etimologia della parola crisi che deriva dal verbo greco krino è possibile coglierne anche una sfumatura positiva, poiché un momento di crisi, cioè di riflessione, valutazione, discernimento può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, appunto una rinascita, un rifiorire prossimo. Dunque parte da Rimini la nostra sfida al futuro, guardando soprattutto ai giovani, i depositari di quella voglia di cambiare le cose, di rivoluzionare il mondo, di farcela a tutti i costi di cui si sente tanto parlare, ma che ora necessita di pratiche concrete. Oggi sono proprio loro a fare i conti con un mercato del lavoro sempre più critico. Ci troviamo di fronte ad uno scenario particolarmente serio: dagli ultimi dati dell'Istat sul secondo trimestre 2012 emerge come in cinque anni il numero di occupati tra 15 e 34 anni sia diminuito di circa un milione e mezzo, ovvero del 20%. Ma l'aspetto più grave è la mancanza di ricambio generazionale. Se i giovani incontrano delle vere e proprie barriere all'ingresso nel mercato del lavoro, l'altro lato della medaglia evidenzia come questo comporti un reale ostacolo al trasferimento di competenze tra vecchia e nuova generazione. Un fenomeno allarmante diffuso anche alle altre categorie professionali. E ancora più preoccupante se analizziamo il fronte della Pubblica Amministrazione, dove c'è il blocco totale degli inserimenti di giovani leve e di nuove assunzioni. L'obbligatorietà del tirocinio formativo potrebbe allora esserci d'aiuto e rivelarsi uno strumento assai utile per dare risposte efficaci. La stessa riforma delle professioni con le sue specifiche norme costituisce infatti quel cambiamento epocale tanto atteso dal mondo delle professioni capace di diventare un pilastro essenziale per l'evoluzione sociale ed economica dell'intero Paese. Lo auspichiamo con grande convinzione e vigileremo affinché la macchina avviata funzioni bene. Perché si sa le riforme, per definizione, soprattutto in Italia, sono perfettibili, garantire quindi una sollecita e puntuale capacità propositiva da parte di noi ingegneri in tutti i rivoli interpretativi come anche in quelli attuativi di questo Dpr 137/12 è la prova di maturità a cui risponderemo con professionalità ed abnegazione. La stessa con cui abbiamo operato in tutte le situazioni di emergenza che hanno colpito l'Italia. Il pensiero corre, inevitabilmente, al sisma che ha coinvolto così duramente la popolazione emiliana, solo l'ultimo dramma, in ordine cronologico, che ha toccato la nostra terra. L'auspicio dunque è ripartire, ingranando una marcia in più.