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INGEGNERIA FORENSE: una disciplina in pieno sviluppo

Nel mese di settembre 2017 si è celebrato a Milano l’IF CRASC’17 - IV Congresso di Ingegneria Forense e VII Congresso su CRolli, Affidabilità Strutturale e Consolidamento, organizzato dall’A.I.F. - Associazione italiana di Ingegneria Forense in collaborazione con il Politecnico, grazie al coordinamento e alla perfetta organizzazione del prof. Lorenzo Jurina.

La manifestazione, alla quale hanno partecipato 275 congressisti tra ingegneri, architetti, giuristi e rappresentanti delle Istituzioni, si è articolato in 32 sessioni parallele dedicate ai temi dell’Ingegneria Forense Strutturale, Civile e Industriale, ai Crolli, all’Affidabilità Strutturale e al Consolidamento, che sono state precedute dalla Relazione Generale e da 10 Relazioni a invito. Per consentire, anche a coloro che non hanno preso parte ai lavori, di avere conoscenza dei temi trattati, le 123 memorie presentate sono state date alle stampe in due tomi.

Al termine dei lavori, ci siamo dati appuntamento per la primavera 2020 presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, ove sarà celebrato il prossimo Convegno IF CRASC’20.

Il grande successo riscosso dalla manifestazione di Milano ha confermato ancora una volta come la disciplina dell’Ingegneria Forense, nata solamente nove anni or sono, sia caratterizzata da uno sviluppo superiore ad ogni più ottimistica previsione.

Tra i dati inequivocabili di tale successo basterà ricordare alcuni fatti emblematici:

  • dal mese di dicembre dell’anno 2009 sono state visitate 91.373 pagine del sito web ufficiale dell’Associazione italiana di Ingegneria Forense;
  • il Master universitario di II livello in Ingegneria Forense, istituito presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è giunto alla sua decima edizione, senza soluzione di continuità e sempre con grande partecipazione di professionisti provenienti da tutta l’Italia;
  • il Convegno IF CRASC’17 ha visto la partecipazione di accademici, liberi professionisti e imprenditori (di estrazione tecnica o giuridica) che, raramente come in questa occasione, hanno parlato un linguaggio comune, scambiandosi esperienze nei settori più disparati dell’Ingegneria Forense; tutte le relazioni ad invito, così come le sessioni parallele, hanno visto una grande partecipazione di pubblico, sia nella fase delle presentazioni che in quella del successivo dibattito; è stata registrata una presenza crescente di soggetti appartenenti al mondo istituzionale che fa capo alle Soprintendenze e ai Vigili del Fuoco, così come di esponenti del settore delle Assicurazioni.

La perfetta riuscita del Convegno ha costituito, in definitiva, un momento di intenso confronto tra tecnici, giuristi, rappresentanti istituzionali e imprenditori, a conferma di un interesse sempre più crescente nei riguardi di questa nuova figura professionale che è l’ingegnere forense.

A tale proposito ritengo importante sottolineare che l’Ingegneria Forense, almeno per come l’ho concepita dal primo momento, non può essere confinata nel ghetto della sola consulenza tecnica giudiziaria, atteso che il suo ambito di competenza comprende l’intera sfera delle criticità irrisolte, le quali divengono così oggetto di ricerca della soluzione. In un’accezione più ampia e naturale, dunque, gli spazi professionali che si aprono agli specialisti in tale disciplina sono realmente molto vasti e tutti da coprire.

Con tale visione infatti, non si ricorrerà più all’ingegnere forense solamente per essere assistiti nell’ambito di un procedimento giudiziario, ma anche per affrontare problemi connessi all’esistenza di criticità.

E proprio in tale ambito rientra tutto il mondo della previsione e della prevenzione che sempre più caratterizza le attuali correnti del pensiero tecnico-scientifico. L’ingegnere forense, in definitiva, è un professionista che indaga e che sa indagare a cui ci si rivolge per ricercare, ad esempio, le criticità di un appalto o di un procedimento produttivo, ovvero per individuare la vulnerabilità di un qualunque sistema o il grado di affidabilità di una struttura.

L’Ingegneria Forense, nella sua più ampia accezione, sarà  perciò sempre più indirizzata a sviluppare metodi investigativi ad ampio spettro, basati sull’impiego di tecnologie e di algoritmi avanzati che operano nell’ambito della simulazione numerica degli eventi critici e delle loro conseguenze su materiali, su sistemi ingegneristici e persino su persone (includendo modelli comportamentali che permettono di simulare le reazioni ad un evento). In passato i fenomeni fisici sono stati sempre modellati distinguendo i differenti effetti (meccanici, termici, elettromagnetici, chimici, fluidodinamici, acustici, etc.) mentre per sistemi complessi può invece essere necessario considerare l’interazione fra di essi, attraverso simulatori che integrino i diversi aspetti di un fenomeno fisico.

Di questa più ampia interpretazione dell’Ingegneria Forense va certamente data grande diffusione verso l’opinione pubblica, ma è anche vero che essa dev’essere innanzitutto metabolizzata dai professionisti che esercitano tale attività.

Limitandosi invece al ristretto ambito della consulenza tecnica giudiziaria, occorre ricordare come permanga tutt’oggi la penosa cronicizzazione di almeno due piaghe: i mortificanti compensi liquidati agli ausiliari dei Magistrati (che non trovano più riscontro neppure nella paga corrisposta “in nero” agli extracomunitari che raccolgono pomodori nelle campagne del casertano) e la mancanza generalizzata di qualificazione tecnico-giuridica che caratterizza la maggior parte dei Consulenti Tecnici di Ufficio e di Parte: purtroppo due facce della stessa medaglia che si autoeccitano.

I Magistrati liquidano onorari vergognosi con il pretesto che i consulenti nominati posseggono scarsa qualificazione, ma in tal modo innescano la progressiva defezione degli ingegneri forensi seri e preparati, che preferiscono sempre più assumere il ruolo di Consulenti Tecnici di Parte, pur di non farsi umiliare.

Un problema questo di semplice soluzione ma che, evidentemente, non si vuole risolvere. Per avere infatti a disposizione professionisti qualificati basterebbe istituire (come sosteniamo da oltre un decennio Franco Roberti ed io) un Albo nazionale dei Consulenti e dei Periti dell’Autorità Giudiziaria, costituito solo da professionisti selezionati per competenza e per curriculum (ma non più auto referenziati).

Il problema degli onorari, invece, sarebbe di ancor più facile soluzione se solo il Consiglio Nazionale Ingegneri (che autorevolmente rappresenta circa 240.000 professionisti) promuovesse un’azione decisa e dirompente nei riguardi del Ministero della Giustizia, chiedendo che sia definitivamente cancellato, con decreto legge, il criterio di liquidazione “a vacazioni”.

Com’è ben noto, infatti, l’Allegato al D.M. 30.05.2002 recita testualmente all’art.1: “Per la determinazione degli onorari a percentuale si ha riguardo per la perizia al valore del bene o di altra utilità oggetto dell'accertamento determinato sulla base di elementi obiettivi risultanti dagli atti del processo e per la consulenza tecnica al valore della controversia; se non è possibile applicare i criteri predetti gli onorari sono commisurati al tempo ritenuto necessario allo svolgimento dell'incarico e sono determinati in base alle vacazioni”. Poiché nella quasi totalità delle consulenze tecniche giudiziarie affidate a ingegneri, il valore del bene oggetto di indagine è perfettamente determinabile, l’applicazione della vacazione (che costituisce criterio solamente residuale) rappresenta un abuso e una violazione di legge. Purtroppo sotto tale aspetto il CNI, il cui gruppo di lavoro in Ingegneria Forense aveva intrapreso nel passato quadriennio molteplici iniziative importanti, non si è sentito di affrontare quella che ben si può definire in questo settore “la madre di tutte le battaglie”, per il conseguimento di compensi almeno decorosi a fronte di prestazioni qualificate.

Il paradosso più eclatante è però quello che proprio i Magistrati, che sono istituzionalmente deputati all’applicazione delle leggi, le disattendono e ciò, nell’indifferenza sostanziale degli Ordini Professionali.

Non c’è dubbio, allora, che  … qualcosa non vada per il verso giusto!

La mancata soluzione di tale annoso problema, come ho ripetuto più volte, non mortifica solamente gli ingegneri forensi che operano con competenza e serietà, ma penalizza più in generale tutti i cittadini. Considerato infatti che le sentenze dei Giudici, nei procedimenti di carattere tecnico civili e penali, ricalcano le conclusioni raggiunte dal Consulenti Tecnici dell’Autorità Giudiziaria, il privarsi progressivamente di ingegneri forensi qualificati penalizza sostanzialmente l’amministrazione della Giustizia e dunque il cittadino che chiede allo Stato la tutela dei propri diritti.

Nicola Augenti (*)
(*)     Presidente dell’Associazione italiana di Ingegneria Forense e Direttore del Master universitario di II livello in Ingegneria Forense presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II