Efficienza Energetica
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L'Europa accelera su efficienza energetica e rinnovabili, e l'Italia?

Per liberarsi dalla dipendenza del gas russo l'Europa definisce una strategia che di fato accelera la transuizione verde definita dal Green Deal che deve mirare aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, migliorare l'eficienza energetica degli edifici e infine diversificare gli approvigionamenti del gas.


Il 18 maggio la Commissione europea ha presentato il REPowerEU, la strategia europea per affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo, e l’International Energy Strategy, la strategia di diplomazia energetica e della dimensione esterna del Green Deal

Le proposte vertono su tre assi principali, due dei quali coincidono con la decarbonizzazione:

1. generazione elettrica da fonti rinnovabili

2. efficienza energetica

3. diversificazione degli approvvigionamenti di gas

La strada scelta da Bruxelles è quella di accelerare la transizione verde definita dal Green Deal, espandendo gli obiettivi verdi e accelerando le tempistiche già contenute nel pacchetto Fit for 55, e aumentare le importazioni di gas non russo nel breve periodo.

Se l’aumento delle forniture gas attraverso lo sfruttamento delle infrastrutture esistenti e la riorganizzazione dei flussi commerciali è necessario nel breve periodo, la criticità principale dei pacchetti è legata al supporto di nuove infrastrutture, come rigassificatori e gasdotti, nuova produzione e nuovi contratti di lungo periodo. Questi, infatti, risultano incompatibili con l’obiettivo di 1,5°C e rischiano di diventare rapidamente obsoleti e permanentemente costosi man mano che l’Europa avanza nella decarbonizzazione. 

Luca Bergamaschi, co-fondatore e Direttore Esecutivo del think tank ECCO, afferma che:

“Nuove infrastrutture gas, legate a profitti regolati e garanzie pubbliche, con lunghi periodi di ammortamento contrastano con il rapido calo della domanda gas, stimata in meno 40% al 2030 rispetto al 2021. Così, insieme a contratti di lungo periodo fortemente esposti al rischio di prezzi elevati, rimarranno a carico di cittadini e imprese ben oltre i tempi della crisi, imprigionando l’Italia in una costosa dipendenza da fonti fossili e non facendo nulla per abbassare l’altissimo costo del gas in modo strutturale. Tutte le scelte gas devono essere attentamente valutate rispetto al loro impatto sui costi, alla compatibilità con l’obiettivo climatico dell’1,5°C e messe a confronto diretto con le alternative pulite disponibili da subito e meno costose.”

Cosa significa per l’Italia?

Davide Panzeri, Responsabile Europa del think tank ECCO, ha detto: 

“Nell’ambito delle rinnovabili, l’Italia dovrà passare dall’attuale 1,5 GW di nuove installazioni di capacità elettrica rinnovabile annua a non meno di 10 GW per essere in linea con l’ambizione di REPowerEU. Questo può portare alla sostituzione di almeno 7,5 miliardi di metri cubi di gas entro il 2025, circa un quarto delle importazioni italiane di gas dalla Russia.”

La forte accelerazione allo sviluppo delle rinnovabili imporrà modifiche nel disegno del mercato elettrico, oggi fortemente orientato allo sviluppo di nuova capacità gas. E la necessità, come già fatto dagli altri paesi G7, escluso il Giappone, di fornire una strategia di decarbonizzazione del settore elettrico entro il 2035, in linea con gli scenari compatibili con l’1,5°C e il net-zero al 2050 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA).

“Nel settore edilizio, dare seguito a REPowerEU”, sottolinea Francesca Andreolli, Ricercatrice Energia del think tank ECCO, “significa rivedere l’intero impianto di incentivi al fine di escludere il gas dagli interventi di ristrutturazione. Questo include rinnovare il Superbonus 110, ridisegnandolo, per renderlo uno strumento mirato e di lungo periodo in grado di affrontare l’efficientamento del complesso panorama edilizio italiano, eliminandone la dipendenza dal gas.” 

Un aumento del tasso di ristrutturazioni profonde è il prerequisito per raddoppiare le installazioni di pompe di calore previste al 2025, fino a raggiungere 1,2 milioni di nuove unità, per un risparmio di circa 1 miliardo di metri cubi di gas. 

Infine, ridurre la dipendenza dalla Russia senza ridurre la dipendenza dal gas rischia semplicemente di spostare altrove il problema, senza mai raggiungerne la soluzione. 

Secondo Annalisa Perteghella, Senior Policy Advisor, del think tank ECCO: 

“Non dobbiamo illuderci che la sola diversificazione dei fornitori sia una soluzione vincente sul lungo periodo. Considerando che la maggior parte dei paesi esportatori è collocata in regioni dalla stabilità solo apparente, come il Mediterraneo o l’Africa subsahariana, non sono da escludere nuovi rischi di interruzione delle forniture in futuro. Prendiamo il caso dell’Algeria, che in seguito ai nuovi accordi diventerà la nostra principale fonte di approvvigionamento gas. Siamo pronti a legarci a lungo termine a questo paese dalle diverse fragilità economiche, sociali e politiche che ribollono sotto l’apparente stabilità della longevità della sua classe politica? Soprattutto, siamo pronti ad allineare la nostra politica estera alle richieste dello stato algerino, come è stata chiamata a fare la Spagna, sotto il ricatto dell’interruzione delle forniture?”

 

NOTE PER I MEDIA 

Un’analisi del REPowerEU e di cosa significa per l’Italia è disponibile qui.

Un’analisi di come l’Italia può uscire dal gas russo entro il 2025 è disponibile qui.

Un’analisi come l’Italia può sostituire il gas russo nei prossimi 12 mesi è disponibile qui.

REPowerEU – il documento ufficiale della Commissione europea è disponibile qui.  

 

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