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L'ineludibile legame tra incendi e cambiamenti climatici

Valentina Bacciu, in un'intervista con Climate Foresight, esplora il legame tra incendi e cambiamenti climatici, sottolineando come variabili climatiche, meteorologiche e vegetative interagiscono, amplificando i rischi. Bacciu promuove l'importanza della ricerca avanzata, gestione proattiva degli incendi e resilienza comunitaria per fronteggiare queste crescenti minacce.

Incendi e cambiamenti climatici: un approfondimento con Valentina Bacciu di CMCC

L'ultima intervista di Climate Foresight con Valentina Bacciu rappresenta un utile riferimento per chi si vuole occupare della complessa relazione tra cambiamenti climatici e incendi, offrendo una prospettiva essenziale che va oltre la biologia, la climatologia e la socioeconomia.

Nel suo discorso ricco ed illuminante, Bacciu approfondisce i diversi aspetti ambientali e climatologici degli incendi.

Si tratta di un tema che su Ingenio abbiamo cercato di affrontare con continuità, attraverso alcuni miei commenti e gli approfondimenti di alcuni esperti, perchè riguarda non solo le riflessioni sull'ambiente, ma anche quegli argomenti progettuali dei territori, delle città e delle costruzioni in genere che sono oggetto della cultura dei nostri lettori.

Per questo ho voluto riportare su Ingenio i passaggi fondamentali dell'intervista sottolineando alcuni punti salienti.

La crescente crisi degli incendi

Secondo il Sistema Informativo Forestale Europeo (EFFIS), solo l'Italia ha assistito alla distruzione di oltre 71.000 ettari di terra questa estate, una statistica che rappresenta un quadro preoccupante dell’aumento degli incendi a livello globale, da Algeria e Grecia a Sicilia e Canada.

I dati riportati da Valentina Bacciu illustrano una tendenza impressionante nel 2023, dove il mese di luglio ha segnato un punto di svolta significativo, mostrando un aumento repentino negli eventi di incendi, con terreni colpiti che sono balzati da 1.900 ettari a un allarmante 53.300 ettari in soli quindici giorni.

Questi dati suggeriscono che, mentre la frequenza degli incendi non era particolarmente elevata, la loro magnitudine era notevolmente più grande, un chiaro segnale delle influenze climatiche sui modelli di incendio.

Cambiamenti climatici e la loro amplificazione dei rischi

Bacciu sottolinea il delicato equilibrio di numerose variabili negli incendi, dalla durata delle ondate di calore che hanno disidratato la vegetazione, ai giorni di venti intensi, tutti fattori che contribuiscono alla rapida diffusione degli incendi.

Gli incendi, indica, sono il risultato della combinazione tra vegetazione e condizioni climatiche, particolarmente evidente in aree caratterizzate dal clima mediterraneo, come California, Cile centrale, sud-ovest del Sudafrica e Australia.

Bacciu illumina il ruolo impattante dei cambiamenti climatici nell'amplificazione e nell’esacerbazione dei rischi di incendi, creando condizioni di estremo pericolo attraverso persistenti siccità e temperature estreme.  Inoltre, mette in luce come l’espansione delle aree forestali dal 1950, dovuta all’abbandono delle aree rurali e all’aumento delle aree interfaccia uomo-natura, contribuisce ai rischi di incendi, rendendo gli incendi estesi e altamente virulenti un fenomeno sempre più comune.

Insomma Valentina Bacciu sta andando al nocciolo della questione: l'antropizzazione non ha agito solo sul fronte dell'impermeabilizzazione dei territori e sul cambiamento dei parametrici meteorici, ma anche su un equilibrio sviluppato nei secoli di una "gestione umana della natura" che oggi la produzione agricola intensiva e la corsa alle città ha alterato.

 E la ricercatrice - come quanto abbiamo già più volte riportato su Ingenio - ci spinge a capire il legame tra gli incendi e i cambiamenti climatici, che  presenta delle sfide a causa dell'interazione delle condizioni meteorologiche locali, del paesaggio e della vegetazione.  Un campo di ricerca intricato con vari approcci, statistici o modellistici.

Avanzamenti tecnologici e gestione degli incendi

Bacciu discute l’inizio di diverse iniziative dell'Unione Europea dopo grandi eventi di incendio in Europa, mirate a comprendere e prevenire gli incendi estremi. 

L'involvimento del CMCC in progetti come Silvanus e Firelogue è una testimonianza dei progressi nella tecnologia di gestione degli incendi, sviluppando sistemi di allerta precoce e integrando parametri meteorologici, climatici e di rischio per prevedere giorni ad alto rischio.

Che cosa è il progetto SILVANUS

Il progetto SILVANUS mira a sviluppare una piattaforma per la gestione sostenibile e resiliente delle foreste, focalizzata sulla prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi attraverso capacità innovative. La piattaforma integrerà tecnologie avanzate, modelli di resilienza e ricerche ecologiche, valutando i rischi di incendio basandosi su dati eterogenei come osservazioni terrestri, modelli climatici e dati meteorologici, mentre promuove la consapevolezza e le regolamentazioni di sicurezza tra i cittadini. L'innovazione di SILVANUS verrà validata attraverso 11 dimostrazioni pilota in Europa e a livello internazionale.

Che cosa è il progetto Firelogue

Il progetto Firelogue si focalizza sulla gestione del rischio di incendi boschivi, caratterizzata da complesse interdipendenze tra condizioni della vegetazione, clima, comportamento umano e sviluppo socioeconomico. Mirando a superare conflitti e ingiustizie percepite tra diversi stakeholder con interessi e obiettivi divergenti, Firelogue integra e coordina azioni innovative, fornendo una piattaforma per deliberare in modo giusto ed inclusivo e sviluppare strategie integrate. Il progetto promuove la cooperazione e la comunicazione a livello europeo e internazionale, offrendo accesso a studi, pubblicazioni e tecnologie correlati agli incendi.

Progetti come The Hut, co-coordinato dal CMCC e dall'Università di Salerno, stanno lavorando per ridurre la vulnerabilità agli eventi estremi, integrando strumenti di modellazione tradizionali con contributi degli stakeholder locali.

Bacciu ci evidenzia quindi la necessità di un cambiamento di paradigma dalla risposta all'emergenza verso un approccio più preventivo e resiliente nella gestione degli incendi. Integrando la conoscenza scientifica, i modelli climatici e i set di dati nel contesto socioeconomico locale, si aprirà la via a comunità più allerte e resilienti.

E' la resilienza la parola chiave. Dobbiamo incrementare la resilienza non solo ai futuri cambiamenti climatici, ma tenendo conto già di quello che è accaduto.

Un percorso che, a mio avviso, deve essere intrapreso senza pregiudizi né impedimenti. Non possiamo concederci visioni utopiche della natura in cui ogni restrizione e opera idraulica è percepita come un nemico, né sostenere difese incondizionate delle costruzioni urbane, specialmente nei territori situati in aree sottostanti ai letti fluviali. Non possiamo, pur di salvaguardare l’energia, trasformare i nostri edifici in potenziali torce né diminuire la pressione degli acquedotti per prevenire la perdita d'acqua. Fuoco, acqua, vento sono forze oggi più pericolose che mai, e la resilienza è l'unica strategia preventiva efficace che possiamo adottare.

Pensieri finali

Gli approfondimenti e la profonda conoscenza condivisi da Bacciu nell'intervista di Climate Foresight offrono una speranza nel comprendere la complessità degli incendi nel contesto dei cambiamenti climatici.  Il suo impegno e approccio innovativo sono riferimenti interessanti nello sviluppo di un futuro più sostenibile, resistente agli incendi e resiliente. Il suo lavoro sottolinea l'importanza di un approccio integrato e multifaccettato alla comprensione e gestione degli incendi, con l'obiettivo di promuovere comunità informate e resilienti.

Il nostro timore è che queste riflessioni restino patrimonio di pochi interessanti. Ecco perchè con INGENIO continueremo ad affrontare questi temi, anche rilanciando quanto scritto da altri.


Fonte:

Analyzing the blaze: climate change and the perfect conditions for wildfires
by Marina Menga (LINK)

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