Impermeabilizzazione
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La logica nella progettazione e nell'esecuzione dei sistemi impermeabili in membrane prefabbricate in bitume polimero

Questo articolo, che già dal titolo può apparire piuttosto strano, vuole riportare alcune considerazioni “logiche” che spesso vengono trascurate in fase progettuale proprio da coloro che hanno una “qualche conoscenza ed esperienza” nel settore impermeabilizzazioni.

Perché parliamo di logica?

Ormai credo di aver fatto dall’inizio degli anni 2000 sicuramente oltre 200 seminari sull’argomento impermeabilizzazione con una notevole intensificazione della loro frequenza, specialmente negli ultimissimi anni, cioè da quando i seminari si fanno soprattutto “on line” (unica eredità positiva lasciataci dalla pandemia che ha modificato anche il nostro modo di lavorare).

Perché vi è purtroppo la tendenza, specialmente nella progettazione dei sistemi impermeabili, a dare più importanza alla “conoscenza” che ciascuno ha di quello specifico argomento e che purtroppo nella gran maggioranza dei casi si basa su “esperienze proprie non sempre corrette” o su “informazioni ricevute sui social” o sul “sentito dire” da “tuttologi” del settore edilizia.

Quanto sopra spesso presenza degli aspetti tecnici errati che vengono riportati in continuazione nei propri progetti, un po’ per pigrizia (è più facile fare “copia incolla”) e soprattutto per ignoranza (nel senso di ignorare certe regole importanti), riguardo il difficile argomento “impermeabilizzazione”, senza mai soffermarsi a fare un’analisi logica di quanto si sta progettando, avendo il coraggio di dimenticare, per un momento, le proprie presunte conoscenze.

Impermeabilizzare, non è certamente una “scienza esatta”, ma è fortunatamente una “scienza logica che va ragionata attentamente in tutte le sue molteplici e complesse componenti e questo permette spesso di correggere moltissimi errori, anche riguardanti argomenti non ben conosciuti.

Da anni, durante i miei seminari (con riconoscimento di “crediti formativi”), proprio per dimostrare ai professionisti che non basta avere conoscenze superficiali, riguardo l’argomento impermeabilizzazioni, ma che è molto più utile ragionare con la propria testa di volta in volta, presento un “quiz” dove indico cinque “strati primari” (quindi una situazione estremamente semplice, tenendo conto che tra strati primari e secondari un sistema impermeabile ne può comprendere anche più di quindici!!!):

  • Solaio strutturale;
  • Elemento di tenuta (generico);
  • Massetto delle pendenze;
  • Strato barriera vapore;
  • Strato termoisolante.

Chiedo quindi ai professionisti di mettere questi strati in una sequenza logica e corretta a partire dal solaio, uno sopra l’altro e comunque mostro graficamente tutte le possibili sequenze, precisando che “una sola è corretta”.
Le risposte che immancabilmente arrivano da professionisti (Ingegneri, Architetti, Geometri, ecc.) sono errate mediamente sempre nel 60% dei casi!!!!! (è un numero altissimo, credo che tutti ne convengano).
Poi, quando logicamente, spiego quale è la soluzione corretta e perché le altre soluzioni sono errate, tutti ovviamente capiscono immediatamente le motivazioni e a questo punto sono quasi sicuro che in futuro non ripeteranno più questo banale, ma grave errore.

Volutamente non riporto in questo articolo il quiz e le spiegazioni, perché chi vuole partecipare, in futuro, ad un mio seminario, deve provare questa “strana esperienza” e soprattutto deve capire da solo, senza aiuti, quale è la sequenza corretta.

Una o due volte all’anno presento il mio seminario, in forma di lezione, agli studenti d’ingegneria del Politecnico di Milano, durante il corso tenuto dal Prof, Ing. Matteo Fiori e guarda caso, questi giovani, che probabilmente incontrano, davvero per la prima volta, “le impermeabilizzazioni” e che quindi sono assolutamente digiuni da qualsiasi pregressa esperienza e possono contare solo sul loro “ragionamento logico” rispondono al quiz in “modo esatto” in percentuale che spesso si avvicina al 90%!!!.

Vi racconto un aneddoto purtroppo vero e molto significativo:
Poco tempo fa, ho tenuto il mio seminario presso un’importante studio italiano di progettazione, davanti a dieci progettisti; al quiz hanno risposto “tutti e dieci in modo errato”!!!, salvo un’undicesima persona (sollecitata da me a provare a dare una risposta); questa persona era l’impiegata dello studio, che operava con il computer per far scorrere le immagini della presentazione, la quale ovviamente, non sapendo nulla dell’argomento, ha risposto timidamente, ma in “modo corretto”!!! (aveva solo la logica ad aiutarla e l’ha usata perfettamente!!!).

Qui di seguito riporterò, a titolo di esempio, alcune situazioni dove l’esperienza di ognuno deve comunque essere riverificata in modo logico, dimenticando per un momento quanto già sa e quanto ha fatto fino a quel momento o quanto qualcuno (da lui ritenuto più esperto) gli ha suggerito.
Ovviamente il tutto è secondo la “mia logica che non è detto sia la verità assoluta” e che quindi potrebbe differire, magari solo in parte, dalla logica di qualcun altro.
Le seguenti situazioni possono essere comunque uno stimolo ad affrontare l’argomento sempre con un ragionamento ovviamente logico.

A. PIÙ STRATI IMPERMEABILI SEPARATI SONO PIÙ SICURI DI UN SINGOLO STRATO?
  • “su quella copertura, per sicurezza faccio due livelli d’impermeabilizzazione”;
  • “devo rifare l’impermeabilizzazione; posiziono un altro strato termoisolante e poi un ulteriore strato impermeabile”;
  • “sotto lo strato delle pendenze metto un’impermeabilizzazione provvisoria, così posso lavorare sotto la soletta, poi questa comunque funzionerà in corso d’esercizio anche come impermeabilizzazione di sicurezza”;
  • “la barriera vapore mi può fungere da impermeabilizzazione provvisoria e poi da secondo livello d’impermeabilizzazione di sicurezza, in corso d’esercizio, quando avrò completato il sistema impermeabile”;
  • Ecc.

Quando iniziai la mia carriera d’impermeabilizzatore nel 1976, il mitico Ing. Gino Vicenzi (titolare della Vicenzi Asfalti, la maggior impresa d’impermeabilizzazione italiana dell’epoca – 500 dipendenti!) mi disse, insieme a tante altre cose importanti, “ricordati quando progetti un sistema impermeabile, che un giorno dovrai rifarlo, per naturale invecchiamento oppure, in caso d’infiltrazione, dovrai ripararlo e quindi dovrai essere in grado di individuare, nel modo più preciso possibile, da dove proviene l’acqua che non corrisponde praticamente mai al punto da dove gocciola”.

Ogni volta che una stratigrafia impermeabile non è direttamente aderente al piano di posa primario quale solaio o massetto delle pendenze cementizio (per la presenza presenta al suo intradosso di uno strato termoisolante o di uno strato separatore o un di sistema impermeabile preesistente o di uno strato barriera al vapore, ecc.) un’eventuale infiltrazione nell’elemento di tenuta potrà spostarsi orizzontalmente al suo intradosso. seguendo l’eventuale direzione di pendenza, tra gli elementi e strati costituenti il sistema impermeabile

Guai se c’è un massetto delle pendenze di tipo alleggerito, perché si sposterà spandendosi orizzontalmente, direttamente, sul piano del solaio, invadendo tutta la superficie di copertura!
Secondo i casi e secondo il numero e il tipo di elementi e strati che incontrerà, il percorso dell’acqua infiltrata, potrà essere di pochi o moltissimi metri, rendendo, in quest’ultimo caso, specialmente in presenza di protezioni pesanti (fisse o mobili), estremamente difficoltosa la ricerca del suo punto d’ingresso e di conseguenza la riparazione.

Bisogna inoltre tenere conto che la diffusione orizzontale dell’acqua, in presenza di strato termoisolante imbibirà lo stesso, causando danni spesso irreversibili al sistema che potrebbero rendere necessaria anche la rimozione dell’intera stratigrafia e il suo rifacimento totale.
La logica ci dice che dobbiamo quindi prendere tutte le precauzioni per rendere più semplice la ricerca del punto d’infiltrazione e la sua riparazione.

Come possiamo fare?

  • Per evitare o meglio ridurre l’imbibizione dello strato termoisolante e/o comunque la presenza di accumuli d’acqua tra gli elementi e strati posti sotto l’elemento di tenuta è sempre bene (come prevede già dalla prima edizione il Codice di Pratica I.G.L.A.E.) collegare gli strati impermeabili sottostanti (es. strato barriera al vapore) all’elemento di tenuta primario, mediante propri bocchettoni di scarico, posti coassialmente esterni al bocchettone di scarico collegato all’elemento di tenuta.
    Per individuare meglio la presenza di acqua scaricata dai bocchettoni di scarico collegati a strati impermeabili secondari, sarebbe assolutamente interessare utilizzare questi come “elementi di controllo” realizzando il primo tratto del pluviale con un tubo trasparente dove si possa vedere scorrere l’acqua, eventualmente infiltratasi all’interno del sistema impermeabile.
    Questa soluzione è stata da me adottata ad esempio nel sistema di copertura della piazza “Gae Aulenti” a Milano, dove vi sono appunto due livelli separati d’impermeabilizzazione: quello della copertura del supermercato presente all’intradosso del solaio strutturale e quello della grande fontana che copre tutta la piazza e che è sempre interessata da scorrimento superficiale dell’acqua.
Doppio livello di scarico coassiale: di cui il più esterno collegato allo strato barriera vapore e il più interno all’elemento di tenuta.
Quando ci sono due livelli d’impermeabilizzazione e/o quando lo strato Barriera al Vapore è a tenuta stagna; cioè quando si vuole tenere sotto controllo la funzionalità idraulica di tutti i livelli di tenuta, si possono usare sezioni di pluviali trasparenti che possono segnalare visivamente eventuali infiltrazioni nascoste o contenute tra i due livelli di tenuta che potrebbero imbibire e danneggiare lo strato termoisolante.
  • Per ridurre lo spostamento sub-orizzontale delle acque sugli strati impermeabili secondari presenti nel sistema di copertura è possibile realizzare dei sistemi di compartimentazione della superficie di copertura con cordoli leggermente rilevati e/o fresature del solaio/massetto delle pendenze, sigillate a tenuta stagna.
    In questo caso sarà necessario predisporre una mappatura delle compartimentazioni, per poter con “logica” ripercorrere le pendenze del sistema di copertura ed individuare con maggior precisione la zona d’ingresso dell’infiltrazione.
(a sx): Compartimentazione rilevata, in sistema di copertura termoisolato a tetto caldo
(a dx): Compartimentazione a fresatura, in sistema di copertura termoisolato a tetto caldo
  • Per individuare quali sono le aree delimitate dalle compartimentazioni che sono interessate da infiltrazioni, se la finitura/protezione della copertura lo permette (protezione granigliata, protezione in pittura riflettente, protezione pesante mobile) potranno essere posti in punti strategici (esempio in prossimità di una linea di compartimentazione) dei caminetti prefabbricati d’ispezione dove togliendo il cappellotto protettivo superiore possa essere verificata la presenza di ristagni d’acqua in corrispondenza degli strati sottostanti l’elemento di tenuta

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