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La sicurezza sismica delle nostre case: uscire dall’emergenza con la Ristrutturazione Urbanistica

una proposta per mettere in sicurezza le nostre case

Il tema della sicurezza sismica degli edifici, in Italia, si ripresenta sistematicamente ad ogni evento tellurico di una certa severità e da questo, trascorsa la prima fase della commemorazione delle vittime, della disperazione dei sopravvissuti e del lutto nazionale, si passa inesorabilmente alle passerelle mediatiche dove tutti, forse anche i meno titolati, dispensano - a posteriori - moniti, critiche, proposte e soluzioni, anche le più fantasiose, tutte - per lo più - disattese. Forse anch'io, in questo momento, sto facendo la stessa cosa che ho appena stigmatizzato, anche se queste mie convinzioni sul tema sono basate sull'esperienza acquisita in almeno trentotto anni di professione, esattamente tanti quanti sono gli anni in cui opero da ingegnere strutturista.
 
Terremoti del sesto/settimo grado della scala Richter (quali sono quelli che interessano con maggiore frequenza il nostro territorio nazionale) sono terremoti di media intensità, visto che la scala Richter ne contempla dodici. Terremoti di questa magnitudo non dovrebbero provocare né crolli né vittime, se gli edifici interessati fossero stati costruiti secondo le norme sismiche, introdotte per la prima volta in Italia nel 1974. Tralasciando per un momento le costruzioni che, per dolo o per incompetenza, sono state realizzate in contrasto con le norme di sicurezza sismica, vorrei svolgere qualche considerazione sulle costruzioni che sono state realizzate prima del 1974, nelle zone oggi classificate 1 e 2 ad alto e severo rischio sismico. Alcune attendibili stime riferiscono che non meno di 3,3 milioni di immobili ricadono in questo range, risultando - pertanto - a rischio, non in grado - cioè - di salvaguardare la vita umana, in caso di calamità. Questa gran quantità di immobili, quindi, necessita di un serio ed immediato intervento di adeguamento per evitare di doverci ritrovare, presto, in nuove commemorazioni a cui, non vorrei, ci facessimo l'abitudine!
 
Se si è convinti che super bonus, sisma bonus, fascicolo fabbricato e quant'altro di simile possano risolvere il problema della sicurezza sismica e far risparmiare i 4 miliardi annui che mediamente lo Stato spende per far fronte a questi disastri, vuol dire che non ci si rende bene conto di quanto complesso e costoso sia l'adeguamento sismico di un fabbricato di quel tipo: è molto costoso per il proprietario che non ne ha, generalmente, la capacità economica; è molto costoso per lo Stato se ipotizzasse di finanziare integralmente l'intervento (un finanziamento parziale o limitato al solo incentivo fiscale non avrebbe alcun successo fra i proprietari di immobili interessati dal problema); è molto costoso anche per l'economia nazionale se un "fascicolo del fabbricato" ufficializzasse la inadeguatezza e la pericolosità di 3,3 milioni di immobili, per la conseguente ripercussione negativa sul mercato immobiliare.
E allora? Allora faccio una proposta.
Il Decreto Legge n. 70/2011, cosiddetto Decreto Sviluppo, anche finalizzato a conferire una migliore qualità del patrimonio edilizio esistente, ha dato origine ad una serie di interessanti leggi regionali che, ciascuna raccogliendo le necessità territoriali, hanno stabilito snellimenti nelle procedure burocratiche e premialità volumetriche a chi volesse rinnovare il proprio patrimonio immobiliare, anche nell'aspetto architettonico, energetico, strutturale ed ambientale. Questo D.L., oggi legge dello Stato nel pieno della sua vigenza, insieme alle corrispondenti leggi "Piano Casa" regionali che, molto opportunamente ogni anno, puntualmente, vengono riconfermate, riscuote un notevole successo fra i proprietari di immobili e fra gli operatori del settore edile, con significativi benefici per l’attività edilizia, soprattutto in questo periodo di perdurante crisi. Questa legge "Piano Casa", tuttavia, regolamenta esclusivamente gli ampliamenti e le demolizioni con ricostruzione di edifici esistenti, conferendo premialità volumetriche massime del 20% e del 35% rispettivamente.
Il caso dell'adeguamento sismico e geotecnico di un fabbricato a rischio è di gran lunga più costoso, come sappiamo, e premialità volumetriche di tali valori, risulterebbero scarsamente accattivanti.
 
Inoltre dobbiamo considerare che l’adeguamento strutturale alla sicurezza sismica riguarda, molto frequentemente, interi aggregati di fabbricati adiacenti, il più delle volte connessi strutturalmente fra loro e frazionati in molteplici proprietari.
 
Quindi, per far fronte in maniera organica e definitiva al tema della sicurezza sismica e geotecnica dei fabbricati, abbastanza sottovalutato dal citato Decreto Sviluppo, varrebbe la pena di aggiornare quella legge ed affiancare alle - già previste - possibilità di AMPLIAMENTO e di RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA, anche la possibilità di RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA.
 
Con le stesse facilitazioni procedurali e burocratiche attualmente in vigore, la totale demolizione dell'aggregato edilizio, oggi inadeguato anche dal punto di vista sismico e geologico, darebbe vita ad un nuovo complesso edilizio, in linea con le necessità di efficientamento strutturale oltre che energetico, urbanistico, viabilistico ed ambientale.
 
E' evidente che in questi casi la modifica alla legge dovrebbe prevedere adeguate premialità volumetriche, per rendere l'intervento interessante per i proprietari, per gli imprenditori edili ed efficace per il decoro e la rigenerazione urbana: anche le casse comunali ne trarrebbero beneficio, introitando nuovi e più cospicui oneri di costruzione.
 
Si tratterebbe, cioè, di prevedere un premio volumetrico almeno pari al 300% della volumetria esistente, da demolire e rinnovare, con possibilità di perequazione e scambio di volumetrie, deroghe alle altezze massime stabilite dai Piani Urbanistici vigenti, nel rispetto delle distanze previste dal DM 1444/68, nel rispetto dei vincoli ambientali inderogabili, nel rispetto delle previsioni di nuova e più ampia viabilità, realizzazione di adeguati parcheggi interrati e più ampi spazi verdi, sia orizzontali che verticali, per una migliore qualità della vita.
 
Come noto, con le leggi ed i regolamenti locali attualmente in vigore, un simile intervento di RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA non è agevolmente fattibile, sia perché privo di premialità sia perché, generalmente, soggetto a complicati percorsi burocratici, spesso sottoposti a “scelte” politiche poco pertinenti.

In sostanza, con questa mia proposta, si tratta di rigenerare interi isolati urbani ed aggregati edilizi, oggi inadeguati ed insicuri, demolendoli completamente e ricostruendoli ex novo. Tutto ciò senza provocare nuovo consumo di suolo, anzi restituendo alla fruizione comune una significativa parte di quelle aree verdi che la cementificazione d'assalto della prima metà del '900, ci ha sottratto.  

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