Le grandi opere romane tra fascismo e dopoguerra
Palazzo Corte dei Conti – Ex Caserma Montezemolo
Via Baiamonti – Quartiere Prati - Roma
Il ventennio fascista è uno dei periodi storici che ha più rapidamente modificato l’assetto urbano della Capitale arricchendola con grandi progetti infrastrutturali (Metropolitana, via dei Fori Imperiali, le stazioni Termini e Ostiense, via della Conciliazione, ecc.), monumentali opere pubbliche (il palazzo della Farnesina, il Dopolavoro di Porta Portese, i Palazzi della Posta, lo Stadio dei Marmi, ecc.) ed interi nuovi quartieri direzionali e residenziali (EUR, Garbatella, ecc.).
Gli imponenti investimenti stanziati dal regime e il particolare tessuto culturale ricco di stimoli favorirono lo sviluppo di diverse correnti architettoniche che, a partire dall’esperienza del futurismo e dell’art deco’, si caratterizzarono per una maggiore attenzione verso il razionalismo di matrice europea o verso un monumentalismo capace di semplificare e modernizzare stili e decori classicheggianti con espliciti riferimenti alla grandiosità dell’Impero Romano.
Molte delle grandi opere avviate nel periodo fascista furono ultimate o rimaneggiate nel primo dopoguerra in un momento socio economico drammaticamente diverso da quello che ne aveva motivato la nascita.
Il Palazzo, ora sede della Corte dei Conti, è stato uno dei testimoni dei contrastanti contesti dell’epoca: destinato dapprima a sede della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N., organizzazione più nota come “camicie nere”) divenne poi, fino al 1990, caserma dell’Aeronautica Militare intitolata al martire delle Fosse Ardeatine, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Per una sorta di nemesi storica la pianta dell’edificio, che richiama la lettera M, originariamente in onore di Mussolini, mantenne il suo significato simbolico anche nella seconda dedicazione a Montezemolo, vittima dell’occupazione nazista.
Vittorio Cafiero (1901-1981), che ne fu uno dei progettisti, contribuì, durante il fascismo prima e nel secondo dopoguerra poi, a realizzare molte delle opere che caratterizzano il tessuto urbano della Roma del Novecento collaborando con i più famosi architetti dell’epoca. Tra i suoi progetti più importanti si ricordano: il Palazzo della FAO (ex Ministero delle Colonie, sviluppato da un progetto iniziale di Mario Ridolfi), il Villaggio Olimpico, il Palazzo del Ministero delle Finanze all’EUR, il quartiere INCIS a Decima, il ponte di Tor di Quinto, il Viadotto di Corso Francia (in collaborazione con Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti e realizzato dall’ing. Nervi).
Una figura capace di attraversare momenti storici ed ideologici contrapposti, declinando le forme del monumentalismo, funzionale, nelle prime fasi della sua carriera, alla celebrazione del sogno coloniale italiano, con l’attenzione allo sviluppo di infrastrutture e con i principi di una più ampia visione urbanistica di cui l’opera architettonica è chiamata a far parte.
I lavori per la nuova sede della Corte dei Conti
La destinazione dell’immobile a seconda sede della Corte dei Conti ha comportato una totale ristrutturazione dell’edificio sia per adeguare gli spazi alle nuove esigenze distributive sia per garantire il rispetto dei parametri di sicurezza statica, sismica e di efficienza energetica.
Tutte le esigenze di ammodernamento della struttura sono state perseguite con l’obiettivo di non modificare le caratteristiche architettoniche del complesso sia per la sua valenza storica sia per la sua perfetta integrazione con la struttura urbanistica del quartiere Prati e con il grande edificio prospicente che ospita la sede centrale della Corte dei Conti.
L’esigenza di un recupero conservativo ha determinato la necessità di adottare soluzioni innovative quali, ad esempio, il rinforzo strutturale di travi e pilastri, per il miglioramento all’azione dei sismi, mediante placcaggio con profili presso piegati in vetroresina e ferro e fasciatura con tessuti in fibra di carbonio.
Isolamento termico dall’interno
L’esigenza di adeguare le prestazioni termiche dell’involucro, senza intervenire sull’esterno delle grandi facciate in mattoni faccia a vista, ha determinato la scelta di applicare lo strato isolante sul lato interno delle pareti perimetrali.
La soluzione adottata, pur non permettendo di sfruttare la massa termica delle strutture, risulta perfettamente adeguata alle esigenze di comfort termoigrometrico di ambienti lavorativi occupati per un periodo limitato del giorno: pareti dotate di bassa capacità termica permettono infatti di raggiungere più rapidamente la temperatura interna prefissata richiedendo inoltre una potenza termica inferiore.
Per il tamponamento dall’interno delle pareti sono stati installati pannelli STIFERITE RP1 costituiti da pannelli STIFERITE GT, in schiuma polyiso espansa rigida (PIR) di spessore 70 mm, con rivestimenti Polytwin® su entrambe le facce, accoppiati ad una lastra di cartongesso da 12,5 mm di spessore.
I pannelli forniti nelle dimensioni di 1200 x 3000 mm, sono stati fissati alla muratura con diverse metodologie in funzione delle caratteristiche degli ambienti e delle condizioni del supporto:
- mediante adesivo distribuito per punti, con diametro di circa 10 cm e spessore di circa 3 cm, posti ad un interasse di 30 - 35 cm.
- con fissaggio meccanico a orditure metalliche
Grazie alle elevate prestazioni isolanti dei pannelli STIFERITE RP1 (λD = 0,023 W/mK) il tamponamento applicato offre, a fronte di uno spessore complessivo di soli 82,5 mm, una Resistenza Termica pari a 3,10 m2K/W. La scelta di utilizzare un isolamento termico di grande efficienza per i 15.000 m2 di pareti perimetrali ha permesso di limitare al massimo la riduzione dei volumi utili, di velocizzare e razionalizzare le operazioni di posa, di ridurre gli spessori, e conseguentemente i costi, dei profili e degli elementi di finitura dell’intero sistema.