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Ministro Salvini, siamo molto preoccupati: un’agenda per le costruzioni per il nuovo titolare del MIMS

Andrea Dari, editore di Ingenio, scrive al Ministro Salvini per evidenziare i punti da mettere in agenda da subito, per evitare un default delle costruzioni

Il settore costruzioni pesa 1/3 del PIL italiano e coinvolge 3 milioni di addetti

Egregio Senatore Salvini,
abbiamo assistito al suo giuramento come nuovo Ministro delle Infrastrutture, come molti giornali hanno riportato, ovvero come titolare del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, come preferisco riportare per ricordare l’ampiezza del mandato che l’attende.

Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MiMS) è infatti il dicastero del governo italiano che ha competenza non solo sulle reti infrastrutturali nazionali (stradali e autostradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali) ma anche che gestisce il piano generale dei trasporti, della logistica e quelli urbani di mobilità. E che con il suo ultimo ministro, Enrico Giovannini, aveva anche assunto un ruolo primario sulla gestione del tema «casa».

Fonte: Profilo Facebook del Senatore Matteo Salvini

Le scrivo come ho fatto con tutti i Suoi predecessori, a cominciare da Lupi, per evidenziarle alcune note che a parere del qui presente dovrebbero essere oggetto della sua agenda, fin dal suo insediamento nei suoi nuovi uffici al terzo piano di Villa Patrizi, a fianco di Porta Pia.

Anche perchè il settore delle costruzioni pesa circa un terzo del PIL italiano e quasi tre milioni di addetti, ed è motore dell’intero funzionamento economico e sociale del Paese.
Ma non tutti coloro che hanno svolto il ruolo di Ministro delle infrastrutture e trasporti hanno avuto nel passato questa consapevolezza, qualcuno addirittura si è occupato più dello «Jus soli» - materia importantissima ma non di competenza del MIT - che dei problemi del sistema di infrastrutture italiane, e i risultati li abbiamo poi visti.
Ci aspettiamo che lei questa consapevolezza l’abbia.

Il codice degli appalti

Non è l’unica e forse l’emergenza principale da affrontare, ma l’ho messa per prima perchè il lavoro di revisione del Codice è a buon punto, e per gestire la necessaria riqualificazione del patrimonio infrastrutturale (e non solo) è fondamentale completarlo.
La ricostruzione del Ponte sul Polcevera ha dimostrato che se oggi si vuole realizzare un progetto in tempi brevi è necessario rivedere le norme. Quel ponte è stato costruito in deroga di ogni passaggio burocratico che oggi invece blocca e rende impossibile arrivare al completamento di un’opera nei tempi attesi.

Occorre un Codice degli appalti che consenta, anzi promuova una gestione manageriale della realizzazione dei progetti e che abbia come primo principio ispiratore quello del risultato.
Le sembrerà forse una banalità, ogni persona dotata di buon senso penserebbe che le leggi dovrebbero essere state scritte per assicurare il raggiungimento del risultato finale, ma non è così.

Oggi le norme spesso pongono l’amministrazione nelle condizioni di non considerare più importante realizzare l’opera ma di focalizzarsi ai vari problemi di natura amministrativa. E su questo pesa un’altra imperfezione del nostro attuale sistema, la mancanza di fiducia nei tecnici della PA, ovvero una responsabilizzazione eccessiva e una mancanza di salvaguardie che poi portano alla mancanza delle firme necessarie per la realizzazione dell’appalto.

Come dicevo, il codice è arrivato a buon punto e contiene quelle innovazioni necessarie per il rispetto dei principi suddetti. E’ quindi fondamentale che la commissione di tecnici che ci sta lavorando possa continuare senza interruzioni il lavoro e - attraverso un confronto con le parti sociali - arrivare a consegnarci nel primo semestre 2023 una nuova legge che superi il D.lgs. n. 50/2016.

Il testo unico delle costruzioni

Lei non ci crederà, ma vige ancora il DPM 380 del 2001. Malgrado l’enorme innovazione portato dalla tecnologia e dalla digitalizzazione, malgrado il cambiamento delle esigenze in ambito urbanistico, edilizio e sociale, in Italia abbiamo un testo unico dell’edilizia che ha 21 anni e richiama ancora norme antecedenti, anche agli anni ’70.

Un testo che è stato scritto, corretto, riscritto, come una nuova tela di Arianna in questi ultimi anni e il cui non completamento rende di fatto complicata ogni attività di rigenerazione urbana e immobiliare, con distorsioni sia da un punto di vista tecnico che realizzativo.
Il settore ha bisogno di un nuovo testo di riferimento, sempre unico, ma moderno, applicabile, che guardi al risultato (come per il codice degli appalti) e semplifichi la burocrazia e accolga l’innovazione.
Per farlo è necessario un coinvolgimento dei professionisti, ovvero di coloro che ogni giorno devono dedicare più tempo alle pratiche che al progetto e quindi conoscono, purtroppo, a memoria quali siano gli ostacoli da eliminare.

Evitare di ripartire sempre da capo, dando invece continuità ai tanti processi positivi avviati in questi anni. In tema di dpr 380/2001, per esempio, la cui riscrittura (non revisione) e’ fondamentale per una efficienza ed innovazione del quadro normativo, sarebbe utile riprendere un lavoro di tre anni di una commissione ministeriale.
E’ un testo già pronto, completo , frutto di tanto lavoro e condivisione tra ministeri, regioni, costruttori, professioni tecniche : what else? Speriamo che, in nome di un principio di ottimizzazione di risorse, si valuti la possibilità di riprenderlo.

La legge per la rigenerazione urbana

Caro Ministro, se vogliamo evitare che i nostri centri storici diventino le periferie del futuro è necessario intervenire in fretta: questa legge è necessaria per consentire una vera rigenerazione urbana, ovvero il complesso sistematico di trasformazioni urbanistiche ed edilizie in modo da insistere con gli strumenti necessari sulle aree e i complessi edilizi caratterizzati da uno stato di degrado urbanistico edilizio o socio-economico.

I riferimenti attuali portano a un sistema di regole rigido, lento che hanno come primo effetto quello di scoraggiare gli investimenti. Serve una legge che preveda misure di agevolazione e di semplificazione urbanistiche ed edilizie adeguate, in particolare nei centri storici, oggi ipervincolati.
Il suo predecessore era quasi arrivato al termine della predisposizione di questo documento, ci auspichiamo che possa metterlo in agenda per portarlo, attraverso un coinvolgimento delle parti sociali, alla più rapida pubblicazione possibile.

La digitalizzazione

Oggi ci sono già disponibili tutti gli strumenti per poter attuare una rivoluzione digitale delle costruzioni, a tutti i livelli. Il GIS ci consente oggi di poter mappare in modo informativa e intelligenti i territori, in particolare quelli più vulnerabili, per poter pianificare coinvolgendo le popolazioni le azioni di miglioramento della resilienza e poi tenerli monitorati. Il BIM ci consente di poter progettare creando modelli digitali informativi utili non solo per costruire meglio ma anche per gestire in modo più efficiente le opere.

Le piattaforme digitali ci consentono di governare e utilizzare dati per assicurare il funzionamento sicure delle infrastrutture. Gli strumenti indossabili possono ridurre i rischi sulla sicurezza a livelli mai pensati prima. Non manca quindi la tecnologia, ma la volontà di applicarla. Sono purtroppo ancora poche le strutture pubbliche che si sono dotate delle procedure e delle risorse per poter lavorare in modo digitalizzato. E sono troppe le centrali di committenza, e spesso troppo piccole, per poter seguire questo percorso nel segno dell’innovazione.

I Bonus edilizia

Sul piano delle emergenze da inserire in agenda vi sono sicuramente gli incentivi per l’edilizia.
La riduzione dei consumi energetici e la messa in sicurezza sismica del patrimonio immobiliare richiede un piano strutturato che duri nel tempo. Abbiamo un milione di condomini, di cui la maggior parte sono vecchi, insicuri, inefficienti, obsoleti. Non sì possono riqualificare in 3/4 anni.
Va messo a punto quindi un piano a lungo termine in cui siano definite le azioni a sostegno per raggiungere questo risultato, piano che deve prevedere:

  • sostegno economico a chi decide di riqualificare da un punto di vista sismo/energetico il proprio edificio, qualsiasi sia la dimensione e la suddivisione immobiliare;
  • meccanismo di cessione del credito senza vincoli che possano portare a una carenza di risorse;
  • poichè l’intervento è coperto, in parte, da soldi pubblici, selezione del tipo di aziende che possono realizzare l’intervento (come accade per gli appalti pubblici)
  • coinvolgimento e responsabilizzazione dei professionisti iscritti agli ordini, dal progetto al controllo fino all’asseverazione finale

E tutto questo va fatto in fretta, per evitare che la situazione attuale, prodotta da una serie infinita di correzioni in corsa della normativa possa portare a a un collasso del sistema delle costruzioni.

I Prezzi delle costruzioni

L’aumento dell’inflazione è stata anticipata di almeno un anno dell’instabilità e dell’aumento vorticoso dell’aumento dei prezzi dei prodotti da costruzione. Questa situazione ha messo in evidenza la carenza di una gestione soddisfacente dei prezzari, strumento fondamentale per regolamentare i contratti e gli appalti pubblici e privati.

Caro ministro, si tratta di un problema fondamentale, che inciderà anche sul completamento delle opere legato al PNRR. Problema di facile soluzione grazie alla digitalizzazione.
Basterebbe creare un prezziario nazionale on line, con declaratorie che valgono per tutto il Paese e con un doppio rilevamento realizzato in continuo, basato sulle opere pubbliche e sulle camere di commercio, una correzione su ambito regionale. Il tutto potrebbe essere gestito con l’intelligenza artificiale per utilizzare al meglio le medie, segnalare le situazioni critiche, e definire delle previsioni temporali.

La sostenibilità

In questi anni Signor Ministro non ho ricordi di suoi interventi sul tema della sostenibilità. Non vorrei che anche Lei pensasse, come purtroppo tanti nel nostro settore, che termini come deindustrializzazione o aumento dei costi fossero sinonimi di sostenibilità. Non è così.
Se un Paese quando calcola il costo di un’opera non considera quale impatto hanno le scelte correlate sul clima e sull’ambiente non sta facendo i conti nel modo corretto, sta barando.

Certamente occorre riequilibrare quelle disparità di mercato che spingono le aziende a lasciare Paesi virtuosi come il nostro per spostare le produzioni in aree dove rispetto dell’ambiente e della sicurezza non rappresentano un vincolo. Ma occorre anche favorire l’adozione dell’innovazione tecnica che oggi ci consentirebbe di costruire in modo più efficace, sostenibile e sicuro. E questo dipende dalla norme rilasciate dal suo ministero. È quindi fondamentale rivedere la normativa tecnica che regola le costruzioni e la certificazione dei prodotti.

E abbiamo bisogno di un intervento anche sulle rinnovabili. Le norme sul fotovoltaico, ad esempio, non stanno producendo gli effetti sperati, sua quelle degli impianti di tipo industriale che quelli di tipo diffuso affidati all’iniziativa dei singoli sulle proprie abitazioni. Anche qui ostacoli di varia natura (normative specifiche locali …) interferiscono sulla loro applicazione. Occorrerebbe una maggiore incisività delle norme che – pur opportunamente studiate – si impongano però sulle particolarità locali e si pongano come obiettivo strategico sovraordinato a superamento delle visioni individualistiche che sorgono a difesa di interessi che dovrebbero essere cedevoli a fronte di obiettivi generali.

Benchmark internazionale

L’autarchia culturale è un vero e proprio pericolo. Vi sono esperienze all’estero che non possono essere considerate un benchmark per migliorare il sistema che regola e gestisce il mondo delle costruzioni.
Penso alla Francia dove con la legge Spinetta del 4 gennaio 1978 si introduceva il concetto e l'obbligo di responsabilità decennale per tutte imprese del settore edile con il coinvolgimento diretto delle Assicurazioni.
Penso all’uso della digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, in particolare dei Paesi nordici, che ha semplificato molti passaggi.
Le major del mondo ICT ci insegnano che spesso è meglio acquisire una start up, piuttosto che cominciare da zero. Ecco anche nella pubblica amministrazione a volte sarebbe un bene acquisire l’esperienze virtuose realizzate in altri paesi piuttosto che cominciare da zero.

PNRR

In questa lettera non ho parlato di PNRR perchè è già, lo sappiamo, nella Sua agenda.
Ma metto alla Sua attenzione due criticità non risolte:

  • le piccole amministrazioni sono e saranno in ritardo, occorre una task force di supporto;
  • alcune opere non sono realizzabili in tempi così stretti, neppure se chiama Superman o Batman ad aiutarLa.

Conclusioni

Caro Ministro Salvini, siamo molto preoccupati.
Siamo preoccupati perchè oggi un sistema burocratico di norme e la mancanza di un filtro all’attività di impresa ha portato alla nascita di migliaia di micro imprese, io le chiamo le furgon-imprese, perchè il furgone di fatto è la loro sede sociale, che operano senza alcuna qualità. Questa giungla ha messo a rischio le aziende migliori, quelle strutturate, che lavorano in qualità e in sicurezza e creano posti di lavoro.

Siamo molto preoccupati per la confusione sui Bonus, dove un provvedimento smentisce il precedente, dove le parti istituzionali coinvolte sembrano in conflitto una con l’altra. Una confusione che continua in questi giorni e che sta creando i presupposti per un default delle costruzioni, con una tremenda ricaduta sociale.
Siamo molto preoccupati per come non viene gestito il problema dei prezzi dell’edilizia, reso ancor più drammatico dal caro energia.
E siamo molto preoccupati che essendo Lei a capo di un partito, essendo Lei anche vicepresidente del Consiglio, essendo Lei da anni attento ad altre tematiche rispetto a quelle dell’infrastrutture, non voglia o non possa dedicare la giusta attenzione all’ambito coperto dal dicastero di cui sarà responsabile.
Per partire, sulla fiducia, le daremo un «10», sperando che ce lo possa riconsegnare intatto al termine del mandato.
Noi con Ingenio saremo operativi raccontandole cosa sta succedendo, sottoponendoLe le questioni da affrontare, monitorando per i nostri lettori quello che farà.
E concludo, quindi, con un «In bocca al lupo», ci aspettiamo molto da lei.

Andrea Dari, Editore e Direttore di Ingenio

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