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Please pay us

Sul numero 15 di INGENIO ho evidenziato come sia necessario avviare una svolta di tipo sociale per rilanciare non solo le costruzioni ma l'intera economia del nostro Paese.
Dopo questo articolo, si è verificato in un ambito più grande, quello degli Stati Uniti, un problema che mi riporta su questo argomento: con il blocco per legge del debito pubblico americano all’importo di 16,69 trilioni di dollari (ovvero 16.690 miliardi) sono stati bloccati i pagamenti degli stipendi della PA e chiusi numerosi servizi (tra cui la Statua della Libertà).

La chiusura dei servizi federali non essenziali non è una novità nella storia americana, visto che si è verificata già per diciassette volte. Per quanto dannoso, lo shutdown ha una portata limitata; il vero pericolo si chiama default tecnico, un’eventualità non così remota per l’economia più grande del mondo.
Perché è accaduto ora? L’anno fiscale negli Stati Uniti finisce il 30 settembre, una prassi che si è diffusa in molte multinazionali anche a livello europeo. Anche il governo federale adotta lo stesso calendario per il proprio bilancio e alla conclusione dell’anno fiscale 2013 molti servizi pubblici dell’amministrazione statunitense si sono ritrovati senza soldi. Dopo settimane di negoziazione infuocate infatti i repubblicani che controllano la Camera dei Rappresentanti non hanno trovato un accordo con i democratici, in maggioranza al Senato, per presentare un bilancio per l’anno prossimo, iniziato il primo ottobre dal punto di vista fiscale. Uno stallo che ha costretto il governo federale ad interrompere temporaneamente i servizi federali giudicati come non essenziali. La chiusura ha avuto un impatto sui dipendenti dell’amministrazione centrale, che sono poco più di quattro milioni. Ottocento mila di loro sono stati congedati senza stipendio, visto che le loro mansioni saranno sospese fino all’approvazione del nuovo bilancio. Il restante 80% dei lavoratori federali, divisi tra civili e militari, potrebbero subire pagamenti nei ritardi dello stipendio, ma potranno continuare a lavorare. I servizi essenziali dell’amministrazione saranno garantiti: le carceri, i tribunali, il controllo degli aeroporti e cosi via rimarranno aperti così come le Poste, visto che il loro finanziamento non dipende dallo spese discrezionali stanziate dal Congresso.
L’impatto però è già stato avvertito da milioni di cittadini statunitensi.
Tra questi la sezione dell’Alaska del servizio meteorologico nazionale degli Usa ha lanciato l’appello “Please pay us” neanche tanto velatamente nascosto all’interno di un bollettino meteo di venerdì. Al momento, poco meno di 4.000 dipendenti del Noaa statunitense (l’agenzia federale che si occupa di meteo, clima ed oceani) sono in servizio nonostante lo shutdown, ma questi 4.000 superstiti non sanno se e quando riceveranno lo stipendio.

Questo appello mi ha fatto pensare alla situazione italiana e a tutte quelle imprese che hanno lavorato in questi anni in appalti pubblici e stanno aspettando di essere pagati. Gli annunci fino ad oggi ci sono stati, anche ad alta voce. Se andiamo a riprendere gli ultimi 100 comunicati stampa di ANCE vedremo che il 90% sono collegati a questo problema, e nell'ultima Assemblea di ANCE anche il vice Presidente UE Tajani è intervenuto per sostenere questa richiesta. Ad oggi sono mancati però ancora i comunicati dei dipendenti, perché spesso a fare da cuscino per questa situazione, ormai paradossale, sono stati gli imprenditori italiani.
Il parallelo è surreale: negli Stati Uniti se mancano i soldi si sospendono i servizi non essenziali, in Italia li si fanno spendere alle aziende.
Due le conseguenze: negli USA si genera un temporaneo problema sociale, ma si frena la spesa, e si pongono le basi per una riduzione del fabbisogno. In Italia non si frena la spesa, anzi alcuni politici continuano a godere dei nostri soldi (vedi Consiglieri della Regione Sardegna, che con i rimborsi della regione si sono pagati orologi e pecore) mentre affossiamo il sistema industriale italiano, creando comunque un problema sociale. Il problema sociale dei nuovi disoccupati esiste per entrambe i Paesi, ma con modalità e prospettive completamente diverse.

Attenzione: negli USA quando si sono accorti che mancavano i soldi non hanno aumentato l'IVA, introdotto l'IMU e aumentato a dismisura la TARSU, hanno ridotto i costi.
Sul numero 15 di INGENIO, come su accennato, avevo scritto dell'esigenza di una riforma che guardasse al Sociale, che consentisse una riduzione dei costi delle famiglie, per rimettere in moto la capacità di spesa e l'economia.
Questo "shutdown" americano evidenzia l'esigenza, se mai ve ne fosse stata l'esigenza, di una riduzione dei costi anche a livello pubblico.

Parafrasando Marx: "uno spettro si aggira per l'Italia: è lo spettro del politicismo". Nel Manifesto Marx scrive “La moderna società borghese, sorta dal tramonto della società feudale, non ha superato le contrapposizioni di classe. Ha solo creato nuove classi al posto delle vecchie, ha prodotto nuove condizioni dello sfruttamento, nuove forme della lotta fra le classi. La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si caratterizza però per la semplificazione delle contrapposizioni di classe. L'intera società si divide sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi che si fronteggiano direttamente: borghesia e proletariato”.

Il nuovo confronto di classe che si sta creando in Italia non è più fra borghesia e proletari, industriali e sindacati, ma tra politici e cittadini, tra una classe di persone che può permettersi incarichi plurimi, iper-pensioni, rimborsi onnicomprensivi, e spesso con la capacità di esercitare anche un potere baronale, e un popolo arrivato allo stremo delle forze, in cui le imprese per sopravvivere si fregano ormai una con l'altra con il meccanismo del concordato di continuità, i professionisti hanno redditi da apprendisti, i neolaureati cercano lavori da cameriere estivo, e si sta creando un nuovo tipo di disoccupato: il dirigente di 50 anni diventato troppo presto un "peso" per i costi delle aziende.

Please pay us, please live with us!!!

 

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