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Porti, clima e resilienza: l’Italia al centro della logistica europea

Durante il convegno sulla resilienza portuale, istituzioni e tecnici hanno discusso le sfide poste dai cambiamenti climatici e il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo. Focus su sostenibilità, innovazione e governance per un sistema logistico europeo integrato.

Durante il convegno “Resilienza dei porti. Le opere di ingegneria marittima e i cambiamenti climatici”, svoltosi presso il MAXXI di Roma, istituzioni, tecnici, ricercatori e rappresentanti del mondo politico si sono confrontati su una delle sfide più complesse del nostro tempo: l’adattamento delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e la trasformazione sostenibile del sistema logistico nazionale.

L’obiettivo ambizioso è stato fissato con chiarezza da Edoardo Rixi, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: rendere l’Italia il secondo pilastro della logistica europea, rilanciandone la centralità nel Mediterraneo e rafforzando il suo ruolo nel sistema industriale del continente. Rixi ha evidenziato tre assi strategici su cui agire per garantire la resilienza dei porti: cambiamenti climatici, trasformazioni geopolitiche e digitalizzazione. Il PNRR, ha sottolineato, affronta proprio questi aspetti. A breve, inoltre, un disegno di legge istituirà una nuova società per coordinare e integrare i porti italiani sotto un’unica regia nazionale.

La lezione della storia e la visione del futuro

Massimo Sessa, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha aperto il suo intervento richiamando l’esempio storico del porto di Traiano, un tempo strategico e oggi scomparso. Un monito che evidenzia quanto i porti siano infrastrutture dinamiche, soggette a trasformazioni dettate da fattori esterni. “È essenziale – ha detto – pianificare gli interventi con un orizzonte temporale definito, soprattutto in un contesto di eventi meteo estremi sempre più frequenti.”

Anche il Ministero della Protezione Civile e delle Politiche del Mare, rappresentato da Stefano Corsini, ha ribadito l’importanza della pianificazione strategica, illustrando il Piano sul mare approvato nel 2023 con sedici direttive per affrontare le sfide ambientali e climatiche legate al contesto marittimo.

Ingegneri e porti: tra scienza, tecnica e sostenibilità

Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), ha sottolineato il ruolo della categoria nella tutela dell’interesse pubblico. “Eventi come questo – ha spiegato – permettono un confronto concreto e multidisciplinare su problemi urgenti come l’innalzamento del livello del mare. Serve un approccio integrato che combini adattamento, mitigazione e cooperazione.”

A rafforzare questo messaggio, l’intervento della Consigliera CNI Irene Sassetti, che ha evidenziato l’importanza della sinergia tra ingegneria, città e porti, annunciando ulteriori incontri tecnici in programma a Genova, Trieste e Barletta per approfondire le Linee Guida sui Piani Regolatori Portuali.

Il cuore del convegno è stato la sessione tecnico-scientifica, aperta da Andrea Ferrante, coordinatore del Gruppo di Lavoro CNI e Presidente della Sezione Speciale PNRR del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ferrante ha presentato un quadro normativo e tecnico di riferimento per la progettazione sostenibile delle infrastrutture marittime, con un focus sull’adattamento climatico. “L’obiettivo – ha affermato – è costruire una filiera concettuale che unisca ricerca, scenari futuri e ricadute progettuali per garantire sicurezza e funzionalità nel tempo di vita tecnica delle opere.”

 

Minacce climatiche: l’innalzamento del mare e la subsidenza

Tra gli interventi più attesi, quello del ricercatore Marco Anzidei (INGV), che ha illustrato gli scenari di innalzamento del livello del mare nel Mediterraneo fino al 2150. Le proiezioni mostrano un rischio elevato per l’Italia, che insieme all’Egitto potrebbe affrontare aumenti superiori al metro. A questo si aggiunge il fenomeno della subsidenza, con ripercussioni drammatiche per molte aree costiere ad alta densità infrastrutturale.

Il tema è stato ripreso da diversi relatori, che hanno sottolineato anche le conseguenze ambientali, turistiche ed economiche dell’arretramento delle coste basse. La necessità di un coordinamento efficace tra pianificazione urbanistica e sviluppo portuale è stata considerata prioritaria, in particolare nei casi in cui i porti siano integrati nei centri urbani.

Altri contributi tecnici sono arrivati da Tommaso Alberti (INGV), che ha analizzato gli eventi estremi e le risposte da predisporre, Paolo Sammarco (Università Tor Vergata), che si è concentrato sugli effetti climatici sulle opere marittime, e Piero Ruol (Università di Padova), che ha trattato la difesa costiera.

Nel pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda moderata da Tiziana Murgia di Assoporti, con interventi di accademici e rappresentanti delle Autorità di Sistema Portuale di tutta Italia, confermando l’approccio multidisciplinare necessario per affrontare la transizione climatica e infrastrutturale in corso.

Come ha sottolineato Rodolfo Giampieri, Presidente di Assoporti, la giornata ha avuto il merito di “anticipare i problemi futuri”. Il cambiamento climatico è sì una questione etica, ma deve essere anche affrontato con strumenti tecnici e normativi adeguati. Innovazione, sicurezza regolatoria e cooperazione tra istituzioni e mondo scientifico saranno gli strumenti fondamentali per rendere i porti italiani pronti alle sfide del futuro".

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