Prepararsi agli spazi confinati nei cantieri
L’effettuazione di interventi nei cd. spazi confinati o sospetti di inquinamento possono essere presenti in cantiere più di quello che normalmente si crede e che presentano. Per evitare incidenti occorre analizzare anche questi rischi, rischi che possono evolvere nel tempo
La riflessione proposta vuole puntare l’attenzione su un ambito specifico di rischio talvolta sottovalutato nelle attività edili, soprattutto se rientrante in operazioni considerate marginali e di breve durata: l’effettuazione di interventi nei cd. spazi confinati o sospetti di inquinamento, che possono essere presenti in cantiere più di quello che normalmente si crede e che presentano, nella fattispecie, una natura peculiare. La sottovalutazione di tale rischio è un lusso che non ci si può permettere mai!
Spazi confinati in cantiere: un rischio da non sottovalutare
Uno scenario di rischio che non può mai essere sminuito è la presenza di potenziali spazi confinati. Inquadriamo la questione
Impalcature ovunque: è boom del settore edile. Le agevolazioni fiscali, come quella del superbonus 110%, hanno fatto arrivare rapidamente al "sold out" la disponibilità delle imprese edili, in quella che si è tradotta in una vera e propria corsa contro il tempo per realizzare le opere.
La necessità di chiudere velocemente il cantiere potrebbe costituire un boomerang per la sottovalutazione di alcuni rischi, seppur elevati, in quanto rientranti in attività considerate effimere rispetto alla complessità dell’opera da realizzare, andando così a costituire una pericolosa intercapedine che dà spazio a possibili trappole mortali plurime in un settore già pesantemente colpito dal fenomeno infortunistico.
È incontestabile che il carico di lavoro straordinario e la necessità di terminare le opere in tempi ristretti, siano situazioni che prestano il fianco ad un ulteriore aggravio di rischio, andando a costituire un alibi incentivante per bypassare le linee di guardia, viste come sovrastrutture pesanti che fanno perdere solo tempo prezioso. A questo si aggiunge la necessità di impiegare nelle attività personale non qualificato ed adeguatamente formato, che potrebbe non avere l’esperienza per individuare le condizioni latenti di pericolo. La sottovalutazione di alcuni rischi però è un lusso che non ci si può permettere mai!
L’attenzione, lo sappiamo, in tutte le attività cantieristiche deve essere sempre massima e non si può trascurare nessun rischio ma, in questa riflessione, vogliamo focalizzarci su un ambito particolare che sicuramente rientra tra quelli da non sottovalutare: l’attività in spazi sospetti d’inquinamento o confinati, che sono presenti nel settore delle costruzioni più di quello che normalmente si crede. Ad essere interessate possono essere proprio le operazioni di breve durata categorizzate come “accessorie”, di poco conto, temporalmente ed economicamente poco influenti sulla complessità dell’opera, non sempre sufficientemente attenzionate e che corrono sempre il pericolo di non essere valutate adeguatamente, esponendo potenzialmente i lavoratori a rischi anche elevati.
Analisi iniziale dei rischi
Pensiamo, ad esempio, ad un cantiere di grosse dimensioni che prevede interventi di “demolizione/ricostruzione”. Anche le fasi preliminari e propedeutiche all’opera, che spesso prevedono operazioni di ispezione, pulizia e bonifica di recipienti e/o spazi, non possono essere sottovalutate, ma devono sempre essere considerate “osservate speciali” nell’analisi dei rischi, anche solo perché potenzialmente rientranti in quelle definite in ambiente confinato o come sospetto di inquinamento. Ogni fase, dunque, anche quelle considerate preparatorie e propedeutiche all’opera vera e propria, dovrà essere analizzata con attenzione.
Nel rispetto di quanto la normativa prevede, il datore di lavoro committente dovrà dare a coloro che lavoreranno in ambienti classificati confinati o a rischio di inquinamento tutte le informazioni sulle caratteristiche dei luoghi, sui rischi principali potenziali, anche desumibili da attività svolte precedentemente.
Gli step per operare negli ambienti confinati
Primo step, dunque, è senz’altro quello di acquisire tutte le informazioni sulle caratteristiche dell’ambiente confinato sia nella forma che nelle dimensioni (altezze, volumi, presenza e posizione delle aperture, collegamenti con altri spazi, conformazione geologica, eventuali planimetrie, etc..), poi successivamente conoscere quale materiale e/o impianti sono al momento presenti nell’ambiente stesso (tipologia di impianti esistenti e posizionamento dei punti di arresto, presenza di materiale combustibile, eventuale documentazione tecnica degli impianti esistenti, etc..). Terzo ed ultimo step preliminare è quello di analizzare gli aspetti legati alle attività da svolgere.
Analisi preliminare del rischio di attività in spazi confinati o sospetti di inquinamento: quali domande porsi
Proviamo ad immaginare un elenco di domande alle quali dover dare certamente una sua risposta per una analisi preliminare del rischio di una attività in spazi confinati o sospetti di inquinamento:
- Sono state definite le caratteristiche reali dell’ambiente confinato, pur senza ancora essere entrati?
- Si conoscono i lavori che devono essere svolti e loro durata?
- Sono stati specificati i pericoli potenziali presenti nel luogo confinato?
- Si è pensato al tipo di verifica preliminare dei parametri ambientali?
- Si è descritto il tipo e la frequenza dei monitoraggi ambientali?
- Sono stati valutati eventuali pericoli derivanti da interferenze con attività limitrofe?
Valutazione dinamica e periodica
L’analisi del rischio nello spazio confinato la possiamo considerare statica o dinamica? Ogni valutazione del rischio non è mai definitiva proprio perché basata da tante variabili, alcune delle quali stocastiche. Proprio in una attività in ambiente confinato, a volte poco conosciuto e dove certe attività non erano previste o programmate, non si può escludere neanche per un attimo che non ci possa essere un cambiamento improvviso.
Parliamo in modo semplificativo di cambiamento, ma sostanzialmente la variazione delle condizioni, interne o esterne all’area di lavoro, può introdurre un nuovo pericolo non valutato. A questo si deve aggiungere una natura unica dello scenario di rischio in ambiente confinato, che lo può rendere mutevole e fluido. I rischi così potrebbero rapidamente evolversi.
Infatti, proprio durante una attività di bonifica, potrebbe capitare che le condizioni interne all’ambiente confinato, sia in termini di contenuto di ossigeno che di presenza di contaminanti, possa cambiare improvvisamente. I rischi potrebbero anche amalgamarsi, contaminarsi, tra una fase e la successiva, facendo variare lo scenario inizialmente delineato per ciascuna fase.
Quindi, in ogni caso, potrebbe essere necessario, forse obbligatorio, sospendere le attività per le rivalutazioni del caso. Non si può lavorare in uno scenario di rischio non analizzato!
Resta fondamentale, in questo caso, anche un monitoraggio periodico o, ove opportuno, continuo di ogni parametro ambientale, eseguiti con l’ausilio di adeguata strumentazione di rilevamento, che sia da supporto per segnalare tempestivamente l’imprevedibile!!!!!
Appare, indubbia e importantissima, la presenza di una vigilanza continua delle attività previste in ambienti confinati. Nel caso di spazi estesi (es. tubazioni, scavi estesi, gallerie, fognature, etc..) se non è possibile controllare visivamente si deve prevedere un collegamento con interfono o attraverso l’utilizzo di ricetrasmittenti. Questi alcuni degli aspetti cruciali che devono essere contenuti e trattati in una procedura di sicurezza.
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