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Quale futuro per la normazione? Cosa cambia dal 1 gennaio 2013

Il quadro normativo del futuro al centro dell'incontro UNI svoltosi in data 4 dicembre

Il 4 dicembre – giorno dell'entrata in vigore del Regolamento Europeo sulla normazione tecnica 1025/2012 (l'applicabilità decorre dal 1 gennaio prossimo) – si è tenuto in UNI un incontro per la presentazione del Regolamento 1025/2012, con la partecipazione dell'On. Lara Comi Vicepresidente della Commissione IMCO del Parlamento Europeo - vincitrice del Premio MEP 2012 come miglior europarlamentare impegnato sulle tematiche del mercato interno e della protezione dei consumatori – e del Consigliere CESE "Comitato Economico e Sociale Europeo" Antonello Pezzini, entrambi attivamente impegnati nelle fasi di elaborazione ed approvazione del nuovo Regolamento Europeo sulla normazione tecnica.

Il Presidente Piero Torretta ha introdotto i lavori facendo un quadro dell'attuale difficile situazione economico sociale nazionale e internazionale, evidenziando come il nuovo Regolamento, nonostante la "matrice tecnica", risulti fortemente connesso ai tempi difficili che stiamo vivendo, a dimostrazione che "l'Europa non è solo la burocrazia invadente che vuole definire la misura delle caramelle; non è solo il cerbero teutonico censore della spesa che, col patto di stabilità e il fiscal compact, vuole solo austerità e pareggio di bilancio; Europa è un soggetto politico che sta dalla parte dei cittadini a cui oggi offre uno strumento per la definizione di regole, partecipate e condivise, per la convivenza, la tutela e garanzia delle persone e dell'ambiente di oggi e di domani, quello che si dice sostenibilità".
Se spesso, infatti, quando il legislatore si occupa di uno specifico argomento gli operatori economici - e anche i cittadini - sono preoccupati delle ingerenze della legge sulla loro attività, sulla loro vita (temendo ingerenze che spesso portano nuovi cavilli, nuovi adempimenti, nuovi oneri, nuovi obblighi, di cui non si capisce l'utilità) nello specifico il Regolamento UE 1025/2012 è un'opportunità perché stimola il processo di normazione, cioè l'autoregolamentazione, la partecipazione dal "basso" che rende potenzialmente sempre meno necessario il ricorso ad una regolazione cogente di dettaglio.
"In questo quadro" afferma Torretta "il nuovo Regolamento assegna alla normazione tecnica il compito di aumentare la competitività per una crescita equilibrata del nostro sistema, portatrice di lavoro e di progresso sociale, di diffondere e consolidare i diritti delle persone (salute, dignità, cultura, welfare), di tutelare l'ambiente, che non solo costituiscono valori irrinunciabili della nostra civiltà, ma sono indispensabili per la coesione sociale e la sostenibilità nel mondo globale".

Il Regolamento si inserisce in questo contesto con affermazioni forti ed impegnative contenute nei "considerando": ..... La normazione europea contribuisce a promuovere la competitività delle imprese agevolando in particolare la libera circolazione dei beni e dei servizi, l'interoperabilità delle reti, i mezzi di comunicazione, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione. .....Le norme possono rafforzare la concorrenza e ridurre i costi di produzione e di vendita, a beneficio dell'intera economia e in particolare dei consumatori..... La normazione svolge un ruolo sempre più importante nell'ambito del commercio internazionale e dell'apertura dei mercati ..... L'Unione dovrebbe promuovere approcci bilaterali con i paesi terzi al fine di coordinare gli interventi di normazione e promuovere le norme europee..... Le norme possono avere un ampio impatto sulla società, in particolare sulla sicurezza e sul benessere dei cittadini, sull'efficienza delle reti, sull'ambiente, sulla sicurezza dei lavoratori e le condizioni di lavoro, sull'accessibilità e su altri settori di importanza pubblica.....
In sintesi: un chiaro indirizzo per elaborare ed approvare strumenti normativi quali facilitatori per governare in modo equilibrato il problema della competitività nazionale e internazionale.

In tutto questo la normazione tecnica è un efficace strumento per condurre il sistema sia verso una concorrenza basata sullo "stato dell'arte" (dei prodotti e dei servizi) e quindi su elementi identificabili e misurabili, sia per stimolare la competitività sul "miglioramento e l'innovazione" che è l'unica possibile. In secondo luogo "la costruzione e condivisione di regole "europee ed "internazionali" (EN e ISO) serve per regolamentare l'accesso a tutti i mercati, contenendo il rischio o la necessità del ricorso a politiche di dumping: regole necessarie – secondo Torretta - per consentire che la salute, la sicurezza, la dignità delle persone, la tutela dell'ambiente siano le stesse nel mondo, almeno nei mondi che tra di loro hanno si relazioni economico commerciali. Se questi valori non si possono tutelare con delle norme comuni condivise e trasparenti, la concorrenza si sposta in modo inaccettabile sulla pelle delle persone".

Infine la costruzione e condivisione di regole nazionali per il supporto, il sostegno dell'innovazione e della competitività del "Made in Italy" (in maniera non difforme da quanto avviene in Germania e nei Paesi in cui la normazione contribuisce al PIL nella misura dallo 0,8 al 1%) serve per chiudere il cerchio costituito da competitività, redditività, domanda interna, occupazione, sostegno del prodotto/servizio nazionale; serve per contrastare la concorrenza dei prodotti contraffatti.
"Serve però anche una crescita culturale. Occorre spezzare il circuito della disinformazione. Non sempre infatti è facile sapere se i prodotti/servizi rispettano lo stato dell'arte. Non sempre tutti marciano nella stessa direzione. Il mercato inoltre non è abituato, spesso non è preparato, a ragionare/giudicare sulla base di elementi concreti, spesso tali elementi non sempre sono formalizzati e, quando lo sono non sempre rappresentano riferimento nemmeno per chi produce/vende!" Per questo UNI ha avviato rapporti di intensa collaborazione con il mondo dei consumatori (con un accordo di ampia portata con il CNCU) ed ha previsto specifiche modalità di coinvolgimento delle PMI nella elaborazione ed approvazione delle norma (con specifici accordi con le Confederazioni nazionali di rappresentanza).
Il nuovo Regolamento europeo regolerà il rapporto tra la Commissione Europea, gli Stati Membri e gli Enti di normazione (comunitari e nazionali) ai fini della valorizzazione e del raggiungimento degli obiettivi assegnati alla normazione tecnica nella strategia della "economia sociale di mercato" Europea.

Il Regolamento contiene una serie di disposizioni che incideranno significativamente sulle attività degli enti di normazione (senza stravolgere i principi che si sono consolidati in 100 anni di normazione nel mondo), in estrema sintesi:

  • introduce soluzioni orientate alla chiarezza e alla velocità della risposta della normazione alle sollecitazioni del mercato e della società,
  • aumenta la credibilità della normazione grazie al coinvolgimento nel processo di elaborazione ed approvazione dei soggetti "sociali" deboli (microimprese, PMI, consumatori, sindacati, ambientalisti),
  • facilita la comprensione della normazione in virtù dell'impegno ad aumentare le informazioni diffuse,
  • formalizza il ruolo e la centralità della normazione in un sistema economico e sociale sempre più difficile.

Conclude Torretta che "la normazione volontaria è quindi uno strumento con grandi potenzialità per riavvicinare il cittadino e gli operatori economici alla funzione della normazione quale modalità non solo di civile convivenza, garanzia e tutela dei diritti, ma come stimolo al miglioramento ed alla innovazione quali elementi indispensabili per garantire uno sviluppo, una crescita del nostro sistema, portatore di lavoro e di progresso sociale: un ruolo, una potenzialità che ha portato UNI a qualificare la sua funzione quale strumento dello Stato Comunità".

La relazione del presidente UNI Piero Torretta si trova all'indirizzo http://www.uni.com/images/stories/uni/aree_tematiche/00_altro/pdf/futuronormazione_relazionetorretta.pdf

L'On Lara Comi – che ha seguito il dossier del Regolamento fin dagli inizi – nel suo intervento ha fatto una panoramica strategico/politica del percorso.
Prima di tutto ha evidenziato l'importanza che il nuovo quadro di riferimento per la normazione sia stato stabilito con un regolamento anziché con una direttiva: il primo infatti è direttamente applicabile a livello dei singoli paesi mentre la seconda deve essere recepita negli ordinamenti locali ed è quindi suscettibile di modifiche: secondo Comi "è opinione diffusa tra i parlamentari europei che per fare una vera Unione Europea si debba ricorrere sempre di più allo strumento regolamentare, sia per la garanzia di uniformità delle regole sia perché la messa a punto ha tempi più vicini a quelli del mercato che non a quelli della politica".
L'obiettivo principale del regolamento è quello dell'ampliamento della partecipazione alle attività di normazione: le regole devono essere stabilite con il coinvolgimento di imprese medie, piccole e anche micro, che a livello nazionale – quello meno dispendioso in termini di costi e di tempi di partecipazione – devono contribuire alla messa a punto della posizione che la delegazione porterà in CEN o CENELEC. "L'opposizione di numerosi Paesi al coinvolgimento delle imprese di minori dimensioni è stata una sorpresa (che ha corso il rischio di bloccare il Regolamento stesso), ma l'obiettivo era irrinunciabile e quindi – anche se non siamo stati in grado di garantire la gratuità della partecipazione di questi soggetti alla normazione - ritengo un grande successo avere stabilito il principio della necessità che a livello nazionale gli enti di normazione si adoperino per minimizzare i costi di partecipazione e accessibilità".
Il Regolamento inoltre prevede un ruolo anche per le rappresentanze "sociali", identificate nelle organizzazioni dei consumatori, degli ambientalisti e dei lavoratori: considerato l'attuale basso livello di consapevolezza del cittadino sull'importanza della normazione – nonostante essa identifichi il livello di qualità della vita della società – il loro coinvolgimento (solo a livello europeo e con ruolo consultivo) era una priorità per chiudere il cerchio tra chi realizza i beni e servizi e il loro utilizzatore finale e ottenere così tutte le sinergie possibili nel processo di normazione.
"Ritengo inoltre molto importante – ha aggiunto Comi – l'invito inserito nel regolamento affinché le istituzioni pubbliche dei Paesi membri partecipino al processo di normazione e collaborino nel modo più ampio possibile con gli enti di normazione nazionale (anche commissionando attività che si interrelino con la ricerca): la PA è potenzialmente un grandissimo utilizzatore delle norme ma attualmente non dà il contributo che dovrebbe".
Infine, il Regolamento dà ampio riconoscimento alla normazione nel settore dei servizi: "in origine si pensava limitarne il campo di azione ai soli prodotti e di fare un provvedimento successivo e più snello sui servizi, ma l'opportunità di completezza – e la più che positiva esperienza trentennale nell'applicazione del principio del Nuovo Approccio ai prodotti – ci ha portato ad includerli, con minime eccezioni per particolari servizi che rimandano alla legislazione dei Paesi Membri, come ad esempio la salute".
In conclusione, Comi ha ripreso il tema del ruolo della normazione europea per il commercio internazionale e l'apertura dei mercati dichiarando che gli USA sono molto interessati agli sviluppi del Regolamento 1025/2012 e la Russia già adotta le norme CEN/CENELEC (il 50% circa del totale):"se si creasse una collaborazione forte Europa-Russia-USA sulla normazione si potrebbero ottenere risultati ancora migliori degli attuali nel campo dell'innalzamento del livello di qualità e sicurezza dei prodotti Made in China distribuiti in Europa e nel mondo: non si tratterebbe di imporre standard ma di raggiungere un accordo che favorirebbe il commercio e la tutela del consumatore".

Secondo Antonello Pezzini (CESE) con questo regolamento l'Europa dimostra la capacità di affrontare le sfide lanciate dai mercati mondiali: "per realizzare il Mercato Interno ed essere in concorrenza con le altre aree del mondo abbiamo bisogno di un sistema di normazione in grado di proiettare le imprese europee in un'ottica di competitività mondiale".
Germania e Regno Unito da sempre sono particolarmente impegnate sul fronte della normazione perché ne hanno capito l'importanza e l'impatto positivo sui propri sistemi economici: "fare" la norma significa "avere" il mercato; nelle loro culture i concetti di "fare" e "fare bene" sono sovrapposti e naturali, così come la conoscenza delle principali norme è diffusa fin nella popolazione; inoltre – a livello mondiale – un numero ridotto di multinazionali ha un potere economico equiparabile al PIL di intere nazioni e ha piene capacità di influire in modo determinante sulla definizione degli standard. Per Pezzini "il Regolamento 1025/2012 cerca di arginare questi fenomeni di concentrazione andando verso la democratizzazione del processo di normazione europea, i riequilibri delle posizioni di potere (almeno a livello tecnico) con lo scopo di valorizzare i bravi, non i grandi. Ben venga quindi il ruolo delle parti sociali e delle micro e piccole imprese".
"Democraticità della partecipazione al processo di normazione, apertura degli enti di normazione verso la società, diffusione della cultura normativa tramite i canali scolastici sono gli elementi determinanti per il successo di un "sistema Paese", verso i quali va – direttamente e indirettamente – il Regolamento 1025/2012".

Ugo Nicola Tramutoli, Presidente CEI, ha chiuso i lavori del convegno ricordando che "l'obiettivo principale della normazione e del regolamento europeo che da oggi la inquadra dal punto di vista legislativo è la tutela del cittadino consumatore, della sua sicurezza e dell'ambiente in cui vive, tramite prodotti e servizi di qualità e con prestazioni certe. In un sistema socioeconomico mondiale dove megainteressi tendono a spazzare via il singolo individuo, gli enti di normazione nazionali e quelli europei devono collaborare con le parti più deboli del mercato per garantire che l'elemento fondante della società civile sia riportato al centro dell'attenzione".

 

Fonte: UNI