Efficienza Energetica | Professione
Data Pubblicazione:

Quando project, energy e facility management si incontrano: Casa della Salute di Voltri, storia di un successo italiano

L’armonica sinergia di diverse professionalità, forse meno lontane tra loro di quanto non racconti la letteratura tecnica, può dare risultati eccellenti che raccontiamo tramite un case history che ne è stato il risultato.

Anche le aziende sanitarie devono porsi la questione dell'efficienza energetica

Questo articolo racconta la storia di un successo, recentemente consacrato nel corso del CasaClima Award 2022, che ha visto la premiazione tra circa 1300 progetti partecipanti quello della Casa della Salute di Voltri in Genova per essere uno dei progetti più ecosostenibili degli ultimi tempi.
Non è un caso che tale premiazione abbia riguardato un edificio pubblico appartenente all’universo sanitario, nella fattispecie di ASL3, l’Azienda Sociosanitaria Ligure in provincia di Genova. In sanità infatti troviamo forse il più eclatante esempio di dispendio energetico, dove addirittura i consumi di un’attività civile raggiungono dei livelli tipici del settore industriale.

Fino ad oggi quella del consumo energetico è stata sempre una goccia nel mare delle spese che si registrano in sanità, dove evidentemente l’obiettivo non è il risparmio di energia per massimizzare i profitti come nell’industria, ma bensì la qualità del servizio assistenziale e la salute dei cittadini.
Be’ inutile dire che la crisi energetica in atto, tanto grave nei numeri quanto repentina nei tempi, sta cambiando altrettanto velocemente le regole del gioco e non passerà molto tempo che i bilanci delle amministrazioni pubbliche sanitarie si porranno il problema…qualcuna prima di altre.
È questo il caso di ASL3 dove l’area tecnica presenta una divisione che si chiama S.C. Programmazione, Gestione Lavori e Risparmio Energetico, e già da diversi anni concorre fattivamente alla realizzazione di strutture assistenziali votate all’efficienza energetica, che va ben oltre ai limiti imposti dalle leggi di settore.

Tale obiettivo, il raggiungimento del quale riteniamo sia stato ben rappresentato nella cerimonia di premiazione avvenuta il 7 settembre 2022 a Bolzano, non sarebbe stato inquadrabile in tempi così relativamente brevi senza una sapiente combinazione di Project, Energy e Facility management.

  • Project Management per focalizzare l’obiettivo e padroneggiare la metodologia con cui raggiungerlo in tempi, costi e qualità certi.
  • Energy Management particolarmente spinto in fase di progettazione al fine di identificare il miglior edificio-impianto adatto ad ospitare l’attività e a soddisfare le relative esigenze energetiche in modo sostenibile.
  • Facility Management, con particolare riferimento alla gestione e manutenzione degli impianti tecnologici, per garantire il mantenimento di un elevato livello di performance degli stessi.

Il problema energetico

Il giusto per non dire indispensabile connubio di queste tre discipline, riteniamo sia uno degli strumenti di cui appropriarsi per affrontare una delle più grandi ed ambiziose sfide che oggi l’Italia si trova ad affrontare, ovvero l’indipendenza energetica dalle fonti fossili che peraltro il nostro paese non possiede. Questo purtroppo è un obiettivo più lontano di quello che, ormai quasi all’alba del 2023 avrebbe potuto essere, a causa della storica scarsa lungimiranza da parte della classe politica dirigente.

La copertura del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili nel nostro paese in realtà non è così male, ma purtroppo (o per fortuna) lo dobbiamo più alle caratteristiche favorevoli di cui godiamo ben di più rispetto ai nostri vicini di casa più a nord, le leggi europee che ci hanno obbligato ad implementare la produzione di energia pulita hanno poi fatto il resto.

La differenza tra un paese che sfrutta le fonti rinnovabili perché è stato obbligato dalle normative europee ad implementarle, rispetto ad un altro che le utilizza perché ci crede davvero emerge confrontandoci col Portogallo, paese a cui non dobbiamo certo invidiare la presenza di sole, vento e mare ma di cui dobbiamo invece ammirare le scelte compiute dalle loro istituzioni che hanno puntato già da molti anni la barra dritta e vento in poppa verso il sole, potremmo aggiungere anche “letteralmente”. Infatti si prevede che la nazione protesa sull’Atlantico raggiungerà la totale indipendenza da energia fossile a brevissimo termine. Il risultato è già tangibile oggi dato che non è da considerare un caso che quest’anno con la crisi post pandemia + guerra in corso, il Portogallo sia l’unico paese UE a registrare un PIL in crescita.

Non solo il Governo centrale ha il dovere di agire

Tornando nel nostro piccolo e a quello che ci diverte chiamare P.E.F. Management, connubio di Project-Energy-Facility Management, in attesa che il nostro Parlamento e chiunque lo andrà ad occupare (mentre scriviamo siamo in piena campagna elettorale per le politiche 2022) si dia una mossa per iniziare a cercare di risolvere il problema dall’alto, le amministrazioni locali sul territorio dal basso possono fare molto e la Casa della Salute di Voltri ne è un ottimo esempio.
Entrando nell’edificio troviamo un paio di cartelli che recitano reciprocamente:

Se tutte le amministrazioni, partendo giustamente e doverosamente dalle pubbliche, iniziassero a credere nelle rinnovabili, progettassero e realizzassero interventi mirati a raggiungere standard che puntino ben oltre a quanto impongano le leggi in termini di energy saving e, infine adottassero una strategia di facilty efficace e mirata ad una gestione oculata dei consumi degli impianti e di mantenimento dell’efficienza degli stessi pari al nuovo, sarebbe già un gran bel passo avanti.
È in questa direzione che sta pioneristicamente andando ASL3, Azienda che da anni persegue la realizzazione di strutture ex novo o come nel caso della Casa della Salute di Voltri, rifunzionalizzazione di edifici esistenti che facciano dell’ecosostenibilità un obiettivo importante tanto quanto quello della qualità assistenziale offerta, effettivo core business di qualsiasi azienda sanitaria.

Il Project Manager

Volessimo descrivere in poche righe cosa significa project management (di seguito anche pm), partendo dalle definizioni che troviamo in letteratura tecnica con un pizzico di personalizzazione da parte nostra potremmo definirlo come: l'applicazione di conoscenze, lo sviluppo di attitudini, la padronanza di metodologie finalizzate allo sviluppo di un progetto con tempi, costi e qualità definiti sin dal principio, concetto che ci piace sintetizzare in “fare le cose con testa e metodo” e forse ancor più “parlare tutti la stessa lingua”.
Oggi in tanti parlano di pm ed altrettanti si dichiarano Project Manager (o PM) ma non tutti sanno che sia la disciplina che il professionista sono da tempo ben normati e, più nel dettaglio nel nostro paese il project management è disciplinato ormai da quasi dieci anni dalla norma di derivazione europea UNI ISO 21500:2013 “Guida alla Gestione Progetti”, recentemente novellata nella UNI ISO 21502 mentre, il professionista Project Manager è normato dalla UNI 11648:2016 “Definizione dei requisiti di conoscenza, abilità e competenza”.

Sempre dal 2016, con la pubblicazione del D. Lgs 50 cd. “Nuovo Codice Appalti”, si è introdotto il concetto secondo cui il RUP – Responsabile Unico del Procedimento, figura chiave degli appalti pubblici, deve essere un Project Manager. Su che cosa voglia dire esattamente questo, se debba essere una persona che ha dimestichezza con la gestione dei progetti, una persona che abbia seguito dei corsi specifici di formazione o una persona certificata secondo gli standard UNI 11648:2016 è talvolta oggetto di dibattito.
L’introduzione di questo concetto, condizione a nostro modesto modo di vedere sicuramente necessaria, non la riteniamo sufficiente a garantire il successo dei progetti. Quando su scrivevamo che il pm può essere ridotto a voler dire “parlare tutti la stessa lingua”, lo dicevamo proprio perché i progetti non sono e non possono essere realizzati da una sola persona. Dunque secondo noi sarà necessario il più presto possibile esigere che il project management sia una disciplina “masticata” da tutte le altre figure chiave che gravitano attorno alla realizzazione di una opera pubblica, primi fra tutti i progettisti durante la fase di design per poi passare al Direttore dei Lavori (DL) nonché al Direttore di Cantiere in fase di realizzo.

Per chi non avesse dimestichezza con i lavori pubblici e la relativa terminologia, il DL è uomo della cd. Stazione Appaltante (SA) che non è altro che l’Ente che ha promosso la realizzazione del determinato lavoro o lo svolgimento di un certo servizio, sovente dipendente della stessa SA per lavori di piccola entità, spesso professionista esterno alla SA con specifico incarico ricevuto da quest’ultima in caso di lavori più importanti. Diversamente il Direttore di Cantiere (detto anche Responsabile della Condotta dei Lavori) è uomo dell’Appaltatore, ovvero dell’Operatore Economico (impresa) a cui è stata affidata l’esecuzione dei lavori o lo svolgimento del servizio.

Naturalmente a seconda delle dimensioni del progetto, queste figure chiave sono accompagnate ed assistite da altre persone e riteniamo non sia difficile comprendere che più cresce il Gruppo di Lavoro (GdL), più è importante che si parli tutti la stessa lingua. Attenzione che quando diciamo “lingua” non s’intende l’idioma ufficiale di una nazione, ma proprio il fatto che le conoscenze, abilità e competenze professionali di ciascun componente abbiano un comune denominatore, costituito proprio dalla disciplina del pm, che consenta al GdL di mettere a fattore comune il proprio contributo, rinunciando alla propria identità di singolo e riconoscendosi come parte integrante di un team e che si realizza con il perseguimento di un obiettivo condiviso. E quale miglior obiettivo aggiungiamo noi se non uno di pubblica utilità?!

Non conoscere ed applicare la dottrina del pm all’interno di un team porta inesorabilmente agli stessi risultati che si otterrebbero se all’interno di un GdL parlassero tutti una propria lingua diversa da quella degli altri componenti e, questa volta si che è da intendersi effettivamente come l’idioma ufficiale di una nazione. Pensate cosa accadrebbe nell’ambito di un grande progetto internazionale se l’architetto italiano, l’ingegnere tedesco e il direttore di cantiere francese non utilizzassero una lingua comune, sembra l’inizio di una barzelletta e anche il risultato sarebbe da ridere o come spesso accade da piangere.
Siamo pertanto oltremodo convinti che l’obbligo che il RUP sia anche un Project Manager è solo un primo piccolo passo all’affermazione del project management nel nostro paese, purtroppo ancora molto indietro rispetto agli altri paesi industrializzati.

L'ARTICOLO CONTINUA...SCARICA IL PDF.

Nel proseguo si parlerà delle figure di Energy Manager, Facility Manager e del P.E.F. Management, oltre alla presentazione della Casa della Salute di Voltri.

Articolo integrale in PDF

L’articolo nella sua forma integrale è disponibile attraverso il LINK riportato di seguito.
Il file PDF è salvabile e stampabile.

Per scaricare l’articolo devi essere iscritto.

Iscriviti Accedi

Efficienza Energetica

Tutto quello che riguarda il tema dell’efficienza energetica: dall’evoluzione normativa alla certificazione dei prodotti, dall’isolamento termico...

Scopri di più

Professione

Tutto quello che riguarda l’attività professionale: la normativa, le informazioni dai consigli nazionali e dagli ordini, la storia della...

Scopri di più

Leggi anche