Rapporto Alluvione Emilia-Romagna: interventi strutturali e non contro i cambiamenti climatici e i rischi idrogeologici
L'alluvione straordinaria del maggio 2023 in Emilia-Romagna, analizzata nel rapporto della Commissione tecnico-scientifica, sottolinea l'urgenza di una gestione integrata del territorio, attraverso interventi avanzati non strutturali, come previsioni avanzate e tecnologie digitali, con opere strutturali innovative, per affrontare efficacemente i cambiamenti climatici e mitigare i rischi idrogeologici.
Rapporto: Commissione tecnico-scientifica, "evento senza precedenti e prospettive per il futuro"
Nel mese di maggio 2023, l'Emilia-Romagna ha affrontato un evento alluvionale di portata, intensità e dimensioni senza precedenti nella sua storia, superando persino l'alluvione del 1939.
La Commissione Tecnico-Scientifica, composta dai professori Armando Brath, Nicola Casagli, Marco Marani, Paola Mercogliano e Renzo Motta, incaricata dalla Regione di redigere un rapporto sugli eventi meteorologici estremi, ha presentato le sue conclusioni, sottolineando la necessità di un approccio innovativo per affrontare la situazione emergente.
Il rapporto, articolato su quasi 150 pagine, offre un'analisi dettagliata dell'alluvione di maggio 2023. Si evidenziano i 23 fiumi esondati contemporaneamente, con un volume stimato di esondazione di circa 350 milioni di metri cubi.
Inoltre, sono stati registrati 11 collassi di dighe, causando allagamenti su una vasta area di circa 540 chilometri quadrati. Le frane, pari a 65.598, hanno interessato un'area di 72,21 chilometri quadrati, coinvolgendo 1.950 infrastrutture stradali.
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La tanta pioggia caduta nei giorni scorsi sull'Emilia-Romagna ha causato anche grandi problemi al terreno, che non è riuscito a reggere una quantità d'acqua così massiccia e in così poco tempo. Ciò ha causato ben 280 fenomeni franosi in 58 Comuni della Regione. Ecco il report di ISPRA, con i dati completi e le cause.
Evento senza precedenti, con tempi di ritorno sopra ai 500 anni
Gli esperti definiscono l'evento come "senza precedenti nella storia osservata", con tempi di ritorno che in alcuni casi superano i 500 anni.
I bacini di Senio, Lamone e Montone sono stati particolarmente colpiti, con la rete artificiale di scolo che ha influenzato la dinamica delle inondazioni. Ancora più alta, quasi inestimabile e nell’ordine di qualche migliaio di anni, la probabilità di accadimento dei due eventi come quello del 2-3 maggio e quello del 16-17 maggio. Infatti, la successione di due eventi ravvicinati ha aggravato le conseguenze, saturando i terreni e impedendo il normale assorbimento dell'acqua.
Il rapporto raccomanda un approccio innovativo alla ricostruzione, sottolineando la necessità di sviluppare nuovi modelli di intervento, considerando i cambiamenti climatici in corso. In particolare, si evidenzia l'importanza di approfondimenti tecnico-scientifici per implementare interventi non solo strutturali ma anche non strutturali.
Il documento dedica ampio spazio all'analisi dei cambiamenti dell'uso del suolo in Emilia-Romagna nel corso degli anni, evidenziando l'espansione della copertura forestale e l'importanza della vegetazione sugli argini dei fiumi. Gli esperti consigliano un taglio selettivo e colturale della vegetazione, mantenendo almeno il 20% di copertura arborea.
Relazione tra rischio idraulico e consumo di suolo
Infine, il rapporto sottolinea la relazione tra rischio idraulico e consumo di suolo, evidenziando la necessità di controllare il consumo di suolo e implementare Piani forestali di indirizzo territoriale come misure preventive di mitigazione del rischio.
Il Report "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023" prodotto da SNPA ha rilevato un consumo nel 2022 di ben 77 kmq di suolo, rappresentando un aumento del 10% rispetto al 2021. Questo fenomeno ha creato città sempre più calde e impermeabili, riducendo ulteriormente le aree agricole e compromettendo i servizi ecosistemici essenziali. Questo fenomeno ha anche influenzato negativamente l'esposizione al rischio idrogeologico. >> CLICCA QUI PER APPROFONDIRE
Nella conclusione, la Commissione suggerisce un'approccio combinato di interventi non strutturali e strutturali per gestire il territorio. Tra gli interventi non strutturali, si enfatizza l'importanza di previsioni avanzate, la creazione di un gemello digitale idrogeologico regionale, l'utilizzo di intelligenza artificiale e big data, e la revisione degli strumenti di pianificazione. Gli interventi strutturali proposti includono opere di ingegneria ben progettate, la stabilizzazione dei versanti colpiti da frane, la costruzione di nuove opere di laminazione delle piene e la promozione di piani di gestione del verde.
In conclusione, il rapporto sottolinea la necessità di un approccio integrato e innovativo per affrontare gli eventi estremi e ridurre il rischio idraulico nella regione.
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