Rapporto OICE sui bandi di gara BIM del 2017: più che triplicate le gare
Necessario attrezzarsi ed investire per un cambio epocale in direzione BIM, un'opportunità per essere più competitivi ed efficienti
Scicolone, OICE: "Necessario attrezzarsi ed investire per un cambio epocale già in atto che va visto come opportunità per essere più competitivi ed efficienti"
E’ stato presentato oggi a Roma il Rapporto sulle gare BIM (Building Information Modeling) del 2017 che l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura italiane, aderente a Confindustria, ha predisposto analizzando 86 procedure di gara per opere pubbliche emesse nello scorso anno in Italia per servizi di ingegneria e architettura.
Dal Rapporto, illustrato dal Direttore Generale OICE Andrea Mascolini, è emerso che le gare BIM coprono al momento una quota minima del complesso della domanda pubblica (solo l’1,4% in numero sul totale dei bandi per Servizi di ingegneria e architettura (S.I.A.) e il 2,5% in valore), ma il 2017 è stato un anno di svolta perché i bandi sono triplicati: si è passati infatti dalle 26 gare del 2016 alle 86 del 2017; erano invece solo 4 nel 2015.
Le amministrazioni più attive sono state i Comuni, seguiti dalle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, le Province e gli Ospedali. Quasi la maggioranza delle gare è stata bandita per opere puntuali, fra le quali oltre il 30% nell’edilizia scolastica. Il BIM è stato prevalentemente richiesto come elemento premiale in sede di offerta, in particolare nella valutazione delle caratteristiche metodologiche dell’offerta, con un punteggio variabile da 1 a 20, quando è stato puntualmente individuato come sub‐elemento di valutazione al BIM sono stati assegnati in media da 4 a 5 punti.
Il Presidente OICE Gabriele Scicolone ha introdotto i lavori affermando “non so certo dire se i cambiamenti che il BIM introduce oggi nelle metodologie di lavoro dei progettisti, nell’organizzazione stessa degli studi tecnici e delle società, siano davvero maggiori rispetto a quelli che hanno contraddistinto il passaggio dal progetto “cartaceo” al “digitale”; certo, anche questa volta, ci troviamo di fronte ad un cambio epocale che, specialmente i progettisti di lungo corso dovranno imparare ad intercettare. Sarà un percorso di evoluzione continua che dovrà essere accompagnato da un cambio di paradigma nel modo di intendere la progettazione e la filiera stessa dell’appalto e della collaborazione tra gli attori del processo ideativo‐costruttivo. L'OICE e i suoi associati hanno già accettato la sfida perché all'estero già da anni si lavora così".
Per Antonio Vettese, Consigliere OICE alla digitalizzazione e Industria 4.0, “il nostro Rapporto 2017 sulle gare BIM evidenzia un crescente interesse verso l’incremento dei livelli di digitalizzazione evocato con il termine BIM. La crescita è sensibile considerando i dati del 2017 confrontati con quelli degli anni precedenti, ma la percentuale dei bandi BIM sul totale dei bandi rimane ancora marginale e non può essere considerata come espressione di un livello di digitalizzazione in crescita ancorché timida, perché, come chiaramente indicato nel Rapporto, il termine BIM è utilizzato molto spesso (non è azzardato dire per lo più) senza precisarne i contenuti, e soprattutto senza un esplicito collegamento alla combinazione migliorata di metodi e strumenti desiderata per disporre di informazioni più efficaci nel ciclo di vita dell’opera”. Una delle soluzioni per OICE è “favorire ‐ dice Vettese ‐ l’incontro fra Project Management e Information Management, da circostanziare, nei contenuti, con sperimentazioni che permettano di definire un corpo delle conoscenze, validato con la prassi, al quale riferire i necessari processi formativi che la trasformazione indurrà e da utilizzare come riferimento univoco per committenze ed operatori”.
Il Provveditore alle opere pubbliche di Lombardia e Emilia Romagna, Pietro Baratono, ha illustrato i contenuti del d.m. 560/2017 che prevede l’obbligo di appaltare con richiesta di BIM dall’anno prossimo per le opere oltre 100 milioni evidenziando che “il BIM conviene a tutti, è richiesto dalle direttive Ue e ha una forte valenza politica: costruire più opere con le stesse risorse, con tempi e costi certi. E’ un’onda digitale che va gestita con ragionevolezza per arrivare in tre ‐ cinque anni ad una rivoluzione del settore pubblico e privato che presuppone da oggi un cambio di mentalità. Bisognerebbe definire le linee guida del Mit”.
Per Giuseppe Di Giuda, Professore dipartimento architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano, che ha svolto una relazione sull’applicazione di linee guida nelle stazioni appaltanti, “esiste molta confusione nell’uso del BIM nelle gare. Occorre una definizione del BIM Use. Non basta sapere usare un software per essere Project Manager del BIM. L’appalto integrato sarebbe necessario perché favorisce l’integrazione”.
Infine sette società hanno presentato alcuni significativi progetti: 3TI Progetti (Alfredo Ingletti) ‐ Beyond BIM: Experience in Doha Metro Project; ambiente sc (Francesca Tamburini) ‐ Approccio metodologico per la progettazione delle opere a verde su infrastruttura ferroviaria in BIM; Artelia Italia (Alberto Romeo) ‐ Elahiyeh Multiuse Complex Tehran (Iran); B5 (Ugo Brancaccio) ‐ Sperimentazione del processo BIM per il restauro architettonico; Recchiengineering (Emanuela Recchi e Enrico Maggi) ‐ Intervento residenziale UPTOWN a Cascina Merlata (Milano): il BIM dal progetto al cantiere; Sinergo (Filippo Bittante) ‐ Riqualificazione edificio storico in Corso Porta Vittoria (Milano); SWS (Alessandro Menozzi) ‐ Stazioni metropolitane di Copenhagen, Cityringen.