Regolamento edilizio-tipo: la Puglia recepisce, ma le altre regioni?
La prima Regione ad aver recepito il regolamento edilizio unico - scadenza adeguamento 18 aprile - è stata la Puglia, mentre nelle altre il recepimento è ancora in fase di predisposizione. Ora che succede?
Il regolamento edilizio tipo è ufficiale in Puglia: è l'unica regione italiana, infatti, che lo ha recepito entro il termine dei 180 giorni (quindi entro il 18 aprile 2017) previsto dall'Intesa del 20 ottobre 2016 tra il Governo, le Regioni e i Comuni raggiunta in sede di Conferenza Unificata sul regolamento edilizio tipo di cui all'art.4, comma 1-sexies del dPR 380/2001. Nella altre regioni italiane, il regolamento è ancora in fase di recepimento. Vediamo quindi gli scenari.
Puglia
La delibera di recepimento con le integrazioni e le modifiche previste dalla legge porta la data del 13 aprile: si prevede anche il recepimento nel territorio della Regione Puglia delle 42 "Definizioni uniformi" (valide per l’intero territorio nazionale) e della "Ricognizione delle disposizioni statali incidenti sugli usi e le trasformazioni del territorio e sull’attività edilizia". Non solo: l'adeguamento prevede altresì la ricognizione delle disposizioni statali incidenti sugli usi e le trasformazioni del territorio e sull’attività edilizia delle disposizioni regionali in materia edilizia, la ricognizione delle analoghe disposizioni regionali e l'adeguamento da parte dei comuni dei propri regolamenti edilizi entro centottanta giorni a decorrere dalla pubblicazione della presente deliberazione sul sito internet regionale.
La delibera avrà immediato effetto dalla sua pubblicazione per la validità delle 42 definizioni, che non comportano modifiche delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici vigenti. Pertanto, non sarà necessario per i Comuni redigere varianti urbanistiche in quanto le definizioni uniformi prevalgono sugli strumenti vigenti. L’assessorato all'Urbanistica della Regione Puglia proseguirà l’azione concertata con il partenariato per coadiuvare l’attività dei comuni.
Altre regioni e riassunto generale
Ricordiamo in primis che le 42 definizioni uniformi (contenute nell’Allegato A), trattano in pratica tutte quelle comuni, dalla “superficie netta alla “superficie utile”, dal “soppalco” alla “sagoma”, oppure anche solo “l’altezza dell'edificio”.
L’Allegato B elenca invece 118 norme statali che hanno un impatto sull'edilizia: nel nuovo regolamento comunale, in ogni caso, qualsiasi norma statale viene richiamata esclusivamente attraverso il rinvio all'Allegato B. Il regolamento edilizio tipo si articola pertanto in due parti:
- Principi generali e disciplina generale dell'attività edilizia;
- Disposizioni regolamentari comunali in materia edilizia.
Tra i principi generali, sono compresi la definizione dei parametri urbanistici ed edilizi, la definizione degli interventi edilizi e delle destinazioni d’uso, le procedure da seguire per ottenere e depositare i titoli abilitativi, la modulistica unificata completa di elaborati da allegare, i requisiti generali delle opere edilizie, cioè limiti di altezza, densità e distanze tra edifici, le regole per gli immobili vincolati.
Le disposizioni regolamentari comunali contengono invece le procedure interne, le norme su qualità, sostenibilità e requisiti tecnici complementari. In ogni caso, gli da perseguire riguardano semplificazione, igiene pubblica, estetica, incremento della sostenibilità ambientale, superamento delle barriere architettoniche e riqualificazione urbana.
Tempistiche e recepimento
La Regioni avevano 180 giorni (termine massimo, scadenza 18 aprile 2017) per adeguarsi al regolamento: in caso di recepimento - come accaduto in Puglia -, il comune è a sua volta obbligato ad adottarlo entro i successivi 180 giorni. In assenza di recepimento ufficiale, scaduti i 180 giorni, le definizioni uniformi e le norme sovraordinate (statali e regionali) “trovano diretta applicazione”.
Se invece le regioni non si adeguano entro la scadenza - ma non sono previste sanzioni - il comune può recepire il regolamento ma non è obbligato a farlo. E, in ogni caso, Il recepimento delle definizioni uniformi non comporta la modifica degli strumenti urbanistici vigenti, che continuano ad essere regolate dal piano comunale vigente.