Regole e certificazioni per Servizi Ausiliari alla Sicurezza: perché adottare la UNI 11926 nei capitolati tecnici
La UNI 11926 definisce i requisiti per certificare i Servizi Ausiliari alla Sicurezza. Lo standard promuove trasparenza, dignità del lavoro e qualità nei servizi, con il ruolo attivo di ICMQ nella diffusione e certificazione delle imprese.
UNI 11926: dignità e regole per i Servizi Ausiliari alla Sicurezza
Quando si va al cinema è normale fare la fila e presentarsi davanti al personale addetto al “controllo titoli di ingresso” del multisala; a una fiera, è altrettanto ordinario imbattersi nel personale addetto alla “gestione dei flussi” per essere accompagnati o indirizzati fino allo stand desiderato; viaggiando per lavoro o per svago, in una stazione ferroviaria o in un aeroporto, è rassicurante poter rivolgersi nel bisogno al personale addetto alle “informazioni”, oppure a quello addetto alla “accoglienza e assistenza”.
Condizione generalmente accettata, mentre si visita un museo, una mostra, o perché no, degli scavi archeologici, è poi quella di essere osservati con discrezione dal personale addetto al “monitoraggio aree”.
Infine, ogni volta che si entra in un edificio o addirittura si torna nel condominio di casa, è solito dare ormai per scontato la presenza di personale addetto al “portierato”.
Nuove norme UNI: la certificazione
dei servizi ausiliari alla sicurezza in Italia
Queste attività, indicate tra virgolette e in corsivo, costituiscono il campo di applicazione della UNI 11926. Si tratta di attività svolte da una vasta e silenziosa platea di addetti, stimati in almeno 100.000 in Italia. La norma ha un importante obiettivo di 'sostenibilità sociale'. In altre parole, mira a dare la doverosa dignità a chi effettua ogni giorno un 'Servizio Ausiliario alla Sicurezza'.
Questo è particolarmente importante alla luce di passati episodi di cronaca, come la presenza diffusa di caporalato e di stipendi 'sotto la soglia della povertà'. L'obiettivo è che l'importanza del lavoro svolto sia finalmente riconosciuta e che i lavoratori ricevano una retribuzione adeguata da parte delle aziende, che sono i loro diretti datori di lavoro. Queste aziende, data la molteplicità dei servizi, appartengono a diversi settori di mercato e sono le destinatarie della certificazione.
Dopo quel momento di grande aspettativa, ovvero la presentazione della norma, l'attenzione da parte dello Stato è diminuita. Purtroppo, la proposta di legge che avrebbe dato l'impulso decisivo per la diffusione della UNI 11926, anche attraverso i relativi appalti pubblici, è rimasta in sospeso. Questo ha portato le aziende ad attendere, forse invano, un intervento pubblico, rallentandone il processo di certificazione.
La speranza di un significativo sviluppo si è quindi spostata sui grandi committenti privati. Sebbene siano ancora pochi, secondo le analisi dei professionisti del settore, tra cui l'Associazione Laboratorio per la sicurezza presieduta da Giuseppe Mastromattei, alcuni hanno già incluso la norma nei loro capitolati.
È importante sottolineare la varietà dei settori coinvolti. Si va dalla Grande distribuzione organizzata (GDO Food, Brico/Fai da te) alla vendita al dettaglio (Retail Abbigliamento e Calzature), dalle Banche alla Logistica. L'importo complessivo degli affidamenti ammonterebbe a oltre 50 milioni di Euro.
Tornando a ICMQ, in qualità di Organismo che ha ottenuto per primo l’accreditamento alla UNI 11926, si sta ormai operando già da un anno esatto, sia nel coinvolgere il più possibile le aziende, sia nel certificarle direttamente.
Accredia, l’Ente nazionale di accreditamento, ha il compito di vigilare sulla salvaguardia dell’obiettivo sociale. Questo obiettivo, prescritto dalla norma, determina la durata dell’audit di certificazione in base al numero esatto di addetti di un’azienda, senza alcuna riduzione.
È fondamentale che committenti e fornitori siano garantiti, tramite la certificazione, dell’affidabilità del servizio offerto, così da valorizzare al meglio le competenze tecniche, molto diffuse in Italia.
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