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Ri-progettare l’Italia. Innovazione, ricerca ed infrastrutture: gli ingegneri oltre la crisi

“L’Italia che deve ripartire”. All’assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) tutti d'accordo sui tre punti dell’innovazione: regole e tempi certi, investimenti e semplificazione della burocratica.

Assemblea Nazionale degli Ingegneri

Innovazione, ricerca ed infrastrutture: questi i temi dell’incontro tenutosi a Roma il 13 novembre 2013, cui hanno partecipato rappresentanti di Ordini degli Ingegneri di tutt’Italia. Un confronto tra la categoria ed il mondo dell’industria, dei trasporti, della finanza. Una giornata in cui il Presidente del Consiglio Nazionale, l’ing. Antonio Zambrano, ha sottolineato la necessità di un gruppo compatto di ingegneri per proporre soluzioni a problemi evidenti alla classe politica, per reagire alla crisi, che ha provocato ad oggi il 40% di disoccupazione giovanile ed ha aumentato il divario tra aree geografiche del Paese, paralizzato da burocrazia e controlli, che bloccano l’iniziativa di privati ed industrie e disincentivano gli investitori esteri.
Innovazione come “investimento nella ricerca, come programmazione delle imprese” ha detto Squinzi, Presidente di Confindustria, come “qualità dell’offerta imprenditoriale”. Ruolo chiave per le start up, come ha affermato Bonfà, vicepresidente CNI: per essere competitivi occorre investire nel mercato internazionale. I dati ISTAT 2011 rilevano un’incidenza della spesa italiana in R&S sul PIL pari all’1,3%, rispetto all’1,9% della media europea, ben al di sotto di Paesi come Germania (2,8%), Portogallo, Irlanda, Spagna. Rispetto al totale europeo di spesa in R&S, l’Italia incide per l’8%, contro il 28,3% della Germania, il 18% della Francia ed il 12,5% del Regno Unito. I dati, presentati all’Assemblea dal Centro Studi CNI, rilevano un altro dato allarmante del sistema produttivo italiano: la scarsa richiesta di capitale umano qualificato, che si traduce in bassa quota di laureati nella forza lavoro, paradossalmente a fronte di un numero sempre in crescita di studenti in ingegneria. L’attuale sistema produttivo italiano si rivela incapace di assorbire forza lavoro ad elevata qualificazione. Conseguenze dirette sono l’inoccupazione dei laureati e la fuga di capitale umano verso l’estero, che indebolisce ulteriormente il Paese.
Tra il 2011 ed il 2012 il Governo ha previsto agevolazioni per lo sviluppo di start up innovative, con riduzione dei costi di avvio (L. 17 dicembre 2012, n. 221). Ma servono ulteriori misure per facilitare la creazione di imprese innovative, di iniziativa giovane.
Mario Baccini, Presidente Ente Nazionale per il Microcredito, vede nel microcredito una risorsa per i giovani che vogliono creare start up, mostrando particolare attenzione all’iniziativa femminile ed alla sinergia con gli Ordini professionali, per creare partenariati e sviluppare iniziative smart.
Luisa Todini, Presidente Todini Costruzioni Generali ha sottolineato la necessità di “creare squadra tra gli ingegneri e chi costruisce, aziende, imprese”: la green economy può costituire un volano per la crescita economica italiana, soprattutto nel settore dell’edilizia, che forse maggiormente sta soffrendo della crisi.
In merito al secondo focus dell’incontro, le infrastrutture, Bonfà ha riferito che si individua un forte ritardo dell’Italia, per almeno 200 miliardi (fonte: Cantiere Crescita Mise 2013), a causa di scarsi investimenti pubblici e strutturali e difficoltà di attivazione di risorse private. Ciò produce diseconomia ed arretratezza del Paese rispetto a standard europei, in un contesto in cui gli investitori sono più attratti laddove le infrastrutture sono più efficienti. Le Linee Guida all’Allegato Infrastrutture al DEF (Documento Economico Finanziario) 2013 - 2015 quantificano un danno per il Paese variabile tra i 50 e i 60 miliardi di euro l’anno, dovuto all’assenza di offerta infrastrutturale e ad una inefficace gestione della stessa.
Il vicepresidente CNI ha fatto presente che solo in questo periodo è stata avviata la rilevazione nazionale delle opere incompiute, in attuazione del decreto 13 marzo 2013 n. 42, mediante il SIMOI (Sistema Informatico di Monitoraggio delle Opere Incompiute). Si rileva ad oggi la presenza di opere pubbliche incompiute per un totale di 1,5 miliardi di euro, per concludere le quali potrebbero essere chiamati ad intervenire gli stessi professionisti inoccupati, competenti in materia di riuso e recupero delle opere.
L’instabilità normativa in relazione alle infrastrutture crea difficoltà applicative da parte degli operatori e delle stazioni appaltanti. Il Centro Studi CNI, che effettua settimanalmente un’analisi dei bandi di progettazione pubblicati dalle più di 2000 stazioni appaltanti presenti in Italia, rileva come il 61% di essi non dà alcun chiarimento sul criterio usato per determinare l’importo a base d’asta, a fronte anche di carenza di indicazioni legislative in merito.
Anche il sistema delle Soa (Società organismo di attestazione) – ha detto Bonfà – ha evidenziato numerose criticità, in particolare la mancanza di trasparenza nel filtrare il numero delle imprese, effettuando un’inefficace selezione sul mercato, ove si immettono anche operatori non realmente qualificati.
Presenti all’incontro Franco Bassanini, Presidente Cassa Depositi e Prestiti, Pierre Louis Bertina, Presidente e AD Alstom Ferroviaria spa, Pietro Ciucci, Presidente ANAS e Mauro Moretti, AD Ferrovie dello Stato. Tutti hanno sottolineato la necessità di grandi investimenti nelle infrastrutture, per fare dell’Italia un Paese competitivo e diffondere la cultura della smart city.
Chiaro l’appello di Zambrano: “Noi ingegneri, noi professionisti chiediamo alla politica di essere coraggiosa, di rivoluzionare il sistema. Noi ingegneri, naturalmente aperti all’innovazione, possiamo e dobbiamo essere protagonisti di questa rivoluzione”.


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