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Stop a cessione del credito e sconto in fattura: il commento del settore delle costruzioni

Il nuovo decreto prevede che per tutti i bonus edilizi non sarà più possibile né la cessione del credito né lo sconto in fattura. Allarme da tutti gli operatori delle costruzioni per le conseguenze devastanti sul piano economico sociale.

Dal 17 febbraio 2023 per i nuovi interventi edilizi prevista solo la detrazione IRPEF

Il decreto legge - approvato nel Consiglio dei Ministri n.21 del 16 febbraio 2023 e poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.40 in tarda serata col n.11/2023 - sancisce la fine dello sconto in fattura e la cessione dei crediti edilizi per tutti i nuovi interventi edilizi.

D'ora in avanti, per Superbonus e tutti gli altri bonus edilizi sarà possibile utilizzare solo la detrazione Irpef.

Come definito all'articolo 2 e 3 , a partire dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e quindi da oggi 17 febbraio 2023 "non sarà più consentito l’utilizzo delle opzioni alternative per tutti i crediti indicati all’art. 121, comma 2 del Decreto Rilancio."

Previste alcune deroghe descritte in questo articolo.

Nel Decreto, costituito da soli 3 articoli sono stati precisati, nel dettaglio, anche i confini della responsabilità dei cessionari che saranno limitati ai soli casi di dolo e colpa grave.

Una scelta che era stata anticipata da qualche rumors ma che non si pensava si concretizzasse in così poco tempo.

Sbigottito e allarmato il settore delle costruzioni che da tempo chiedeva una risoluzione a tutti i crediti bloccati, ma che non prevedeva di arrivare allo stop definitivo delle due opzioni.

C'è in ballo la tenuta economica e sociale del nostro Paese. Queste le preoccupazioni delle associazioni e operatori del mondo dell'edilizia.

Questi i primi commenti.

I commenti del settore delle costruzioni

L'eliminazione di sconti in fattura e cessione crediti porterebbe ad un calo del 30-40% degli interventi di riqualificazione energetica

Unicmi, insieme a Anfit, Assovetro, FederlegnoArredo e Pvc Forum Italia e alla Federazione FINCO ha inviato una nota urgente al Viceministro dell’Economia e Finanze Maurizio Leo, al Presidente della VI Commissione (Finanze) della Camera Dei Deputati Marco Osnato e a tutti i Membri della Commissione, nella quale viene espressa "grave preoccupazione per le drammatiche conseguenze che ha portato il DL 16 febbraio 2023" prevedendo che l'abolizione immediata delle opzioni di sconto in fattura possa produrre, solo per il 2023, un calo fra il 30% e 40% degli interventi di riqualificazione energetica. Ma lo scopo principale della nota è volto a segnalare a Governo e Parlamento la grave distorsione applicativa del decreto causata dalla particolarità del settore dell’involucro edilizio. Esiste infatti una oggettiva asimmetria di criteri per far salve le operazioni in essere al 17 febbraio.

Le associazioni chiedono l'inserimento di un emendamento che preveda l’ammissione delle pratiche per interventi usufruenti di Ecobonus o Bonus Casa con opzione dello sconto in fattura che al 17 febbraio 2023 siano state in possesso di fattura di acconto o di contratto di cessione del credito per l’opzione di sconto in fattura.

Visitando la pagina dedicata è possibile leggere la lettera in formato integrale.

FIVRA, Coordinamento FREE, EU-ASE, KYOTO CLUB, Legambiente e Renovate Italy scrivono al Governo: "I risultati raggiunti grazie agli incentivi sono sotto gli occhi di tutti"

"L’estesa campagna di riqualificazione degli edifici avviata negli ultimi due anni ha contribuito in maniera inequivocabile alla crescita del PIL: ha generato più di un milione di posti di lavoro non delocalizzabili, ha aumentato il gettito fiscale e ha fatto risparmiare più di 1 miliardo di metri cubi di gas naturale all'anno. Questi risultati non possono essere messi in discussione e chiediamo a Governo e Parlamento di lavorare congiuntamente per dare al settore costruzioni una prospettiva di lungo periodo, con un piano chiaro e definito per la razionalizzazione e stabilizzazione degli schemi di incentivazione fiscale per interventi di riqualificazione energetica, necessari per il futuro del nostro Paese".

Questo, in sintesi, il contenuto della lettera scritta da FIVRA, Fabbriche Isolanti Vetro Roccia Associate, FREE - Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, European Alliance to Save Energy (EU-ASE), KYOTOCLUB, Legambiente e Renovate Italy e indirizzata a Governo e Parlamento.

Cortexa: la cancellazione dei meccanismi di cessione del credito e sconto in fattura per Superbonus ed Ecobonus paralizzerà le riqualificazioni energetiche in edilizia

La decisione del governo di intervenire in modo così drastico sul meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura, imponendone il divieto, rischia seriamente di paralizzare il mercato delle riqualificazioni energetiche degli edifici. Questa misura è incoerente rispetto agli impegni presi dall’Italia e dall’Europa in termini di riduzioni di consumi energetici ed emissioni.” Afferma Stefano Deri, Presidente di Cortexa.

Senza considerare che l’intera filiera si era attrezzata per far fronte alla forte domanda di interventi, incrementando la produzione di materiali, rifornendo i magazzini e assumendo personale qualificato. L’entrata in vigore di questa misura colpirà tutte le aziende del settore, e temiamo danni economici molto pesanti. Il Governo aveva inoltre espresso l’intenzione di facilitare l’accesso ai bonus per i cittadini meno abbienti; in realtà, in assenza delle opzioni dello sconto in fattura e cessione del credito, non potendo questi disporre di un capitale iniziale elevato per seguire i lavori, saranno ancor più svantaggiati”, spiega Deri.

Il Sistema a Cappotto, principale protagonista della transizione energetica nel settore edile, consente di ridurre del 45% i consumi energetici di un condominio e del 33% i consumi di una villetta a due piani. Insieme a un piano coerente e a lungo termine di incentivazione fiscale, rappresenta l’unica vera strada percorribile per riqualificare gli edifici esistenti più energivori e soddisfare quanto previsto dalla direttiva europea EPBD sull’efficienza e prestazione energetica degli edifici, inserita all’interno del pacchetto clima “Fit for 55%.” spiega Stefano Deri, Presidente di Cortexa.

Il patrimonio immobiliare italiano è composto al 78% da edifici risalenti all’epoca in cui non venivano adottate vere misure di risparmio energetico, ossia prima della Legge 373 del 1976. Alla luce degli ultimi provvedimenti non ci sono le condizioni per intervenire in maniera significativa su un problema così vasto”. Conclude Stefano Deri, Presidente di Cortexa.


Tempi da record per un Decreto legge che trasforma la prevenzione sismica in una questione da ricchi

"A meno che non si paghino 20.000 euro di tasse all’anno,il Sismabonus è diventato un’opportunità solo a vantaggio di chi gli interventi strutturali se li può economicamente permettere” dichiara l’Ing. Andrea Barocci Presidente di ISI - Ingegneria Sismica Italiana.

Oltre all’allarme economico lanciato da Ance, il Decreto legge appena approvato permetterà interventi di adeguamento sismico esclusivamente a coloro che hanno capienza economica” commenta l’Ing. Andrea Barocci Presidente di ISI - Ingegneria Sismica Italiana che prosegue “La cancellazione dell’art. 121 del D.L. 34/2020, infatti, vede coinvolte anche le pratiche inerenti al Sismabonus. Pratiche che auspichiamo tutti siano in grado di espletare per mettere in sicurezza le proprie abitazioni e per far si che anche lo Stato riduca il proprio intervento economico dopo ogni terremoto.
La cessione del credito e lo sconto in fattura erano dunque un ottimo strumento per dare la possibilità anche ai meno capienti di intervenire strutturalmente. Consideriamo, infatti, che l’80% del nostro patrimonio edilizio è costituito da edifici dei centri storici e da condomini che ospitano situazioni di disomogeneità economica. A questo punto potrà adeguare il proprio edificio solo chi avrà i soldi per farlo.
Vogliamo ricordare che quando il terremoto accade colpisce tutti, quindi lo Stato dovrà nuovamente intervenire per coloro che non hanno la capienza economica per potere usufruire dei bonus. Un cane che si morde la coda. Per intenderci, a grandi linee, a meno che non si abbiano tasse da pagare per circa 20 mila euro annui, le detrazioni fiscali non saranno più vantaggiose”.

Ingegneria Sismica Italiana ritiene si tratti di un provvedimento iniquo e non democratico a vantaggio di pochi e a svantaggio di tanti. Un provvedimento che si allontana completamente dal concetto di prevenzione sismica sulla quale si sta lavorando. Chi dovrà intervenire in caso di terremoto sarà nuovamente lo Stato; tanto valeva quindi lasciare quei soldi a disposizione di tutti e proseguire con lo strumento della cessione del credito.


Cessione crediti: la RPT chiede di essere audita con urgenza

L’organizzazione dei professionisti tecnici ha inviato una lettera al Premier Meloni e al Ministro Giorgetti, manifestando grande preoccupazione per le recenti norme che eliminano lo strumento della cessione del credito.

La Rete Professioni Tecniche reagisce con estrema preoccupazione alle recenti norme che determinano l’eliminazione della cessione dei crediti relativi ai bonus edilizi rivolgendosi, attraverso una lettera, direttamente al Premier Giorgia Meloni e al Ministro del MEF Giancarlo Giorgetti.

La RPT, Associazione che unisce i nove Consigli Nazionali delle professioni dell’area tecnica e scientifica, enti pubblici non economici, rappresentanti circa 600.000 professionisti italiani, molti dei quali impegnati nelle attività tecniche (progettazioni) e sussidiarie dello Stato (asseverazioni della conformità degli interventi) di attuazione degli incentivi edilizi, manifesta la più viva preoccupazione per gli effetti negativi che le suddette norme, recentemente approvate, comporteranno alle attività ed agli impegni in corso da parte dei professionisti che hanno operato ed operano nel rispetto delle norme approvate, svolgendo un ruolo importante ed utile, oltre che necessario, ai fini della tutela dal rischio sismico dei cittadini e degli edifici e delle persone, nonché in relazione all’esigenza, collettiva, di procedere sul percorso della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico.

La Rete è stata sempre presente ed attiva nelle varie occasioni di confronto con il Governo ed il Parlamento sui temi indicati, anche in numerose audizioni con Commissioni Parlamentari, proponendo soluzioni, tecniche ma anche attente alle esigenze di sostenibilità economica dello Stato, con appositi studi messi a disposizione delle istituzioni.

Per questo motivo ha chiesto di essere audita allo scopo di esporre le proprie valutazioni e proposte per evitare o ridurre gli effetti che la sospensione della possibilità di utilizzo della cessione dei crediti e dello sconto in fattura determineranno non solo per i propri iscritti, ma per le imprese e la collettività, nel rispetto della funzione sussidiaria alle esigenze dello Stato.


Perrini (CNI): “Sui bonus per l’edilizia serve capacità di visione e ragionevolezza altrimenti sarà una débacle per il Paese”

La recente decisione del Governo di porre fine al meccanismo della cessione del credito d’imposta per i bonus fiscali, a cominciare da quelli più utilizzati negli ultimi due anni, ovvero quelli per l’edilizia, rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati.

La bolla rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine ad uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid.

Le ragioni e le preoccupazioni del Governo vanno certamente ascoltate e condivise, ma andrebbero ulteriormente motivate e corroborate con dati più analitici per consentire a tutti di trovare una ragionevole soluzione al problema.

Ieri è stato ribadito che i bonus hanno generato una giacenza di crediti fiscali di 110 miliardi di euro legati ad attività edili. Mai il Governo ha indicato con chiarezza la stima del gettito fiscale derivante almeno dalle centinaia di migliaia di cantieri che in questi due anni hanno lavorato con i Superbonus, salvo riportare alcuni dati di difficile interpretazione nei documenti tecnici di accompagnamento alla Nadef 2022.

I 110 miliardi di euro sono una cifra molto consistente in termini di disavanzo. E’, però, veramente difficile non pensare che almeno una parte di questa spesa non sia stata compensata dal gettito fiscale derivante dalle opere realizzate.

Nel 2021 e nel 2022 l’incremento del gettito fiscale è stato di poco superiore al 10%. Nel periodo pre-Covid l’incremento delle entrate fiscali si attestava all’1,7%. Qualcosa negli ultimi due anni sarà successo ed un certo contributo all’incremento delle entrate tributarie sarà stato dato anche dai consistenti livelli di spesa per la ristrutturazione profonda degli edifici.

E’ altrettanto difficile non ritenere che i 62,4 miliardi di euro investiti, tra agosto 2020 e dicembre 2022, per il solo Superecobonus 110%, pur con tutti i limiti e le criticità del caso, non abbiano generato effetti espansivi sull’economia nazionale sia in termini di incremento della produzione che in termini occupazionali.

D’altra parte la Guardia di Finanza comunica che da novembre 2021 a oggi sono stati sottoposti a sequestro preventivo più di 3,7 miliardi di euro di crediti d’imposta presunti come inesistenti. Si tratta di un fatto gravissimo e da censurare.

Eravamo rimasti però alla notizia di novembre 2021 di più di 4 miliardi di possibili operazioni sospette, sui quali il peso dei Superbonus era estremamente ridotto. E’ importante però disporre di dati certi e costantemente aggiornati, così come è importante capire quali siano esattamente i risultati degli accertamenti. Una cosa è il sospetto di truffa, un altro è l’accertamento. Pur riaffermando che le violazioni di legge e i reati fiscali devono essere stroncati sul nascere e devono essere prevenuti, un sistema come quello dei bonus edilizi non può essere smontato sulla base di sospetti.

Con il porre una cesura netta, come ha fatto ieri il Governo, tra chi può ancora usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura e chi non lo potrà fare, non conoscendo ancora da quando esattamente questa cesura scatta, per non parlare delle prove fotografiche richieste per rientrare tra le maggiori agevolazioni, si rischia di creare una confusione incredibile che si innesta in una situazione già molto complessa.

Sui bonus per l’edilizia – afferma Angelo Domenico Perrini, presidente del CNI - serve capacità di visione ed un piano organico e dettagliato anche in previsione degli obblighi che scatteranno con la Direttiva EPDB sull’efficientamento energetico degli edifici. Il Governo blocca repentinamente il meccanismo della cessione del credito d’imposta e dello sconto in fattura perché le giacenze dei crediti in edilizia ha generato un disavanzo ritenuto incontrollabile. La preoccupazione è condivisibile ma la strada per non fare scoppiare una bolla non è quella di guardare solo alle spese dello Stato ma di guardare anche ai ricavi ed agli effetti espansivi generati dal gettito fiscale e dagli incrementi di produzione. Il CNI stima che a fronte di una spesa di 68 miliardi di detrazioni per Super ecobonus, totalizzate tra il 2020 ed il 2022, si sia generata produzione aggiuntiva per oltre 130 miliardi di euro, con il coinvolgimento di quasi 700.000 unità di lavoro dirette e dell’indotto del comparto delle costruzioni. Stimiamo che nel 2022 la spesa per il solo Super ecobonus 110% abbia contributo, in termini di valore aggiunto alla formazione dell’1,4% del Pil.

Tutti abbiamo compreso – prosegue Perrini - che il sistema dei bonus va radicalmente riformato, ma, per capire come, non possiamo considerare solo una parte della realtà, ovvero gli effetti di disavanzo senza considerare gli effetti di crescita innescati dai bonus stessi. E per far questo abbiamo bisogno anche di dati analitici di cui il Governo e l’Agenzia delle Entrate certamente possono disporre. Il CNI fa appello alla ragionevolezza di tutti, Istituzioni e operatori, per trovare una soluzione che porti gradualmente ad una rimodulazione dei meccanismi (fiscali e non) che sostengano un piano di ristrutturazione profonda degli edifici. Ricordiamo che i meccanismi azzerati ora dal Governo, a breve dovranno comunque essere riattivati per fare fronte agli obblighi che verranno imposti dalla Direttiva EPDB. Si tratta peraltro di soluzioni che il Governo da solo, senza confrontarsi con le strutture di rappresentanza di coloro che nei cantieri hanno lavorato, non è in grado di attivare.”


Unicmi scrive al Governo

Dopo la pubblicazione del decreto-legge 11/2023, Unicmi ha immediatamente inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni, al Ministro dell’Economia e Finanze On. Giancarlo Giorgetti e al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica On. Gilberto Pichetto Fratin in cui sottolinea le drammatiche conseguenze che porterà il DL approvato dal Governo il 16 gennaio evidenziando come l’Ufficio Studi Unicmi preveda che l’abolizione immediata delle opzioni di sconto in fattura e delle cessioni dei crediti produrrà, solo per il 2023, un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus) e di ristrutturazione edile (Bonus-casa) e conseguentemente dei fatturati delle imprese produttrici di serramenti e della tenuta occupazionale.

Unicmi comprende la necessità di contenere un debito pubblico incontrollato, ma sottolinea come l’Ecobonus e il Bonus Casa non abbiano mai sforato rispetto alle previsioni di spesa fatte dai vari Governi che si sono succeduti. Infatti, a parere di Unicmi, all’interno del perimetro di questi budget è assolutamente sostenibile per l’Erario anche il mantenimento delle opzioni di sconto in fattura e di cessione dei crediti.

Per Unicmi togliere la possibilità di offrire ai cittadini l’opzione di sconto in fattura significa vanificare gli ingenti investimenti attuati dal comparto italiano dei serramenti non solo sul fronte dell’assetto produttivo ma anche nel settore finanziario, tributario, commerciale e marketing dedicato alle pratiche per gli sconti in fattura.

Per queste ragioni Unicmi ha chiesto al Governo di mantenere la possibilità di attuare lo sconto in fattura per l’Ecobonus e per il Bonus Casa fino al 31 dicembre 2023 attraverso una modifica al Decreto in sede di conversione in Legge. Parallelamente Unicmi attuerà una fortissima azione di sensibilizzazione sui Presidenti e sui Membri delle Commissioni Finanze, Bilancio, Ambiente del primo ramo del Parlamento al quale sarà assegnato il DL per la conversione in Legge.


Superbonus: Feltrin (FLA), imprese e famiglie messe in ginocchio da scelta incomprensibile

Per decreto, nel giro di poche ore, il governo si è assunto la responsabilità di mettere in ginocchio imprese e famiglie, con una decisione davvero incomprensibile e per di più in contrasto con gli obiettivi di efficientamento energetico fissati per il 2030.
Bloccare in un batter d'ali la cessione di nuovi crediti significa tirare il freno a mano all'edilizia e a tutto il suo indotto di cui il Governo, ancor meglio di noi, credo conosca il valore in termini di Pil. Basti pensare che, nella filiera del legno-arredo che FederlegnoArredo rappresenta, ben 3 associazioni (Assolegno, Assotende, Edilegnoarredo) saranno colpite dalla misura. Ci auguriamo che l’incontro fissato dal Governo con le categorie possa portare a una possibile modifica”.

Lo dichiara Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo.

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