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Un’opportunità per aumentare la competitività

È di tutta evidenza che l’attuale crisi che le professioni tecniche stanno vivendo è la peggiore mai vissuta perché riguarda trasversalmente tutti i settori in cui gli ingegneri operano e perché è concomitante con una crisi che riguarda l’intero paese e buona parte dell’Europa. I fatturati negli ultimi due anni sono diminuiti sensibilmente e per il 2012 sono previsti addirittura risultati peggiori e tutto questo avviene contemporaneamente all’aumento considerevole del numero dei liberi professionisti molti dei quali “obbligati” dalla mancanza di lavoro nelle industrie, nelle pubbliche amministrazioni o nelle scuole. In questo contesto, che vede circa il 40% degli iscritti agli Ordini di Ingegneri e Architetti con meno di 40 anni e senza una occupazione stabile, con una società in continua trasformazione, la libera professione o si evolve o è destinata a spegnersi sotto la concorrenza delle società di ingegneria e dei professionisti esteri che magari operano tramite internet creando un “mercato” ipercompetitivo non sempre attento alla “qualità” delle prestazioni. Per sopravvivere alla crisi occorre essere più competitivi anche riducendo i costi delle strutture che possono essere messe in comune integrando all’interno della stesse strutture competenze diverse e complementari e l’eventuale capitale deve consentire, in presenza di un mercato interno debole, di sviluppare attività anche all’estero magari con un supporto all’internazionalizzazione da parte dello stato. Questa lunga premessa per dire che Inarsind ritiene indispensabile una reale modernizzazione delle professioni tecniche e in questo senso ritiene le società tra professionisti un’opportunità che i tecnici in generali e gli ingegneri in particolare debbono cogliere per rafforzare le loro strutture rispetto alla composizione media attuale che ci vede, con 1,5 addetti per studio, in fondo alla classifica delle strutture professionali europee. Tutto ciò, almeno in teoria, dovrebbe essere agevolato dalla nuova legge di conversione n. 27/2012 che ha modificato la legge di stabilità 2012 (legge n. 183 del 2011) nella parte che riguarda la costituzione di società tra professionisti secondo i modelli societari regolati dai titoli V e VI del libro V del codice civile introducendo la limitazione ad un terzo del capitale sociale di eventuali soci non professionisti così come richiesto al Governo da Inarsind e da tutti gli organi di categoria, introducendo le cosiddette “cooperative del sapere”, ponendo le società sotto il controllo degli Ordini professionali e consentendo il rispetto del segreto professionale del singolo da opporre agli altri soci professionisti o no. Inarsind non è mai stata contraria all’ingresso del capitale nelle società tra professionisti e a chi è assolutamente contrario bisogna ricordare che architetti e ingegneri hanno già le “società di ingegneria” della legge Merloni che sono delle vere e proprie società di capitali senza alcuna limitazione, se non quella di avere un direttore tecnico architetto o ingegnere e questo ad oggi non ha creato particolari problemi. Certo varata la legge è necessario regolamentare le Stp per quanto riguarda i redditi che dovranno essere considerati esclusivamente come redditi “professionali”, assoggettati per interno alla contribuzione delle casse di previdenza per non impoverire quest’ultime che già soffrono di problemi di sostenibilità ma, di converso, queste società dovranno godere di tutte le agevolazioni riservate alle altre società di capitali come ad esempio finanziamenti, agevolazioni, dilazioni creditizie, ammortizzatori sociali e così via di cui però Inarsind chiede, da tempo, l’estensione ai professionisti singoli ed associati.