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Il BIM è morto?

È possibile parlare, in questa congiuntura storica, sia pure provocatoriamente, della fine o della morte del BIM? Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici ridefinisce il ruolo del BIM con la Gestione Informativa Digitale, ma le implicazioni sull'autonomia algoritmica sollevano interrogativi cruciali sulla trasformazione digitale nel settore pubblico e privato.

BIM con il nuovo Codice Appalti: evoluzione o estinzione digitale? analisi e prospettive

Il D.Lgs. 36/2023, il Codice dei Contratti Pubblici, lodevolmente cerca di sostituire al famigerato acronimo la locuzione più estensiva e articolata di Gestione Informativa Digitale, al netto di un paio di incursioni operate nel disposto legislativo, ma se si domanda, con un prompt, ai Modelli Linguistici di Grandi Dimensioni di sintetizzare i contenuti dell’articolo 43 del medesimo Codice, essi citeranno … il BIM, come interpretazione autentica della espressione precedentemente menzionata.

Naturalmente, al BIM sono intitolati autorevoli comitati tecnici istituiti presso gli organismi normativi nazionali, sovranazionali e internazionali e il BIM stesso funge da prefisso a profili professionali sempre più richiesti dal mercato, che ne lamenta la carenza, ma che da essi, prima di tutto si attende che siano in grado di ottimizzare processi essenzialmente, nella propria essenza, analogici.

Soprattutto, però, qualunque cosa sia il BIM (al netto di alcune definizioni tendenzialmente ufficiali o riconosciute), difficilmente si potrà fare a meno del ricorso all’acronimo per fare intendere ai più quale sia l'oggetto del discorso.

Il punto, tuttavia, è che sempre più sorgono dispositivi, eterogenei tra loro, il cui elenco ormai si trova ovunque nella pubblicistica, capaci di generare o di elaborare dati, in parte crescente, strutturati e che sono incrementalmente disponibili soluzioni tecnologiche atte a connettere e a interrogare dati eterogenei e a mettere in relazione metadati appartenenti a basi di dati e a sistemi informativi plurimi, sino a fare sì che i dati operino come agenti diretti nei processi decisionali.

In particolare, nel medio periodo, è immaginabile che modelli linguistici di grandi dimensioni e altre innovazioni digitali saranno in grado di rendere interpretabile e operabile dalle macchine qualunque tipologia di documento e di interagire senza mediazioni con qualsiasi strumento digitale.

Lentamente, del resto, termini ed espressioni quali dizionario dei dati, modello di dati, ontologia, RDF, semantica, SHACL, SPARQL e molti altri iniziano a divenire relativamente familiari e, a medio termine, probabilmente a entrare anche nella giurisprudenza amministrativa e civile.

Tutto ciò inevitabilmente conduce a pensare che il BIM, che già oggi agisce come una parte per il tutto, anche in senso ostativo alla autentica comprensione della trasformazione digitale, in taluni casi, sia destinato a estinguersi, o meglio a diluirsi, nell’ecosistema dei dati e delle informazioni.

Alla vigilia di una scadenza che, pur con molte resistenze e forse con qualche ulteriore eccezione, diverrà significativa, colla parziale cogenza prevista dal Codice in questione, occorre domandarsi quali siano i margini di comprensione e di interiorizzazione da parte della maggior parte degli attori del versante della domanda pubblica e degli operatori del versante della domanda e dell’offerta privata di un fenomeno, la trasformazione, non tanto la transizione, digitale che implica due aspetti, o meglio due esiti, dalle conseguenze profonde:

  • la tracciabilità di ogni azione e di molti pensieri di coloro che agiscono entro gli ecosistemi digitali, che porta a enfatizzare la possibilità dell’esercizio di poteri di sorveglianza;
  • la prevalenza di una decisione sempre più algoritmica, in cui la riserva di umanità, così come la spiegazione causale, appaiono in discussione nei confronti di modelli decisionali predittivi (e pregiudiziali?)

In ogni caso, è palese che la logica digitale imponga probabilmente, in nome della computazionalità e della univocità, un impoverimento culturale e semantico, a meno che intelligenze artificiali generali e senzienti non vengano a proporre originalità aliene.

Paradossalmente, nel momento in cui ci si pone la finalità di sensibilizzare, di educare, di formare vaste platee di soggetti pubblici e privati al BIM, intravedendo un notevole divario tra l’atteso e l’effettivo, non si può evadere da alcuni interrogativi che sono esistenziali per il settore.

Certo, dunque, si potrebbe tranquillamente affermare che, allorché il BIM si appresti a vivere la stagione della sua normalizzazione e della sua affermazione presso il mercato, anzitutto in termini di banalizzazione, ma pure di disseminazione, esso contribuisca alla sua estinzione, nell’universo digitale, i cui tratti destinali sono, comunque, densi di incognite, oltre che di potenzialità.

LEGGI: Il Documento di Indirizzo della progettazione e il Capitolato informativo: la complessa transizione da documenti a dispositivi

 

Transizione digitale nelle costruzioni e nell'immobiliare: l'evoluzione contradditoria

In un certo senso, la transizione digitale nel settore della costruzione e dell’immobiliare si sta evolvendo in modo contraddittorio. Non avrebbe quasi sicuramente essere potuto altrimenti, ma non sembra esistere una adeguata consapevolezza dell’evento.

Un esempio è dato dalla modalità con cui il versante della domanda pubblica possa, in conformità alle disposizioni contenute nel Codice dei Contratti Pubblici, governare i processi relativa alla esecuzione dei lavori attraverso la Gestione Informativa Digitale.

Ciò comporta la comprensione del modo in cui il versante dell’offerta privata possa gestire in termini digitali le transazioni entro la propria catena di fornitura, interagendo colla controparte contrattuale entro un Ambiente di Condivisione dei Dati.

L’assunto è che progressivamente ogni azione e ogni atto siano traducibili in termini comprensibili agli algoritmi e che si inneschi un graduale fenomeno di autonomazione che ci si augura resti parziale.

Per le stazioni appaltanti o per gli enti concedenti vi è la assoluta urgenza di iniziare a ricostituire data set adeguati a realizzare un corpus linguistico di dominio al fine di addestrare i modelli linguistici di grandi dimensioni.

I fattori trasformativi per la gestione digitalizzata dei lavori nei contratti pubblici sono essenzialmente:

  • l’estrazione di dati strutturati dai modelli informativi per la loro analisi in termini di Intelligence attraverso l’interrogazione tramite il linguaggio naturale;
  • l’estrazione di dati (strutturati) dai documenti redatti in linguaggio naturale per essere confrontati coi primi attraverso elenchi di regole configurate analogamente;
  • il collegamento tra diverse basi di dati e tra dati eterogenei allo scopo di effettuare interrogazioni, trarre indicazioni, realizzare predizioni.

L’obiettivo è quello di permettere alle macchine di interpretare e di analizzare tutto ciò che si riferisca alla realizzazione dei lavori pubblici.

L’interrogativo concerne, appunto, l’opportunità di concedere gradi di autonomia alla decisione algoritmica con riferimento alla riserva di umanità.

APPROFONDISCI: Le vie della digitalizzazione nelle costruzioni e nell'immobiliare: cogenze legislative, Governo dei processi e politica industriale

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