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Storia del laterizio: l’industria laterizia di Roma

Storia dell'uso del mattone

Articolo tratto dal libro STILE LATERIZIO II - I laterizi cotti fra Cisalpina e Roma - Capitolo 2

Ampia e variegata è la famiglia dei laterizi cotti impiegata, a partire dal I sec. d. C., dalle maestranze edilizie romane fino a diventare specifica cifra costruttiva dell’architettura di epoca imperiale.
«Nell’antica Roma – afferma Richard A. Goldthwaite – fabbricare mattoni era l’unica attività industriale in cui la classe dirigente investisse. Da un certo punto di vista si trattava di una produzione rurale fondata com’era su risorse umane e materiali provenienti dalle proprietà immobiliari di un ricco, e un investimento in quella direzione non comprometteva la loro nobiltà di membri di un’aristocrazia terriera. Il grande quantitativo di manodopera a disposizione dei proprietari terrieri faceva sì che alcune fornaci realizzassero produzioni massicce. Resti archeologici attestano le straordinarie dimensioni di questi impianti, e lo studio degli stampi usati per i mattoni ha rilevato la loro ampia distribuzione. Il grande mercato per questo prodotto, quello che ne rese possibile lo stesso sviluppo, fu creato dalla concentrazione urbana della società romana, soprattutto dopo la fondazione dell’impero.»
Com’è noto, la valle inferiore del Tevere aveva sviluppato già in epoca repubblicana una fiorente industria per la produzione di tegole piane impiegate nella copertura dei tetti; non sarà stato difficile, pertanto, ampliare e specializzare tale produzione di laterizi soprattutto quando si scoprirà che dalle tegole stesse è possibile derivare facilmente tipi di mattoni dalle misure standard (basate su multipli o frazioni del piede romano) flessibili e duttili per la realizzazione dei paramenti murari posti a contenimento dell’opus camenticium.
Con l’avanzare dell’età imperiale, la produzione dei laterizi cotti per l’edilizia romana assumerà i caratteri di una vera e propria industria specializzata (per qualità, quantità, varietà di tipologie di prodotti) funzionale alla moderna concezione romana di costruzione, indirizzata a “tempi rapidi” di esecuzione e alla “grande dimensione”. Sostenuta da una produzione di massa dei materiali edilizi e da una organizzazione efficiente di cantiere l’architettura d’età imperiale riuscirà a compiere prodigi realizzativi come testimoniano – citando solo qualche opera esemplare – la costruzione della Domus Aurea neroniana (64-68 d. C.) realizzata in cinque anni, il Pantheon (118-125 d. C.) in dieci anni, le terme di Diocleziano (298-305 d. C.) in non più di otto anni.
Grazie alla consuetudine di imprimere bolli di fabbrica, soprattutto sui tipi più grandi di laterizi, identificativi del proprietario degli stabilimenti di produzione unitamente al nome della fornace è possibile seguire, in qualche modo, l’evoluzione di quest’industria.
I bolli, in forma di marchi a lettere incavate o a rilievo, sono impressi nell’argilla fresca mediante punzoni di metallo o matrici di legno; nella loro configurazione esplicativa più completa indicano la proprietà del terreno di cava (praedium), il nome della fornace (figlina), quella del gestore (officiantor) insieme alla data di fabbricazione.
 

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