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Un quinto delle case italiane è vecchio e in pessime condizioni: nel Sud la situazione peggiore

A fare il punto sullo stato del nostro patrimonio edilizio una indagine condotta da CONFARTIGIANATO che ha evidenziato nel Sud la maggior percentuale di case in pessimo stato di conservazione mentre l’Umbria e il Trentino Aldo Adige registrano le percentuali più basse.

A fare il punto sullo stato del nostro patrimonio edilizio una indagine condotta da CONFARTIGIANATO che ha evidenziato nel Sud la maggior percentuale di case in pessimo stato di conservazione mentre l’Umbria e il Trentino Aldo Adige registrano le percentuali più basse.
Ad oggi il 74,1% degli edifici residenziali italiani sono stati costruiti prima del 1981 ed hanno quindi 35 anni ed oltre di vita.
 
Nel nostro Paese 2.051.808 edifici residenziali, pari al 16,8% del totale, sono in mediocre o pessimo stato di conservazione.
Una percentuale che sale al 21,1% per gli edifici costruiti prima del 1981, mentre la quota di riduce al 4,7% per gli edifici nati tra il 1981 e il 2011. Lo rileva un’analisi condotta da Confartigianato secondo la quale le cose peggiorano nel Mezzogiorno dove sono più diffuse le cattive condizioni delle case.
 
LA SITUAZIONE DELLE REGIONI. Il record negativo si registra in Calabria con il 26,8% del totale degli edifici residenziali in mediocre-pessimo stato di conservazione. Seguono la Sicilia, con una quota del 26,2%, e la Basilicata con il 22,3%. Le cose vanno decisamente meglio in Umbria e in Trentino Aldo Adige, regioni in cui la quota di case in cattive condizioni è la più bassa d’Italia e si limita al 10,7% del totale. Segue la Toscana, dove la quota sale all’11,5%.
 
LA SITUAZIONE DELLE PROVINCE. A livello provinciale il primato negativo va a Vibo Valentia dove è più diffuso il cattivo stato delle case (31,4% del totale), seguita da Reggio Calabria (31,3%) e Catanzaro (25,8%). Al capo opposto della classifica le provincie più ‘virtuose’ sono Prato (8,2%), Bolzano (8,5) e Siena (8,5%).
 
ETÀ DELLE ABITAZIONI. In totale in Italia si contano 12.187.698 edifici residenziali – l’84,3% degli edifici totali – con 31.208.161 abitazioni. Gli edifici comprendono case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine in complessi residenziali e condomini o palazzine con negozi o sedi di attività economiche in genere a piano strada.
I tre quarti (74,1%) degli edifici residenziali italiani sono stati costruiti prima del 1981 ed hanno quindi 35 anni ed oltre di vita, mentre le realizzazioni più recenti sono il rimanente 25,9%.
Le cattive condizioni delle case, oltre a mettere a rischio la sicurezza dei cittadini, contribuiscono a gonfiare la bolletta energetica delle case. Secondo la rilevazione di Confartigianato, infatti, il comparto residenziale determina il 28,8% dei consumi finali di energia. Più di quanto assorbono i trasporti su strada (27,7%) e l’industria (22,7%).
 
EFFETTO BONUS FISCALI. La spinta a migliorare la condizione delle abitazioni di molti italiani arriva dai bonus fiscali per ristrutturazioni e risparmio energetico previsti dalla legge di Stabilità.
“E’ indispensabile – sottolinea Arnaldo Redaelli, Presidente di Confartigianato Edilizia – rendere stabili e permanenti, nella misura indicata nella legge di Stabilità 2016, gli incentivi fiscali che consentono di raggiungere più obiettivi: riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio ed efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, rilancio delle imprese delle costruzioni, emersione di attività irregolari”.
Secondo Confartigianato, la filiera dei settori delle costruzioni e dell’indotto manifatturiero conta complessivamente 680.354 imprese e 1.664.426 addetti. In maggioranza si tratta di piccole aziende: 594.828 micro e piccole imprese fino a 20 addetti dell’edilizia, installazione di impianti e fabbricazione dei mobili, che danno lavoro complessivamente a 1.343.467 addetti. A questi si aggiunge l’indotto manifatturiero in cui operano altre 85.526 imprese e 320.959 addetti (19,3% dell’intera filiera).