Riaprire i Cantieri ai tempi del Covid-19
riflessioni per evitare il collasso del settore, ma anche per rafforzarne la reputazione.
Una rapida rassegna delle principali guide datoriali relative alla (ri)apertura dei cantieri al tempo della pandemia, pubblicate, oltreché in Italia, in Francia, in Germania, nel Regno Unito, riporta apparentemente una serie di fondamentali misure puntuali relative agli accorgimenti necessari per prevenire il contagio sul luogo di lavoro, misure che coinvolgono sia il responsabile dei lavori e il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione sia le figure corrispondenti sul versante datoriale.
A una lettura più attenta, tuttavia, emergono tre linee di pensiero e di azione precise.
La prima, naturalmente, riguarda la necessità di ragionare, in termini associativi, a proposito di criteri aggregativi di approvvigionamento e di distribuzione dei dispositivi di protezione individuale specifici e di altre soluzioni, sia ai fini della loro disponibilità effettiva sia per abbattere gli estracosti unitari, per i quali è immaginabile l’insorgere di una controversia tra le parti contrattuali relativa a chi debba sopportarne gli oneri.
In secondo luogo, è evidente come le procedure di lavoro si intersechino con una disciplina, anzitutto, mentale che non solo pertiene alle interazioni, ma che richiede una sistematicità nelle azioni ripetitive di sanificazione personale e, soprattutto, una nuova modalità di relazione con gli altri operatori, già presente in termini di interferenza legata alla prossimità spaziale e all’inconsapevolezza del contesto, con riferimento a lavorazioni altrui il cui contenuto è ignoto al singolo lavoratore.
Sotto questo profilo, le sperimentazioni in corso a Brescia sul rapporto tra uomo e macchina, nell’ottica dell’Internet of Things, da parte di ESEB e dell’Università degli Studi di Brescia dovrebbero, in futuro essere estese all’interazione tra gli operatori negli spazi operativi del cantiere.
Si ricorda, peraltro, che gli studi e le sperimentazioni in atto stanno dimostrando come non solo Data Science e Communication Technology siano rilevanti, ma anche cine il dato numerico possa agire direttamente nel processo decisionale: come accade allorché il badge impedisce a un operatore privo delle necessarie qualifiche o abilitazioni di azionare un macchinario oppure quando un operatore entra in una zona ristretta del cantiere sprovvisto delle relative autorizzazioni, ovvero allorché tecnologie legate al riconoscimento automatico delle immagini, o di altra natura, possano evidenziare condizioni di densità e di sovraffollamento inaccettabili.
In terzo luogo, ciò che più conta, è che dalla rassegna delle raccomandazioni e delle prescrizioni si evinca chiaramente che in gioco, con un orizzonte che trascende il periodo emergenziale, in connessione con una impostazione, peraltro, già pre-esistente, appunto, vi sia una concezione «industriale» del cantiere.
Il che, ovviamente, ha poco a che fare con prospettive e scenari di mera digitalizzazione e, tantomeno, di automazione o di robotica, bensì attiene a una metodologia gestionale che richiede di essere interiorizzata da parte di maestranze che, invero, nelle prossime generazioni, saranno sempre più aduse a una cultura del dato, a cui si rifanno tutte le applicazioni che attualmente, al di fuori del cantiere, si rivolgono alla comprensione degli spostamenti delle persone e al tracciamento dei loro contatti in funzione epidemiologica.
La sfida è, dunque, sul medio periodo, quella di scansare una dimensione di eccessiva medicalizzazione delle attività cantieristiche, pur salvaguardando le indispensabili condizioni di preservazione della salute, conseguibile solo a patto che certe attitudini comportamentali, supportate da una autentica cultura digitale, divengano patrimonio condiviso, nel rispetto della protezione dei dati personali, anche attraverso procedure di anonimizzazione.
Le misure immediate da adottare nei confronti del fenomeno pandemico non sono, sperabilmente, destinate a protrarsi oltre un certo temporale, benché la loro attualità sia determinante per consentire la prosecuzione dei lavori e la sopravvivenza degli attori professionali e imprenditoriali.
D’altro canto, come era già intuibile a proposito della gestione e della salute nei cantieri promossa dal diritto comunitario, si tratta di affermare una cultura gestionale più matura nel comparto.
Occorre, dunque, cogliere l’occasione non solo per evitare il collasso del settore, ma anche per rafforzarne la reputazione.
Con ogni probabilità, dal punto di vista dell’immaginario, ad esempio, le procedure di accesso al cantiere o le modalità con cui possano svolgersi le riunioni all’interno delle baracche di cantiere diverranno iconiche.
Si pensi, ad esempio, alla possibilità di costituire mappe del calore che attengano ai cantieri entro una specifica area territoriale, specie di quelli che fanno riferimento a un singolo committente o a una singola impresa, nonché di tracciare i contatti relativi agli spostamenti tra sedi e cantieri, oppure di fare sì che siano posti in quarantena i contatti degli operatori contagiati.
È, innegabile, infatti, che, pur in presenza di condizioni emergenziali, la digitalizzazione del cantiere abbia subito una improvvisa accelerazione e che i corrispondenti dispositivi (a partire dal sistema informativo) non siano, e, soprattutto, non saranno, meno importanti, di mascherine, guanti, visiere, termometri, saturimetri, liquidi disinfettanti, bombole di ossigeno, e quant’altro oggi sta, purtroppo, divenendo familiare, nonostante che fosse, già, in parte, dotazione del luogo di lavoro.