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Dal recupero di un silo abbandonato nasce il più grande museo di arte contemporanea africana - Zeitz MOCAA Museum

Come trasformare un gigantesco silo di cemento in disuso in un museo di arte contemporanea

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Aperto al pubblico il 22 settembre 2017, il Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) è il più grande museo al mondo dedicato all'arte contemporanea africana e alla sua diaspora, situato nell'Area del V&A Waterfront a Cape Town in Sudafrica, è il risultato di un’interessante ed audace operazione di recupero firmata dall'architetto britannico Thomas Heatherwick.
Il museo è ospitato in uno spazio di 9.500mq, distribuito su nove piani, ricavato e riprogettato ad hoc dalla monumentale struttura dello storico Grain Silo Complex.


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Zeitz MOCAA si trova sul V&A waterfront, a Cape Town, percorso ogni giorno da circa 10.000 persone

Oggi il Grain Silo - un edificio-icona per lo sviluppo industriale e commerciale della città, utilizzato per quasi ottant’anni come impianto di conservazione del grano e in disuso dal 1990 - si erge con i suoi 57 metri di altezza, come monumento al passato industriale di Cape Town e, contemporaneamente, come un baluardo dell'arte contemporanea in uno stile che potremmo definire neo-brutalista.
La struttura è stata ripensata per raccogliere, conservare ed esporre le opere degli artisti africani del XXI secolo, ospitando regolarmente una programmazione dallo sguardo aperto sul resto del mondo, grazie alle mostre temporanee, di rilievo internazionale e a scopo educativo.

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Zeitz MOCAA durante i lavori

L’edificio originario era costituito da due elementi principali: una torre affiancata da un blocco compatto di 42 cilindri (silos) in cemento.
Come spiega l’architetto Heatherwick nella video intervista il gruppo di progettazione si trova di fronte ad un oggetto costituito da file serrate di tubi, non esiste spazio non ci sono piani…
Ma, piuttosto che ricorrere  ad una demolizione massiccia, sceglie significativamente di raccogliere la sfida lanciata dall’edificio conservandone il carattere, la memoria industriale.
Per questo si decide di scavare uno spazio centrale, l’atrio, concepito come cuore del museo attorno al quale verrannoo dislocate le gallerie espositive.
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Thomas Heatherwick, ha dichiarato: "L'idea di trasformare un gigantesco silo di cemento in disuso costituito da tubi verticali in un nuovo tipo di spazio pubblico è stata bizzarra e avvincente sin dall'inizio. Ci siamo subito entusiasmati all’idea di far rivivere questa struttura trasformandola  in un luogo in cui la gente potesse vedere e godere delle opere più incredibili del continente africano. La sfida tecnica consisteva nel trovare un modo per ritagliare spazi e gallerie dalla griglia alveolare alta dieci piani senza distruggere completamente l'autenticità dell'edificio originale. Il risultato è stato un processo di progettazione e costruzione che ha riguardato sia l'invenzione di nuove forme di rilievo, supporto strutturale e modellazione, sia l’utilizzo di normali tecniche di costruzione”.
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Il concept sviluppato da Heatherwick Studio è stato quello di scavare letteralmente un atrio all’interno dell’edificio, modellandolo  attraverso un processo digitale basato sul concetto di tubi cilindrici intagliati. In particolare, partendo dalla digitalizzazione di un singolo grano di mais, ingrandito fino a coprire l’altezza totale dell’impianto, è stato possibile ottenere migliaia di coordinate che hanno dato origine ad una composizione scultorea concava. 

 

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Il risultato è assolutamente scenografico e suggestivo: uno spazio maestoso, un vuoto di 4.600 mc  che consente al fruitore di percepire, in maniera decisamente inaspettata, quello che era il reticolo geometrico originario dei silo.
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Scavare i silo di cemento è stata un’impresa tecnicamente impegnativa. I tubi di calcestruzzo erano infatti molto fragili avendo uno spessore di soli 17 cm, per cui sono stati rinforzati internamente con una fodera in calcestruzzo armato che ha generato una struttura composita spessa 42 cm. I bordi sezionati sono stati inoltre lucidati per creare un netto contrasto con la matericità della parte grezza originaria.
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L’atrio è illuminato da una copertura in vetro stratificato e serigrafato che va a costituire la pavimentazione del giardino delle sculture; alcuni cilindri attorno all’atrio sono utilizzati per l’alloggiamento degli ascensori e delle scale elicoidali mentre i cilindri perimetrali sono stati sostanzialmente sezionati e convertiti in cinque piani di spazi espositivi per mostre temporanee e permanenti. 
Sono 9.500 i mq ricavati su nove livelli, di cui 6.000 mq dedicati all’arte con 80 gallerie, un giardino di sculture sul tetto, depositi, bookshop, bar e sale lettura.
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Un investimento di circa 31 milioni di euro, condotto da Jochen Zeitz, ex-amministratore delegato di Puma e collezionista d’arte contemporanea africana, in partnership con il V&A Waterfront, cuore portuale di Città del Capo che attrae migliaia di visitatori al giorno. Il Grain Silo Complex rinasce con il museo Zeitz Mocaa ma anche con un hotel di lusso. All’interno degli antichi silo di stoccaggio è stato infatti scolpito il museo, mentre negli ultimi sei piani di quella che una volta era la torre di movimentazione meccanica del grano sorge The Silo Hotel gestito dal gruppo Royal Portfolio, un hotel cinque stelle immerso nel paesaggio naturale sudafricano con interni a cura dell’interior designer Liz Biden.

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Zeitz MOCAA: dalla sezione si nota il carattere di testimonianza dell’atrio mentre le sale espositive sono volutamente lasciate come scatole bianche, neutre,  in cui le protagoniste diventano le opere esposte

Esternamente il complesso architettonico in calcestruzzo a vista conserva la volumetria originaria così come la finitura.
Le pareti in calcestruzzo degli ultimi livelli sono state eliminate lasciando solo il telaio strutturale in cui sono stati inseriti pannelli in vetro strutturale realizzati mediante sfaccettature triangolari dalla forma convessa, dei veri caleidoscopi che riflettono texture e colori circostanti cambiando continuamente nel corso della giornata. Leggermente gonfiate verso l’esterno, queste nuove finestre si inseriscono all’interno del telaio in cemento armato simulando la pressione idrostatica cui era sottoposto il grano all’interno dei cilindri e si illuminano di notte trasformando il silo in un faro per il porto e per la città.
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Fonti testi e immagini
www.designboom.com

www.heatherwick.com