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Come gestire i fabbricati rurali e gli altri immobili particolari nel nuovo modello telematico di successione

Come inserire correttamente le informazioni aggiuntive e come indicare i casi più particolari

edificio rurale

 

Come inserire correttamente informazioni aggiuntive e come indicare i casi più particolari: alcuni esempi

Continua l’estenuante lavoro di “interpretazione” del nuovo modello telematico di dichiarazione di successione, necessario per capire dove andare ad inserire le corrette informazioni da fornire alla Agenzia delle Entrate nella compilazione del nuovo modello telematico obbligatorio dal 1 Gennaio 2019.

Se infatti con il vecchio modello cartaceo il professionista poteva, tramite la sezione “Osservazioni”, inserire le informazioni aggiuntive che caratterizzavano il singolo cespite laddove esso si scostasse dalle regole tradizionali per tipologia, il nuovo Modello, composto di campi blindati, non permette di inserire dati aggiuntivi. 

La sfida del professionista è quindi quella di capire come inserire correttamente dette informazioni aggiuntive e come indicare i casi più particolari.

Vediamo ad esempio alcuni dei casi più difficoltosi da gestire in riferimento ai cespiti immobiliari.

 

L’Ente Urbano in dichiarazione

Una delle questioni più discusse riguarda, ad esempio, l’inserimento o meno in successione di un immobile censito al Catasto Terreni e classificato come “Ente Urbano”.

Premesso che il bene in oggetto si trova nella partita speciale del Catasto Terreni ed è privo di intestazione catastale, risultando “Area di enti urbani e promiscui”, esso, non essendo intestato al de cuius non deve essere inserito in successione, anzi, il suo inserimento bloccherebbe la pratica. 

E ciò, nonostante si trovi tra i codici natura nel quadro EB anche la natura “Ente Urbano”-

 

Il “Valore Zero” in dichiarazione e i fabbricati rurali

Un altro aspetto problematico nel nuovo modello è dato dalla impossibilità di inserire i cespiti a valore zero. 

Il modulo di controllo dell' Agenzia delle Entrate richiede, infatti, che per ogni cespite inserito in dichiarazione debba essere presente un valore superiore a zero (il presupposto su cui l’Agenzia si basa è il fatto che un qualsiasi bene ha, comunque, un valore di mercato, ancorché minimo, da poter indicare).

Questo blocco, in questi primi 5 mesi di applicazione del modello ha portato a contestazioni, soprattutto in riferimento ai fabbricati rurali che, qualora mantengano i requisiti di ruralità in capo agli eredi, da sempre, si inseriscono in successione a valore zero. 

L’Agenzia, dunque, prendendo atto della problematica, ha stabilito che, in relazione agli immobili, eccezioni al blocco del “valore zero” siano: 

  • fabbricati rurali ancora censiti al Catasto Terreni  (codice natura R) e inseriti nei quadri EB/ EL 
  • fabbricati censiti in categoria D/10 che presentano i requisiti di ruralità e inseriti nei quadri EC/EM.

In tutti gli altri casi sarà necessario inserire un valore anche se minimo. 

Anche nel caso, ad esempio, di immobili censiti in categoria F/1 e privi di rendita catastale, essi andranno inseriti senza indicare la rendita ed inserendo un valore di mercato, minimo o maggiore a seconda del caso.

Stesso discorso per gli immobili eventualmente censiti al Catasto Fabbricati in categorie diverse dal D10 (ad esempio, l’abitazione del coltivatore o un magazzino o una stalla): anche per essi sarà necessario inserire un valore minimo perché la pratica passi i controlli della Agenzia.

 

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