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Mai più come prima

Per lungo tempo nei nostri racconti e nelle nostre discussioni, ci sarà il prima e il dopo pandemia. E nella storia, nei racconti di chi verrà, resterà traccia di questo periodo.

 

Per lungo tempo nei nostri racconti e nelle nostre discussioni, ci sarà il prima e il dopo pandemia.

E nella storia, nei racconti di chi verrà, resterà traccia di questo periodo.

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Nulla sarà più come prima.

E oggi, tutti ci chiediamo come sarà il dopo, è in questo ho una certezza,  dobbiamo augurarci che alcune delle cose a cui siamo abituati non siano davvero mai più come prima.

 

Burocrazia o semplificazione

In questo contesto di salto evolutivo, pensando al settore in cui principalmente opero, la mia riflessione più attuale è quella sulla necessità di dover migliorare le modalità con cui si investono i capitali nelle infrastrutture e soprattutto sul trade off che esiste tra burocrazia e velocità di realizzazione delle opere. 

Nel passato il problema è rimasto aperto, perché il dilemma sul percorso da compiere era: velocizziamo le procedure di appalto o evitiamo che corruzione e malavita si intromettano?

Fin quando questi due aspetti verranno visti in antitesi e la burocrazia verrà percepita come ostacolo alla corruzione allora il problema rimarrà irrisolto.

Io non credo che la burocrazia sia un valido ostacolo alla corruzione. Credo invece sia il luogo dove l’inefficienza si nasconde creando fardelli inutili e giustificando la propria incapacità. 

Io non credo che la compilazione del certificato antimafia sia un ostacolo alla mafia. Credo invece che la Mafia trovi riparo in un sistema normativo ingombrante, impreciso e spesso difficilmente comprensibile.

Come possiamo allora accelerare le attività di assegnazione delle opere senza permettere che la corruzione e la malavita si insinuino nei grandi appalti?

Partiamo da alcuni aspetti che conosciamo: operiamo in un sistema in cui vi sono una serie di difficoltà e non si riesce a garantire i giusti investimenti e soprattutto un’infrastruttura adeguata alla nazione. Il nostro è un sistema inefficiente in cui vi è un codice degli appalti che – malgrado la recente revisione - nessuno ritiene adatto. 

A questo si cerca soluzione con formule diverse. In molti fanno riferimento a nuove formule innovative. 

Si prenda per esempio le modalità utilizzate per il ponte di Genova. Un modello nato da un’emergenza, in cui sotto l’egida dell’obiettivo a tutti i costi sono stati tagliati molti passaggi burocratici. Replicare questo metodo tout court non è ovviamente corretto, ma prenderne spunto per rivedere il processo dell’appalto, della conduzione del progetto e della costruzione per semplificare le regole generali è sicuramente utile e necessario, anche se ciò lascia perplessi altri che invece sono abituati a sistemi molto più lenti che, a loro dire, garantiscono trasparenza ed evitano corruzione ed altre attività fraudolente. 

L’elemento chiave che si dovrebbe porre di fronte a chi si oppone al cambiamento è che, malgrado tutta questa burocrazia, che rallenta in maniera inconcepibile la realizzazione delle infrastrutture, resta il problema dela corruzione e la qualità delle opere che si realizzano  quasi sempre mediocri se non addirittura scadenti e spesso superate.

 

Se vuoi cambiare devi cambiare qualcosa.

Mettere in contatto le menti pensanti, che in questi giorni sono in modalità “relax” anche definita Smart Work, potrebbe essere utile. 

Ho sempre sostenuto che se alcuni pezzi dello Stato parlassero tra loro, si scambiassero impressioni e considerazioni, dando l’uno all’altro il proprio contributo si potrebbero trovare soluzioni che esistevano ma che nessuno riusciva a vedere perché spesso immerso solo nel proprio punto di vista.

Ricordo che quando ero alla Segreteria Tecnica del Ministero delle Infrastrutture avevo iniziato un colloquio a tutto tondo con una serie di soggetti, sia di altri ministeri, MISE e MEF in primis, sia di altre strutture operative del Governo, con cui cercavamo di trovare soluzioni a vari problemi di quel ministero. Ricordo che discutevamo con il Ministero degli Esteri di BIM, utilizzato in ANAS e in RFI, perché questa tecnologia vedeva l’Italia all’avanguardia e poteva essere utile per il rilancio del sistema Italia a livello mondiale. Una discussione del tutto accademica e commerciale, ma un diplomatico ed un magistrato, che rappresentano l’Italia al G20 sull’ anticorruzione, ne intravidero una Best Practice tutta italiana per il loro tavolo. Pochi scambi di idee e proponemmo questa tecnologia come contributo al G20 sull’anticorruzione che si è tenuto in Giappone nel 2018.

Sinceramente, prima di quell’esperienza, tutto avrei pensato tranne che una tecnologia così innovativa potesse anche essere un elemento catalizzante per la corruzione. 

 

Dove si annida la corruzione 

Dopo quel confronto mi sono reso conto che bisogna dare spago alla chiarezza, alla trasparenza e mettere in luce gli aspetti oscuri che sono il luogo dove corruzione, illegalità e malavita prendono posto.

Mettere in competizione una Ferrari con una Panda risulta a tutti cosa assurda. 

Ma volendo acquistare un’auto se il capitolato di acquisto la identifica come un oggetto con un motore, quattro ruote, uno sterzo e che deve garantire la possibilità di raggiungere il limite massimo di velocità consentito, capirete che Ferrari e Panda sono in diretta competizione. 

Quindi descrivere con il massimo livello possibile di dettaglio quello che si intende appaltare è un enorme catalizzatore per evitare che ci siano delle zone poco chiare in cui di solito prosperano i malintenzionati. 

Definire a monte ogni singolo dettaglio e quindi effettuare una progettazione capillare utilizzando la tecnologia BIM, così che non ci siano momenti di ambiguità, offre un adeguato livello di trasparenza e di comunicazione. 

La trasparenza e la pubblicità sono due aspetti importantissimi per il contrasto alla corruzione e nello stesso tempo sono gli elementi fondamentali per poter garantire il prodotto finale in termini di qualità, di costi, di utilizzo e manutenzione che poi risultano essere fondamentali per la vita stessa dell’opera.

 

La Giurimetrica

La tecnologia non pervade soltanto gli aspetti tecnici della progettazione delle opere, ma oggi la matematica, le scienze, l’innovazione e soprattutto lo scambio informativo vengono utilizzati per garantire alcuni parametri che anche la magistratura e chi effettua il controllo della spesa può e deve utilizzare. 

Quando i parametri sono oggettivi e matematicamente condivisibili otteniamo valori che ci aiutano a capire cosa stia accadendo. 

Con i colleghi del CNR più volte abbiamo detto che il rating e il ranking sono due indicatori che possono farci capire la qualità sia dei prodotti sia delle aziende a cui ci affidiamo. Il nuovo concetto di Giurimetrica si affaccia tra le scienze che stanno emergendo e sono strumenti fondamentali per il contrasto alla corruzione e soprattutto per individuare in modo oggettivo anomalie che altrimenti non sarebbero evidenziate. 

In passato i concetti di offerta anomala o con alcune modalità di aggiudicazione degli appalti, ormai del millennio scorso, tentavano invano di affrontare il problema in modo del tutto arcaico. L’informatica unita alla possibilità di uno scambio informativo elevato e multidisciplinare ci mette nelle condizioni di poter capire al meglio cosa accade non solo durante le fasi di progettazione e di realizzazione dell’opera ma anche comprendere la qualità dei soggetti che la realizzano.  

 

Perché realizziamo un’opera

Inoltre, cosa molto più importante, dobbiamo ricordare che un’opera viene realizzata non per essere inaugurata ma per funzionare nel tempo e quindi deve, durante tutto il suo periodo di vita, garantire oltre alla sicurezza anche la massima efficienza al minor costo possibile. 

Realizzare un’opera che sia efficiente durante tutto il suo periodo di vita contrasta enormemente con l’opera che ha un costo competitivo solo alla data dell’inaugurazione. 

Il rating e il ranking delle aziende, dei professionisti, dei fornitori di materiali, dei dirigenti che hanno gestito le varie attività di realizzazione, la finanza che viene impiegata e soprattutto chi gestisce l’opera realizzata potranno a loro volta ricevere il giusto rating e il giusto ranking e quindi contribuire in tutto e/o singolarmente alla valutazione “Giurimetrica” che scaturirà. 

 

Selezioniamo gli attori giusti

Se tutte le opere fossero realizzate seguendo questi parametri avremmo infrastrutture efficienti, costi e tempi certi, ma soprattutto una selezione naturale dei professionisti, delle aziende, dei materiali e dei dirigenti dove sarà premiato il cammino delle eccellenze e stimolato il declino di coloro che in passato hanno infettato questo settore con corruzione, inefficienza e malafede.

Inoltre la percezione che l’utente finale avrà dell’opera sarà il metro di valutazione dell’opera stessa. Vedere un’infrastruttura efficiente pone tutta la filiera che l’ha realizzata in una posizione di assoluto rispetto mentre quando non raggiunge un adeguato livello di efficienza si mette in discussione non solo il singolo disservizio ma tutta la filiera che lo ha generato.

Tutta la filiera che realizza infrastrutture partendo dalla fase politica, che ne genera il finanziamento, passando per la progettazione, l’autorizzazione, la realizzazione e finendo alla sua gestione, deve essere valutata utilizzando i parametri del rating e del ranking per ogni soggetto interessato.

 

Il politico, si spera, poi deve rendere conto alle prossime elezioni. Ma gli altri?

Risulta abbastanza normale comprendere come un famoso architetto racconti un’opera da lui realizzate e che tutti possono verificare essere bella ed efficiente. Allo stesso modo se una determinata opera non verrà mai utilizzata o risulterà del tutto inutile allora quell’architetto difficilmente indicherà quell’opera come una sua creatura.

Accettare di utilizzare il denaro pubblico per realizzare qualcosa deve essere una grande responsabilità che pone chiunque utilizzi quel denaro in una vetrina in cui trasparenza e pubblicità siano espressi ai massimi livelli.

 

E-Permit nuovo concetto di burocrazia

Oggi vi è la possibilità di far viaggiare l’informazione in modo efficiente. 

La burocrazia mette in campo dei limiti che spesso sono assunti a standard. 

Per esempio i 90 giorni di attesa per una risposta d’ufficio sono dovuti al fatto che il processo burocratico ha interiorizzato che quell’impiegato potrebbe essere nel suo mese di ferie a cui si aggiunge un mese di arretrato, perché è stato in ferie, a cui si aggiunge una serie di tempi tecnici. Per cui quei 90 giorni sono diventati la prassi come se quell’impiegato andasse in ferie tutti i mesi. 

Potremmo fare decine di questi esempi e scoprire che la burocrazia è molto spesso la normalizzazione dei casi limite su cui tutti poi si adagiano e che accettano senza capirne il motivo. Casomai, poi, ci si dimentica come mai quella norma sia stata emanata.

Un sistema di condivisione dei documenti e delle autorizzazioni è già operativo e proprio noi, in Regione Campania, lo abbiamo attivato e ci è stato anche premiato all’evento Building Smart International di Pechino lo scorso ottobre. Abbiamo dimostrato che si può fare e bisogna farlo girare.

 

Riscriviamo le norme - Partiamo da zero

Il groviglio di norme e di leggi che limitano il corretto avvicendamento delle attività, necessarie alla realizzazione di un’opera, credo difficilmente possa essere corretto con degli emendamenti.

Vedrei più rapido ed efficace un testo unico che inizi con queste parole: 

 

Art. 1 - La presente norma annulla tutte le precedenti

 

Scrivere ex novo credo sia molto più semplice che tentare di correggere le norme in vigore.

La sfida è ardua, il risultato incerto, ma non possiamo fare a meno di affrontare il problema seriamente. L’alibi tecnologico non esiste più, le capacità ci sono, è dimostrata la fattibilità. 

Abbiamo i legislatori adatti?