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Progettare e adeguare le RSA in epoca post Covid-19

Una dettagliata analisi che affronta il tema della progettazione delle RSA in contesto post-Covid fornendo indicazioni anche per la corretta gestione della qualità dell’aria interna.

Il testo affronta il tema della progettazione delle RSA in contesto post Covid-19.

Quali sono le esigenze degli ospiti delle RSA e quali le necessità di controllo della IAQ (qualità dell’aria interna)?

Come tali esigenze possono essere risolte attraverso un’accurata progettazione?

Le soluzioni a pannelli radianti rispondono bene a queste esigenze, garantendo adeguati livelli di comfort interno. 

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Gli aspetti architettonici delle RSA: l’organizzazione per nuclei

Le strutture RSA forniscono un livello medio di assistenza sanitaria integrandolo con un livello alto di assistenza tutelare ed alberghiera. La progettazione di queste strutture trova un riferimento normativo nella legge 67/88 e nel DPCM 29/12/89, che definiscono le caratteristiche minime che gli ambienti devono possedere. 

In merito alla scelta della localizzazione è consigliabile posizionare le strutture RSA in zone già urbanizzate, integrate nel contesto urbano o in aree facilmente raggiungibili da mezzi pubblici; per evitare il più possibile l’isolamento degli assistiti e agevolare l’incontro con le famiglie. Generalmente l’unità base di queste strutture è formata da 20-25 posti letto per anziani non autosufficienti e da circa 10-15 posti per disabili fisici, psichici e sensoriali, utilizzando in maniera flessibile gli stessi spazi edilizi.

In accordo con il già citato DPCM dell’89, le strutture RSA devono avere requisiti funzionali, tipologici, spaziali e morfologici progettati secondo un'unica matrice. La progettazione integrata in questi casi assume un valore ancora più ampio: è necessaria, infatti, un’attenta progettazione della capacità ricettiva unitamente a quella di assistenza.

È fondamentale, in tal senso, avere chiaro già in fase preliminare la dovuta differenziazione degli spazi. 

La regola da seguire per la progettazione è rappresentata dal concetto di nuclei o moduli base, aggregabili tra loro e adattabili al diversificarsi delle esigenze. I moduli, inoltre, garantiscono una buona flessibilità dell’organizzazione interna.

Ci saranno quindi: 

  • Nuclei elementari singoli per anziani non autosufficienti che possono beneficiare anche dei servizi sanitari e sociali posti all'esterno;
  • Nuclei elementari singoli per disabili fisici, psichici e sensoriali posti che possono beneficiare anche dei servizi sanitari e sociali posti all'esterno.

Dall’aggregazione di un numero maggiore o minore di nuclei derivano poi le dimensioni della struttura che può ospitare quindi da un minino di 20 a un massimo di 120 posti per anziani non autosufficienti e da un minino di 10 ad un massimo di 45 posti residenziali per disabili.

L’organizzazione per nuclei fornisce il vantaggio di raccogliere nella stessa struttura gruppi di ospiti differenti, allo stesso tempo è utile a creare occasioni per la socializzazione spontanea all’interno del nucleo. Oltre a garantire la migliore assistenza agli ospiti, anche sotto il profilo gestionale, l'organizzazione per nuclei modulari e dotati di servizi autonomi, appare essere la più idonea per un razionale impiego del personale e per l’utilizzazione delle risorse.

Le R.S.A. devono essere articolate con ambienti dedicati a diverse funzioni: oggi, questo richiede accorgimenti funzionali che permettano di ridurre il rischio di contagi all’interno. Si possono distinguere in particolare:

  • L’area abitativa costituita dalle camere di degenza: all’interno possono essere presenti da 1 a 4 posti letto con relativi servizi igienici, dotati di telefoni mobili; è necessario prestare particolare attenzione alla qualità dell’aria interna e alle attività di sanificazione dovuta alla caratteristica di essere ambienti condivisi o destinati a deposito e pulizia, in modo da ridurre la concentrazione di virus ed inquinanti in genere;
  • Le aree di servizio che ospitano: il soggiorno, le aree gioco, le cucine con le relative sale pranzo, bagni assistiti, sale medicali e sale deposito di varia natura: anche in questo caso risulta sempre più importante il monitoraggio e la gestione della qualità dell’aria, ma aspetto anche molto importante è il mantenimento della distanza sociale: quindi ambienti dimensionati e arredati in modo tale da consentire l’interazione evitando l’alienamento degli ospiti (già problematici) ma riducendo al minimo il rischio di contagio (ospiti particolarmente delicati, anziani e bisognosi di assistenza quindi già potenzialmente compromessi e indeboliti);
  • Le are di vita collettiva: ingresso, uffici amministrativi ma soprattutto le aree polivalenti, gli angoli bar, le cappelle per il culto, locali parrucchiere e barbiere etc.  La dimensione dei servizi di vita collettiva deve variare in rapporto al presumibile numero di utenti esterni alla struttura; anche in merito agli utenti esterni, che possono essere portatori di virus, è fondamentale la corretta gestione dello spazio e della qualità dell’aria;
  • I servizi sanitari: la sala visita, il locale per fisiochinesiterapia, locale per servizio di podologia, palestra, spogliatoio, deposito, servizi igienici. Qualora i servizi fossero aperti ad esterni (cosa questa fortemente auspicabile) dovranno essere proporzionalmente potenziati e dimensionati sul probabile bacino d'utenza;
  • I servizi generali per l'intera struttura: cucina, dispensa e locali accessori, lavanderia e stireria, spogliatoio del personale con servizi igienici, magazzini, camera ardente con accesso dall'esterno, deposito materiale sanitario, deposito pulito, deposito sporco, deposito attrezzature. Vista la potenziale presenza di germi, batteri e virus, questi ambienti richiedono una organizzazione dettagliata e una attenta pianificazione per igienizzare e sanificare.

La fruibilità degli spazi nelle RSA

Le condizioni degli ospiti delle RSA generano un requisito indispensabile, ovvero la completa eliminazione delle barriere architettonica. Gli spazi devono essere resi agevolmente fruibili e in piena sicurezza da tutti gli ospiti, indistintamente. Questo requisito assume più importanza in quest’epoca post-Covid, in quanto può risultare utile una maggiore mobilità negli spazi: il libero accesso a tutti gli spazi esterni (come ad esempio un giardino) può contribuire a ridurre l’affollamento all’interno degli ambienti interni “chiusi”. Il requisito della fruibilità va inteso in senso ampio, come possibilità di accesso fisico e visivo agli spazi, di intervento autonomo su alcuni fattori ambientali, di identificazione immediata dei luoghi e percorsi.

Le esigenze di comfort nelle RSA in accordo con la UNI 7730

Per una corretta valutazione del comfort all’interno delle RSA è bene tenere in considerazione non solo le caratteristiche ambientali ma anche quelle relative all’attività metabolica degli utenti. I parametri che influenzano il benessere termo-igrometrico sono: la temperatura [°C], l’umidità relativa [%], la velocità dell’aria [m/s], la qualità dell’aria (intesa anche come inquinamento della stessa), la temperatura delle superfici radianti [°C], il vestiario [m2°C/W] o [clo] e l’attività svolta dagli occupanti [W/m2] o [met]. Proprio a seconda dell’attività che si sta svolgendo e della tipologia di vestiario indossata, il nostro corpo mette in atto processi di termoregolazione con l’obiettivo di mantenere la temperatura corporea intorno ai 37°C. 

Nel caso delle RSA risulta, quindi, importante la presenza di un impianto di riscaldamento e/o di raffrescamento che garantisca una temperatura interna degli ambienti intorno ai 20°C/22°C nel periodo invernale e possibilmente non inferiore a quella esterna per più di 6°C (o comunque non inferiore a 26°C) nel periodo estivo. 

Nello specifico per i reparti di degenza si consigliano temperature comprese tra 20°C e 24 °C in inverno, mentre tra i 22°C e i 26°C in estate; il valore di umidità relativa può variare tra i 40 e il 60% e la velocità dell’aria non deve essere inferiore a 0,2-0,3 m/sec. 

Nei reparti definiti “di cura” (come eventuali sale di intervento, non sempre presenti nelle strutture di RSA) i valori di temperatura e umidità devono essere più elevanti. 

Proprio la portata di rinnovo dell’aria rappresenta un tema dibattuto nell’ultimo periodo.

Tale valore oltre che essere connesso alla qualità dell’aria interna è un aspetto che garantisce nel periodo post-COVID di ridurre al minimo la presenza di virus nell’aria. La riduzione del numero di persone in ambiente aiuterà sicuramente in questo senso, ma è necessario comunque un aumento della portata d’aria di rinnovo immessa, l’implementazione di sistemi di filtraggio adeguati (dove siano presenti di impianti di ventilazione meccanica) e un monitoraggio continuo degli inquinanti presenti nell’aria.

Gli inquinanti - siano essi gas, solidi, liquidi o biologici - possono causare sollecitazioni sensoriali (odori), fisiologiche (mal di testa, affaticamento) e biologiche (irritazioni, allergie, effetti mutageni e carcinogeni) che compromettono lo stato di comfort delle persone, e possono causare veri e propri disagi e malattie. 

In tal senso, gli impianti di climatizzazione devono essere opportunamente gestiti

Una potenziale soluzione è l’adozione di sistemi misti, in cui il controllo della temperatura è realizzato con impianti radianti, riducendo così il moto dell’aria e la diffusione dei virus.

Uno degli obiettivi fondamentali per il raggiungimento del comfort è proprio quello di evitare a priori situazioni di discomfort locale alle quali proprio gli ospiti delle RSA sono ancor più “sensibili”: gli ospiti anziani infatti soffrono spesso di problemi circolatori o alle articolazioni. 

Il miglior modo di evitare tali problematiche è quello di averle ben presente nella fase progettuale, sia che si tratti di un intervento di nuova costruzione che di riqualificazione. Le principali fonti di disagio di questo tipo sono:

  • Asimmetria radiante, ovvero la differenza di temperatura piana radiante tra due superfici opposte (ad esempio un ospite della struttura posizionato accanto alla parete esterna mal coibentata e quindi molto più fredda delle altre superfici della camera);
  • Gradiente termico verticale (tra la temperatura dell’aria all’altezza della testa, ad 1,10 m dal suolo, e quella in corrispondenza delle caviglie devono esserci al massimo 3°C di differenza);
  • Temperatura del pavimento (né troppo calda né troppo fredda);
  • Presenza di correnti d'aria eccessive.

Le normative di riferimento per la corretta progettazione termo-igrometrica sono: la UNI EN ISO 7726:2002, la EN ISO 7730:2006, UNI EN ISO 9920:2009, la UNI 10339:2014.  Possono inoltre essere utili i riferimenti normativi ASHRAE 55-2004 e ASHRAE 62-2004. 

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    Tabella 1 - Condizioni di benessere con riferimento ad attività fondamentalmente sedentarie

La sensazione di aria secca all’interno degli ambienti è una problematica comune, ancor più per gli spazi di vita delle persone anziane. L'aria secca non solo provoca sensazioni di disagio, ma aumenta la prevalenza della pelle secca (xerosi); uno dei problemi di salute più frequentemente sofferti tra gli anziani.  

Diversi studi hanno rivelato come le persone anziane siano meno sensibili alla bassa umidità e normalmente preferiscono un ambiente più caldo di 2 °C in inverno rispetto alle fasce d'età più giovani. Per queste ragioni gli standard di progettazione HVAC dovrebbero essere sviluppati e aggiornati per le esigenze speciali degli occupanti più anziani. Ne risulta infatti che un livello minimo di umidità del 30% in inverno (raccomandato da ASHRAE) non è abbastanza alto e può causare secchezza della pelle, provocando una serie di sintomi cutanei, come prurito e crepe. 

Usando un sistema di umidificazione (con tutte le necessarie cautele anti legionellosi), l'umidità della stanza potrebbe migliorare significativamente, ma contestualmente deve essere fornita una ventilazione sufficiente per prevenire l'eccessiva umidificazione e i COV supplementari emessi a causa dell'umidità elevata. È consigliabile, in conclusione settare un'umidità minima del 41% contestualmente con una temperatura mantenuta intorno ai 21° C

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Come dovrebbe essere fatto un buon impianto di climatizzazione a servizio di una struttura sanitaria?

>>> L'intervista

Descrizioni carichi termici ed aspetti energetici nelle residenze per anziani

Per quanto riguarda il sistema edificio-impianto, le esigenze delle RSA e quelle ospedaliere sono molto simili. Differiscono però nella definizione degli indicatori energetici da considerare: nel caso delle RSA praticamente tutti gli indicatori considerano il numero di posti letto, la superficie della struttura e il volume riscaldato, che pesano rispettivamente il 50%, il 42% e il 5% degli indicatori energetici utilizzati (dati ENEA):

  • kWh/posto letto, che consente di confrontare strutture simili (capienza, prestazioni, zona climatica) trascurando gli spazi destinati ai diversi servizi offerti e alla struttura organizzativa;
  • kWh/m2 e kWh/m3 che consente di confrontare strutture simili ma dimensionalmente diverse, considerando però le diverse destinazioni d’uso dei locali analizzati.

In uno studio condotto dall’ing. Roberto Gerbo nel 2019, si è quantificato il consumo di queste tipologie di strutture, monitorandone 11 in tutta Italia durante un intero anno.

Per quanto riguarda il consumo elettrico è emerso che tali consumi oscillano tra 200 e 300 kWh/mese∙posto letto (rispettivamente al sud e al nord Italia), con consumi maggiori in estate (condizionamento dell’aria) e inverno (illuminazione artificiale). Il valore medio osservato è di 250 kWh/mese o 3000 kWh/anno per posto letto. Il consumo di gas deve essere invece differenziato in funzione del tipo di utilizzo (riscaldamento o altri usi). I valori medi osservati in merito ai consumi relativi al riscaldamento (rapportati ai gradi giorno della località per essere maggiormente confrontabili) sono:

  • stagione riscaldamento 3 kWh/GG per posto letto
  • dicembre, gennaio, febbraio 3,5 kWh/mese∙GG per posto letto;
  • mesi marzo, aprile, ottobre, novembre 2 kWh/mese∙GG per posto letto.

Per le altre applicazioni (produzione di ACS, cucine, lavanderia…) il consumo medio di gas è pari a circa 380 kWh/mese per posto letto.

Consumi così elevati, dovuti anche al fatto che buona parte degli edifici attualmente adibiti a RSA sono immobili non recenti, con livelli di isolamento e impianti di bassa qualità, rendono le RSA strutture estremamente energivore, dalle grandi potenzialità di miglioramento.

Il primo passo per avviare un percorso virtuoso di efficientamento, dal punto di vista energetico, economico e finanziario è sottoporre gli edifici di questo tipo a diagnosi energetiche, per sviluppare piani di riqualificazione personalizzati (sulla base delle dimensioni e delle caratteristiche specifiche). Ovviamente è fondamentale pensare ad interventi di isolamento e di tipo impiantistico (teleriscaldamento, pompe di calore, cogenerazione e trigenerazione, utilizzo di sistemi di riscaldamento/raffrescamento radianti che richiedono bassi salti termici, fotovoltaico, collettori solari termici) senza però dimenticare interventi più puntuali (quali ad esempio la progressiva sostituzione delle sorgenti luminose con lampade a LED o l’utilizzo di lavatrici ad alta efficienza).

Questi interventi di riqualificazione devono essere sempre condotti nell’ottica dell’aumento del comfort interno, che, come abbiamo già visto, nel caso di persone anziane e deboli ha forti ricadute sulla salute stessa degli ospiti. 

Le soluzioni impiantistiche da adottare 

Requisiti fondamentali per la climatizzazione delle strutture socio-sanitarie sono: ovviamente il mantenimento delle condizioni termo-igrometriche e un’ottima qualità dell’aria interna, garantita da adeguati livelli di ricambi d’aria di rinnovo.

Ciò è fondamentale per ridurre la concentrazione di COV e agenti patogeni, aspetto ancora più importante nel periodo post-Covid. Questa esigenza è infatti sottolineata dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità (Rapporto ISS COVID-19 n. 4/2020). Se da un lato però è essenziale garantire un buon livello di ricambi d’aria, dall’altro è altrettanto necessario evitare di smuovere grandi quantitativi d’aria interna “potenzialmente contaminata”, soprattutto tra ambienti diversi. 

Una buona soluzione per edifici nuovi è l’utilizzo di soluzioni miste con sistema radiante (per riscaldamento e raffrescamento, quindi per il totale controllo dei carichi termici sensibili) e piccole unità per la ventilazione meccanica controllata dei singoli ambienti, abbinate a macchine ad espansione diretta per il trattamento dell’aria (dedicate al controllo della qualità dell’aria e dell’umidità ambientale, e quindi al bilancio di massa dell’ambiente interno).

In questo modo si riducono i movimenti d’aria incontrollati all’interno e tra i diversi ambienti che compongono le RSA. 

Un altro vantaggio legato a questo tipo di impianto è la possibilità di renderlo altamente regolabile e adattabile elle esigenze specifiche del singolo ambiente o del singolo ospite. Fondamentale la regolazione degli impianti, per evitare condizioni di discomfort locale (ad esempio pavimenti troppo caldi possono causare problemi circolatori) o condensa superficiale in regime estivo. 

Nel caso di riqualificazioni invece, la scelta impiantistica dovrà tenere conto delle possibilità legate alla struttura dell’edificio stesso. Se gli impianti preesistenti sono di tipo idronico, una miglioria potrebbe essere quella di garantire un ottimale bilanciamento delle reti idrauliche, sempre abbinata all’utilizzo di piccole unità per la ventilazione meccanica controllata.

Nel caso invece di impianti HVAC, l’ASHRAE ha pubblicato una serie di linee guida e di opportune strategie preventive che possono mitigare il rischio di contagio nell’ambiente in cui si opera:

  • Favorire al massimo la ventilazione naturale degli ambienti;
  • Per gli impianti di ventilazione, aumentare la portata di aria esterna e mantenere sempre attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria;
  • Eliminare totalmente l’area di ricircolo; 
  • Controllare attentamente il flusso dell’aria all’interno degli ambienti ed eventualmente modificarlo, in modo da prevenire la diffusione del contagio;
  • Garantire un livello di umidità relativa al di sopra del 40%, per evitare secchezza nelle mucose (barriera naturale ai virus);
  • Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti inumiditi con alcool etilico al 75% o con acqua e sapone, e asciugare;
  • Pulire settimanalmente, ad impianto spento, i filtri dell’aria di ricircolo degli impianti di riscaldamento/raffrescamento;
  • Nel caso di locali senza finestre (es. archivi, spogliatoi, bagni, ecc.), ma dotati di questi devono essere Mantenere sempre in funzione ventilatori ed estrattori presenti in locali senza finestre (es. archivi, spogliatoi, bagni, ecc.), in modo tale da ridurre la concentrazione di patogeni.

Il futuro della progettazione (impiantistica e non solo) per le RSA

Infine, cosa ci ha insegnato la pandemia?

Sicuramente a non trascurare i dettagli, pensando che problemi igienici e sanitari siano comunque risolvibili a posteriori con l’uso di medicine. 

In realtà, dovremmo aver capito che la vera arma è la prevenzione, che deve essere messa in campo già dalle fasi progettuali. Per il futuro dobbiamo pensare quindi minor condivisione degli spazi privati nelle RSA e una minor movimentazione di aria, pur garantendo una buona ed abbondante ventilazione. Un ripensamento del sistema edificio impianto porterà alla realizzazione di stanze “autarchiche” ed autonome, con grande attenzione alle tematiche del comfort e con impianti dedicati ad aria esterna e senza ricircolo per la ventilazione e il controllo della IAQ. 

Il sistema radiante parrebbe essere quello che, seppur più complesso, garantirà un maggior comfort e minori problemi manutentivi, e dovrà essere progettato e realizzato con grande attenzione alla fase di taratura e regolazione: la regolazione idraulica tramite valvole per il bilanciamento dinamico sembra quindi l’unica soluzione plausibile per velocizzare le operazioni e garantire un minor costo di installazione.

Il rischio? Una riduzione ulteriore dei contatti sociali e della vita insieme. Ma questo con gli impianti ha poco a che fare.

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