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La posa del cappotto termico e gli errori da evitare: dall'ancoraggio della rete d'armatura alla tassellatura

La scelta del sistema di isolamento termico a cappotto può dare ottimi risultati per migliorare l’efficienza energetica di un edificio e il comfort di chi lo abita, ma perché ciò sia possibile, occorre non solo una corretta progettazione, ma anche una giusta posa in opera.

Quali sono i principali errori da evitare e quali invece i passaggi da seguire per un lavoro a regola d'arte?

Ingenio ha intervistato l'Ing. Alessandro Fracassi esperto nella riqualificazione energetica degli edifici, fondatore del network GreenLab e dello Studio Associato Fracassi Scaramella, specializzato nella progettazione e consulenza di interventi di riqualificazione architettonica ed energetica del patrimonio edilizio.

 

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Isolamento termico degli edifici: la scelta del cappotto 

Ing. Fracassi, cosa s'intende per cappotto termico? Quali e quante tipologie offre il mercato?

«Per sistema di isolamento termico a cappotto, più comunemente definito “cappotto”, si intende appunto un sistema costruttivo composto da una serie di elementi posati secondo specifiche procedure, finalizzato all’isolamento termico degli involucri edilizi, in particolare per le pareti verticali. Un cappotto ben progettato e realizzato migliora l’efficienza energetica dell’edificio e il comfort di chi lo abita. Il mercato offre un’ampia gamma di materiali isolanti con diverse caratteristiche (es. conducibilità termica, densità, comprimibilità, facilità di posa, etc), applicabili in funzione delle necessità progettuali». 

Quali sono i criteri che devono essere tenuti in considerazione per scegliere in modo corretto il tipo di cappotto?

«Sicuramente in prima battuta rivolgersi a progettisti esperti in materia. Siamo nell’epoca della specializzazione e la progettazione dell’involucro edilizio dal punto di vista termico è ancora sottovalutata. Troppi professionisti si limitano ancora a vedere la relazione ex L10 (anche il nome è ormai obsoleto dall’evoluzione normativa nel settore degli ultimi 15 anni) come un inutile fardello, dimenticandosi che invece contiene il progetto energetico dell’involucro da realizzare. Il progettista sceglierà e dimensionerà la coibentazione in funzione del luogo, dei vincoli architettonici, del rispetto dei limiti normativi e delle specificità del progetto. Tra i criteri che il progettista dovrà tenere in considerazione ci sono sicuramente:

  • luogo di installazione del cappotto o ubicazione dell’edificio;
  • destinazione d’uso dell’edificio;
  • limiti normativi da rispettare e prestazioni desiderate mediante l’applicazione del cappotto termico;
  • il supporto sul quale verrà applicato il sistema di isolamento termico a cappotto;
  • umidità e formazione di condensa e muffa – verifica ponti termici;
  • tipologia di materiale per l’isolamento termico;
  • raggiungimento requisiti per accedere a detrazioni fiscali.

Molto importante è l’analisi agli elementi finiti di tutti i ponti termici per trovare le migliori soluzioni per limitare le dispersioni dell’involucro ed evitare i temuti fenomeni di formazione di muffe e condense».

 

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Posa in opera del cappotto: gli errori da evitare

Quali sono gli errori più frequenti che si riscontrano nella posa in opera di un cappotto esterno e a cui occorre prestare attenzione?

«Per ottenere i risultati per i quali si sceglie di installare un sistema a cappotto è fondamentale il contributo del progettista. È altresì fondamentale che gli operatori che si occupano della posa siano qualificati e competenti. Il cappotto può dare ottimi risultati se correttamente progettato e posato ma nasconde anche delle insidie, tra cui la non corretta posa. Dalla mia esperienza di cantiere i principali errori che ho riscontrato e sui quali, come Direttore Lavori sono dovuto intervenire sono:

  • Stoccaggio del materiale isolante in luogo non protetto;
  • Posa dei pannelli su supporto non idoneo;
  • Errata posa dei pannelli isolanti in corrispondenza degli angoli (mancata maschiatura) o pannelli non accostati correttamente; 
  • Incollaggio non appropriato del pannello al supporto (es. solo per punti);
  • Interruzione del materiale isolante in corrispondenza di elementi impiantistici e di facciata;
  • Tassellatura irregolare o errata;
  • Rasature con materiali non compatibili (qui l’importanza di sistemi certificati);
  • Finiture con condizioni climatiche avverse.

Nel dettaglio, come avviene l'ancoraggio di un cappotto all'edificio? 

«Il pannello di materiale isolante viene incollato al supporto murario (precedentemente verificato) applicando la colla su tutta la superficie o sul bordo e punti centrali. Non deve passare aria tra la parete ed il pannello. Il corretto incollaggio garantisce che il sistema possa assorbire adeguatamente le tensioni interne che si creano con le diverse condizioni climatiche esterne. La seconda fase è la tassellatura che attraversa il materiale isolante fino ad arrivare alla muratura sottostante. Questi tasselli garantiscono la tenuta allo strappo, cioè evitano che la depressione del vento strappi i pannelli. Per supporti intonacati è sempre necessaria la tassellatura, ma è in ogni caso consigliata per spessori maggiori di 10 cm di isolante. Terminato l’ancoraggio del sistema, si procede alla rasatura armata con rete e alla finitura.

 

I criteri per una giusta tassellatura

La tassellatura del cappotto quali criteri deve seguire?

«Abbiamo visto che la tassellatura, anche se non obbligatoria in alcuni casi è sempre consigliata sopra determinati spessori. Il numero dei tasselli varia a seconda dell’altezza dell’edificio e della sua esposizione al vento. In ogni caso bisogna assicurare uno schema di tassellatura idoneo in base al supporto e al materiale isolante utilizzato. In funzione del carico del vento viene determinata la larghezza delle zone perimetrali, sulle quali è necessario aumentare il numero di tasselli. Se l’altezza della facciata è superiore alla lunghezza, allora le zone perimetrali devono avere una larghezza pari ad almeno il 10% della lunghezza, in ogni caso mai inferiore al metro. In generale si applicano 4-6 tasselli per m2, ma in casi di scarsa tenuta del supporto murario si può arrivare fino a 8-10/m2. I tasselli devono essere applicati secondo uno schema a T o a W per garantire una distribuzione uniforme sulla superficie e i fori possono essere realizzati solo quando il collante è indurito, di norma dopo 2 o 3 giorni. I tasselli dovranno poi essere inseriti fino a filo del pannello isolante».

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Gli step per un buon ancoraggio della rete di armatura

Tra gli errori più frequenti vi è quello che riguarda l'ancoraggio della rete di armatura, quali step si devono seguire per una corretta procedura?

«Completata la tassellatura, viene poi applicata la malta rasante con una spatola, formando uno strato uniforme di almeno 3 mm, nel quale viene applicata “a fresco” una rete in fibra di vetro. Una volta asciugata la prima mano di malta, viene applicata una seconda dello stesso spessore a coprire completamente la rete in fibra di vetro. Quest’ultima viene applicata dall’alto verso il basso, con una sovrapposizione di almeno 10 cm tra una rete e l’altra. La rete e la malta rasante conferiscono resistenza al sistema, contribuendo all’assorbimento delle tensioni. Agli angoli di porte e finestre è necessario inserire reti di armatura diagonali, inclinate a 45°, e paraspigoli per migliorare la resistenza del sistema in questi punti. Tra gli errori che si possono commettere vi sono quello di non rinforzare correttamente gli spigoli delle aperture, oppure “caricare la rasatura” per compensare piccole porzioni mancanti di isolamento o posare il secondo strato di malta sul primo ancora fresco facendo sprofondare la rete».

Qual è il ruolo del direttore lavori nel momento della posa in opera? 

«Il ruolo del DL è quello di monitorare le attività e verificare che vengano realizzate secondo progetto e nel rispetto della legge. Le imprese esecutrici sono responsabili della corretta posa ma è nella responsabilità del DL di essere preparato e intervenire qualora riscontrasse dei gravi errori. È possibile individuare anche un Direttore Lavori degli isolamenti che si occupi di supervisionare il rispetto del progetto termico e la corretta esecuzione.

 

Distacco del cappotto: quali cause?

Generalmente quali sono le cause che possono portare al distacco e crollo di un cappotto esterno?

«Penso che le cause principali siano due:

  • Gravi errori di posa;
  • Scarsa manutenzione e avanzato degrado su cappotti esistenti.

In funzione della gravità dell’errore e solitamente in presenza di condizioni climatiche estreme come i sempre più frequenti nubifragi o per il forte vento, è possibile che intere facciate possano staccarsi parzialmente o integralmente. È il caso di edifici alti esposti al vento e non correttamente tassellati».

Come si può capire se un cappotto esterno rischia di staccarsi dall'edificio?

«In alcuni casi il degrado del sistema è visibile all’esterno e può essere un primo campanello d’allarme, in altri casi no. È il caso dell’edificio citato sopra che soggetto a raffiche di vento, entrando in depressione potrebbe in modo improvviso vedere distaccarsi l’intera facciata».

Qual è la vita utile di un cappotto?

«Empiricamente possiamo dire almeno 40 anni. Cappotti realizzati negli anni ’80 sono ancora intatti. Con la tecnologia in continuo sviluppo e i nuovi materiali sempre più performanti sul mercato, penso che si possa superare tranquillamente i 50-60 anni. Resta inteso che la vita utile è anche strettamente legata alla buona posa, per cui può tranquillamente essere di 5 anni come abbiamo accennato prima». 

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