Pubblicato il rapporto UrBes il rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città. Forte divario tra Nord e Sud, tuttavia, accanto a criticità e ritardi, fra le città meridionali emergono anche casi che evidenziano, in alcuni domini, dinamiche positive e potenzialità su cui investire

Il secondo rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città offre una panoramica multidimensionale dello stato e delle tendenze del benessere nelle realtà urbane, applicando in termini omogenei i concetti e le metodologie del Bes: l’originaria iniziativa progettuale di Istat e Cnel che ha individuato in 12 dimensioni (Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi) il quadro di riferimento tematico e metodologico per la misurazione del progresso del Paese da affiancare a quello macroeconomico tradizionalmente utilizzato per la misura della crescita.
Le novità del rapporto UrBes 2015
In questa edizione viene migliorata la capacità informativa sul Bes nelle città attraverso l'aumento del set di indicatori da 25 a 64 e il rafforzamento della rete dei comuni partecipanti, che passano da 15 a 29 comprendendo quelli capofila delle città metropolitane e gli altri comuni aderenti al Progetto UrBes.
Il rapporto è corredato dalle schede delle città redatte dai comuni, che riportano un commento generale dei dati e, in taluni casi, esplorano il tema delle relazioni tra gli indicatori e la specifica azione politica programmata e rendicontata.
Le città coinvolte
La rete delle città coinvolte comprende:
- le 10 Città Metropolitane: Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio di Calabria;
- le 4 Città Metropolitane già previste ma non ancora costituite: Palermo, Messina, Catania e Cagliari;
- altri 15 Comuni: Brescia, Bolzano, Verona, Trieste, Parma, Reggio Emilia, Cesena, Forlì, Livorno, Prato, Perugia, Terni, Pesaro, Potenza, Catanzaro.
Gli indicatori del Bes
Il set di indicatori utilizzato per la misurazione del Bes nelle città, che sono passati in un anno da 25 a 64, è dunque molto più articolato di quello fissato a livello nazionale. Ciò è dovuto alla disponibilità dei dati definitivi dei Censimenti del 2011 e all’utilizzo di molte informazioni ricavate da numerose indagini statistiche in precedenza non disponibili.
Nel Rapporto vi sono inoltre alcuni focus di approfondimento con i quali 12 Comuni hanno arricchito l’analisi del proprio capitolo, anche tramite il ricorso a proprie fonti statistiche amministrative o da indagine: mobilità sostenibile (Milano), refezione scolastica (Napoli), gestione dei rifiuti (Cesena), diverse tematiche (Palermo), gestione comunale dei servizi (Bologna e Reggio Emilia), coinvolgimento dei minorenni e dei cittadini non comunitari nella partecipazione politica alle elezioni di quartiere (Brescia). Altri contributi si sono concentrati sul dettaglio territoriale di fenomeni di grande rilevanza relativi al mercato del lavoro (Firenze), alla distribuzione del reddito e alla deprivazione economica (Trieste e Prato), alla micro-criminalità (Pesaro). Infine, il comune di Messina ha realizzato un’indagine presso le nuove generazioni sulle tematiche del Bes più attinenti all’ambiente urbano.
Il rapporto è corredato dalle schede delle città, ciascuna delle quali costituisce il “Rapporto UrBes” del territorio esaminato, con il quale gli amministratori e i cittadini sono chiamati a confrontarsi.
Quadro generale sullo stato e tendenze del BES nelle città
L’analisi dello stato di benessere nelle città italiane ha evidenziato diseguaglianze molto forti tra le diverse realtà. La dicotomia tra Centro-Nord e Mezzogiorno che caratterizza il Paese si ritrova anche a livello urbano. Tuttavia, accanto a maggiori criticità e ai ritardi fra le città meridionali emergono anche casi che evidenziano, in particolare in alcuni domini, dinamiche positive e potenzialità su cui investire. Differenziali negativi si osservano, come era da attendersi, rispetto al reddito, alle condizioni materiali di vita e all’occupazione ma toccano anche elementi significativi in altri domini del Bes: dalla speranza di vita ai livelli di scolarizzazione, dalla conservazione del patrimonio edilizio alla ricerca e innovazione, dalla diffusione del non profit alla dotazione e fruizione di servizi come quelli culturali o per la prima infanzia.
Non mancano però tematiche per le quali sono alcune città del Sud a evidenziare performance mediamente migliori di quelle del Centro-Nord, come i reati contro il patrimonio e le problematiche della mobilità urbana, anche se, per queste ultime, è riscontrabile un impegno proporzionalmente maggiore in termini di trasporto pubblico locale e di servizi innovativi di infomobilità. Inoltre, limitatamente alle città metropolitane del settentrione, ulteriori elementi problematici sono connessi all’invecchiamento della popolazione (tasso di mortalità per demenze senili) e alla qualità dell’aria. Per il complesso delle realtà metropolitane, una situazione di svantaggio relativo rispetto al resto del territorio è prevalente in merito alla mortalità per tumore; disponibilità di verde urbano; modalità di gestione dei rifiuti; presenza di aree pedonali. Inoltre, nei comuni capoluogo si accentua la frequenza di diverse tipologie di reati e quella di incidenti stradali con lesioni alle persone.
D’altro canto, emerge anche il ruolo della città come luogo dell’innovazione. I centri metropolitani mettono in luce, soprattutto rispetto ai contesti provinciali di riferimento, livelli di scolarizzazione e di reddito più elevati; una maggiore propensione alla specializzazione produttiva e alla connettività; biblioteche e musei più frequentati; una migliore conciliazione tra lavoro e impegni familiari di cui si fanno carico soprattutto le donne.
Il commento del presidente dell’ANCI
“In generale, al di là delle inevitabili differenze territoriali, dallo studio dell’Istat emerge la fotografia di un Paese che, attraverso le politiche dei Comuni, ha un grado di coesione alto, perché i servizi che i municipi mettono a disposizione dei cittadini assicurano una rete di assistenza, accompagnamento ed assistenza molto importante". Lo ha affermato il presidente dell’Anci e sindaco di Torino Piero Fassino, commentando i risultati del secondo Rapporto UrBes sul benessere equo e sostenibile nelle città italiane.
"Abbiamo collaborato volentieri con Istat – ha evidenziato il sindaco di Torino - perché è molto importante sapere quello che accade nei territori e come vengono percepiti i servizi dai cittadini. Questo serve ad individuare le migliori esperienze che possono diventare buone pratiche da generalizzare, ma anche i punti critici per intervenire, correggere ed integrare". Per Fassino non è tanto importante “avere una fotografia del benessere dei singoli territori quanto averla per poi innestare su essa tutte le politiche necessarie per dare continuità ad una azione che alzi l’offerta dei servizi ed il benessere dei cittadini".