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Crisi energetica e il ruolo dell'UE: intervista all'eurodeputato Marco Zanni

Geo Network ha intervistato il deputato Marco Zanni – Presidente del Gruppo Identità e Democrazia al Parlamento Europeo, sugli effetti negativi del conflitto in Ucraina, la crisi energetica e la tutela del Made in Italy.

Effetti negativi della Guerra in Ucraina: cosa deve fare l'Europa

Devis Ciuccio

La guerra in Ucraina, a diversi mesi dal suo inizio, sembra non possa cessare a breve, anzi, assistiamo ad una escalation, viene paventato addirittura l’attacco nucleare, come può l'Europa evitare che questa minaccia si concretizzi?

Marco Zanni

Essendo da dieci anni deputato al Parlamento Europeo e conoscendo quindi bene le istituzioni europee vorrei partire con una premessa: l’Europa si trova ad affrontare questo momento, uno dei momenti di maggiore difficoltà della storia dell'Unione, già con una carenza di leadership sia per quanto riguarda la presidenza della Commissione Europea che per quanto riguarda il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, in quanto la dipartita politica di Angela Merkel, ovvero l’uscita di scena di chi aveva nel bene e nel male rappresentato un riferimento per l'Europa negli ultimi anni, ha permesso che questa situazione di debolezza venisse accentuata dal fattore esogeno della guerra in Ucraina.

Devis Ciuccio

Cosa può fare l'Europa?

Marco Zanni

L'Europa a mio parere in questi mesi ha mancato nel fungere da vero elemento di mediazione: è chiaro che l'aggressione da parte della Russia andava condannata e l'Europa non poteva esitare nel decidere da che parte stare e questo è stato fatto in maniera forte, tuttavia è mancato quel ruolo di mediazione che nei momenti di crisi geopolitica del passato l'Europa o i governi europei avevano svolto di fronte a crisi come quella tra Stati Uniti e Russia o tra Stati Uniti e mondo arabo. Nella situazione attuale questo è un po' mancato e la diplomazia Europea può fare di più.

Cosa possiamo fare ancora per evitare un'escalation? Non inasprire l’attuale situazione con dichiarazioni roboanti, che non fanno bene a nessuno, anche di fronte a una presunta minaccia nucleare la risposta deve essere ferma ma senza gettare benzina sul fuoco.

Inoltre, bisogna intervenire in parallelo con misure a sostegno dei cittadini e delle imprese europee che oggi stanno soffrendo per le sanzioni, ciò rappresenterebbe un elemento di distensione, in quanto oggi si stanno già concretizzando gli effetti negativi della forte situazione di crisi. Si sta sfilacciando il tessuto sociale, la tenuta sociale sembra non essere così scontata. Questo è quindi un elemento di preoccupazione, ma se riusciamo a risolvere tale aspetto con specifici aiuti, come abbiamo chiesto gestiti anche a livello europeo, che vadano in parallelo ai pacchetti sanzionatori contro la Russia e alle misure di résiliation, potranno essere di aiuto nell’affrontare e gestire il tema geopolitico e la trattativa diplomatica con più calma.

Questi sono gli elementi che l'Europa può portare avanti per evitare un'escalation della guerra, oltre a chiedere un cessate il fuoco come primo passo, per portare le due parti a sedersi attorno ad un tavolo usando il dialogo e non più le armi.

Come affrontare la questione legata ai costi energetici

Devis Ciuccio

Il conflitto, che inizialmente a noi sembrava moderatamente lontano, si è palesato anche nelle nostre case, nelle nostre attività economiche sotto forma di costi energetici quasi insostenibili. C’è sentore al Parlamento Europeo che l’inverno che ci attende possa provocare una crisi profonda nei territori europei e perché sembra non si possa trovare un accordo almeno tra i Paesi dell’Unione?

Marco Zanni

La crisi c'è già, imprese e cittadini stanno già scontando il risultato delle scelte difficili derivanti dall'impatto che le sanzioni riflettono sul tema energetico. Il tema dell’aumento delle materie prime energetiche non è un tema che nasce con la guerra in Ucraina ma un trend che noi osserviamo da addirittura prima del covid, ovvero questa fase di rialzo dei costi delle materie prime, del costo della vita in generale.

È chiaro che per come era la situazione iniziale, con particolar riferimento alla linea di fornitura energetica europea, il conflitto in Ucraina ha accentuato ed accelerato questa crisi, pertanto oggi un'inazione non è tollerabile perché minerebbe la tenuta sociale dell'Europa, non è accettabile nemmeno una prospettiva di deindustrializzazione, oggi già abbiamo imprese che chiudono, abbiamo imprese che mandano il personale in cassa integrazione, oggi già abbiamo imprese che sospendono la produzione perché non possono sostenere più i costi della bolletta energetica.

I vari Stati Europei stanno intervenendo con misure nazionali, ma se è vero che esiste un mercato europeo interno comune e se è vero che il tema della tutela della competition è un tema caratteristico dell'Unione Europea, quest’ultima non può permettere che ci siano Stati che sovvenzionano le proprie imprese ed altri Stati che non possono farlo e non lo fanno (come l’Italia). Questo vuol dire creare delle condizioni di disparità che porteranno fuori mercato alcune imprese, in questo caso le imprese italiane; pertanto noi già da febbraio scorso chiediamo al Parlamento Europeo che parallelamente al percorso sanzionatorio inflitto alla Russia venga avviato un percorso di aiuti europeo, perché dopo due anni di covid l'Europa non può permettere che il peso di questa guerra ricada nuovamente su imprese e famiglie.

Questo è quindi ciò di cui abbiamo bisogno, in quanto è sempre più necessario che gli Stati si mettano d'accordo il prima possibile sul pacchetto di aiuti. Purtroppo questa è l'Europa: siamo 27 Paesi diversi che ci piaccia o meno e qualcuno di essi cerca sempre di “giocare un po' sporco” per avvantaggiarsi sugli altri. Questa volta ne va della sopravvivenza della stessa Unione Europea, voler affossare l'Italia, ad esempio, che è la terza economia europea vuol dire affossare l'Europa, quindi penso che alla fine un accordo si possa e si debba trovare proprio perché tutti sanno che la posta in palio è alta.

Marco Zanni – Presidente del Gruppo Identità e Democrazia al Parlamento Europeo

Cambiamento climatico e Tassonomia europea: rinnovabili vs gas e nucleare

Devis Ciuccio

Crisi derivante da conflitti armati ma anche crisi derivante dal clima e dal riscaldamento globale del pianeta che, causata dall’uomo, si riflette su di esso e sulle sue attività. L’Unione Europea, su questo aspetto ed in particolare sulla cosiddetta “tassonomia europea”, ovvero la classificazione degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale, presenta conflittualità: alcuni Paesi ritengono che gas e nucleare non siano green e non dovrebbero far parte della tassonomia europea, qual è il Suo pensiero al riguardo?

Marco Zanni

Il tema del cambiamento climatico è un tema fondamentale, va trattato però con realismo e non con ideologia, perché anche a me piacerebbe che il sistema energetico fosse basato sulle rinnovabili e non più sul gas ed il petrolio. Poi però ci si scontra con la realtà: già in una situazione normale, ma a maggior ragione in una situazione come quella di oggi, privarsi a certe condizioni (perché questo dice la tassonomia) del gas e del nucleare vorrebbe dire per l'Europa tornare al Medioevo.

Non abbiamo alternative: non abbiamo fonti alternative pronte quindi ciò vorrebbe dire vedere schizzare ancora di più verso l’alto i prezzi delle bollette e di conseguenza vorrebbe dire mettere in pericolo l'offerta energetica, ossia dovremmo parlare in maniera strutturale di razionamenti ed altri aspetti correlati.

Noi vogliamo un mondo verde ma non vogliamo un mondo che torni al Medioevo per diventare verde, ci vuole quindi una certa gradualità e in questa fase di transizione energetica la logica e il realismo dimostrano che oggi abbiamo ancora bisogno del gas e del nucleare come fonti energetiche.

Purtroppo questo tema, ripeto, è stato trattato a livello europeo con molta ideologia e parte delle tensioni che l'Europa oggi vive sui prezzi dell'energia e di alcune materie prime deriva anche dall’impostazione sbagliata, a mio avviso, di tutto il tema riferito alla transizione ecologica.

La transizione ecologica energetica si può fare e si deve fare ma bisogna operare con pragmatismo, se diventiamo schiavi dell'ideologia andiamo incontro al disastro.

Ricordiamo sempre il punto da cui partiamo: l'Unione Europea oggi è tra gli agglomerati più industrializzati che negli ultimi 30-40 anni ha fatto gli sforzi maggiori nella riduzione di CO2 e oggi pesa per l'8-9% nelle emissioni di CO2 globali, quindi ripeto la transizione energetica va svolta con pragmatismo senza autolesionismo.

Infine, ancora oggi capire quale sia la tecnologia di transizione giusta non è facile. Siamo sicuri che l'elettrico sia la tecnologia migliore? Siamo sicuri che l'elettrico basato sulla filiera produttiva delle batterie elettriche provenienti principalmente dalla Cina sia la scelta più adeguata? Siamo sicuri di volerci legare mani e piedi per il nostro futuro industriale ed economico alla Cina, dopo ciò che stiamo assistendo oggi con la Russia? Ecco, tutte queste sono domande a cui dobbiamo dare una risposta concreta quando parliamo di transizione energetica.

Adozione in UE del Nutri-Score: cos'è e quali saranno gli impatti in tema di agrifood

Devis Ciuccio

Approfitto della sua presenza per chiederLe anche maggiori informazioni sull’adozione all’interno dell’UE del Nutri-score (il sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario che impatterà sulle nostre abitudini di acquisto) ed il motivo per il quale Lei è contro tale strumento.

Marco Zanni

Il Nutri-score, come molte delle iniziative che nascono all'interno dell'Unione Europea, nasce per un interesse economico delle grandi multinazionali operanti nel settore del Food and beverage e della grande distribuzione.

Essi avevano interesse a sviluppare un sistema di etichettatura che avvantaggiasse le loro produzioni e su questo è stato improntato tutto il lavoro di base che ha fatto nascere questo indicatore che dovrebbe far individuare in maniera semplice e visiva al consumatore se un cibo è sano o meno sano.

L’aspetto ridicolo di questo sistema è evidente a chiunque: io ad esempio per una buona parte della mia settimana lavorativa vivo in Belgio ed una volta al mese vado a Strasburgo (Francia), questi due Paesi hanno già adottato l'etichettatura Nutri-score e quando vado a fare la spesa al supermercato vedo che le patatine congelate di una nota marca di multinazionale hanno un rating A associato ad una barretta verde colorata, con una grande A che anche visivamente porta il consumatore, per i meccanismi del marketing, a pensare che quel prodotto sia sano o più sano di altri; poi magari vedo la bottiglia d'olio o il Parmigiano Reggiano, che sono prodotti naturali e di tradizione secolare, con un'etichetta peggiore e con la barretta di colore giallo o rosso che non invogliano l'acquisto.

Ecco, questo dal punto di vista logico è ridicolo; dal punto di vista dell'interesse di chi ha voluto sviluppare questo strumento, quindi alcune multinazionali del Food, è marketing puro, in quanto con la simbologia si fa percepire al consumatore che un prodotto è un prodotto sano e genuino anche se non è così.

Adesso vanno molto di moda le app dei cellulari che permettono la scansione di un prodotto al supermercato e indicano se è sano o meno sano, ma il consumatore medio non sa come è stata strutturata quell'app, non sa cosa c'è dietro a quell'app, non sa che magari quell’app è stata finanziata da una fondazione vicina ad una multinazionale che ha interesse a mostrare al consumatore che i propri prodotti sono buoni. In tal modo il consumatore viene lasciato in balia delle logiche del marketing delle multinazionali.

Il Nutri-score non ha niente a che vedere con la nostra salute, non ha niente a che vedere con la qualità del cibo: è una logica economica e di marketing spinta da qualche multinazionale europea, che evidentemente ha toccato i tasti giusti con chi nella Commissione Europea deve controllare ed approvare certe scelte. Questo è un problema abbastanza evidente.

Purtroppo quando si parla di processo legislativo europeo non ci si limita solo al tema del Nutri-score ma lo abbiamo visto in tanti altri casi, come con la stessa transizione energetica e con la messa al bando dei motori diesel, che non a caso ha favorito le grandi case automobili tedesche che si erano preparate da tempo ad investire su una transizione delle loro tecnologie dal diesel all'elettrico, e che guarda caso sono state in seguito destinatarie degli incentivi della normativa dell'Unione Europea che proprio andava in quella direzione.

Il Nutri-score non è l’unica offensiva all'Italia in tema di agrifood in quanto a breve arriverà una direttiva sulle etichettature in cui subiremo un nuovo attacco sulle nostre sigle che attestano di un prodotto la denominazione di origine protetta o l’indicazione geografica (ad esempio Dop, IGP, DOC, ecc.).

Insomma l'Italia deve imparare non solo a difendersi su questo tema ma ad agire per tutelare un aspetto che non è solo parte del nostro patrimonio storico ma comporta altresì tutelare posti di lavoro, proteggere un giro d’affari di decine di miliardi di euro del mercato agroalimentare, rappresentare il volto dell'Italia all'estero con il cosiddetto Made in Italy, che non è certo un pilastro irrilevante del nostro Paese.

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