Efficienza energetica ed incentivi sulla riqualificazione del patrimonio edilizio
Intervista a Remo Vaudano, membro GdL Energia CNI e Presidente Ingegneri Torino
1) Ing. Vaudano, in qualità di Presidente del quarto Ordine degli Ingegneri d'Italia, come valuta gli incentivi per l'efficienza energetica? A suo avviso hanno garantito una reale riduzione dei consumi energetici? O si è trattato più che altro di una manovra "fiscale"?
Parlando di incentivi per l’efficienza energetica del patrimonio edilizio la mia valutazione non è estremamente positiva perché è chiaro che gli incentivi sono utili e sicuramente hanno delle ricadute positive, però sono francamente un po’ scettico sul fatto che questi abbiano inciso in maniera così efficace sui consumi energetici del patrimonio edilizio esistente. Si è trattato forse di una manovra più che altro fiscale in quanto concede incentivi a chi può fiscalmente dedurli, ma se per qualche motivo il cittadino non ha imposte da pagare non può beneficiarne. Questo è un limite, che talvolta non è trascurabile.
In conclusione, ritengo che la ricaduta degli incentivi sia fondamentalmente modesta in funzione dei risultati ottenuti. Comunque sono ovviamente bene accetti!
2) Si legge spesso che hanno generato una grande ricaduta occupazionale sul territorio italiano: gli ingegneri, per quello che Lei ha potuto vedere, ne hanno beneficiato o ne sono stati interessati solo marginalmente?
Per la professione di ingegnere questo è un momento drammatico come per tante altre professioni. Non si può dire che gli incentivi energetici abbiano avuto un ruolo importante nella ricaduta occupazionale; sicuramente qualche lavoro in più c’è stato, il tutto non risulta essenziale nel panorama attuale, quindi certamente gli incentivi energetici hanno avuto un effetto di importanza marginale e non sostanziale per la professione di ingegnere.
3) Incentivi e detrazioni attualmente vigenti sono di ausilio per interventi dimensionalmente piccoli. Per riqualificare realmente il patrimonio edilizio esistente non servirebbero, a Suo avviso, strumenti più incisivi quali bonus volumetrici e detassazione? Non ritiene che per raggiungere una consistente riduzione dei consumi più che "riqualificare" si dovrebbe "sostituire" il patrimonio edilizio esistente?
Sono due domande importanti in questo contesto. È assolutamente vero che gli incentivi sono mirati più a interventi dimensionalmente piccoli, forse per tentare di favorire il piccolo proprietario o addirittura il singolo condomino. Questo aspetto di per sé può avere un’efficacia secondo me modesta, anche se è importante dal punto di vista culturale perché si incomincia a diffondere tra la gente che anche il piccolo intervento ha la sua importanza sul piano energetico. Questo non ha comunque generato risultati su larga scala di una certa importanza, per i quali ci vorrebbero strumenti molto più incisivi di quelli che ci sono e ci sono stati fino adesso.
Sul discorso del patrimonio edilizio esistente si apre una finestra molto delicata perché chi si occupa di questi problemi si divide in conservatorismo e modernismo: io non posso criticare né gli uni né gli altri. Non sono d’accordo sul conservatorismo a tutto tondo, per cui ritengo che ci sia un patrimonio edilizio in questo paese, soprattutto quello costruito negli anni ’50-60, che non abbia un tale pregio dal punto di vista architettonico e storico, salvo rarissimi casi, da costringere la società a doverlo mantenere immutato in qualsiasi modo. Credo che nel caso di alcune costruzioni che sono oggettivamente “brutte” e soprattutto energivore e sono state costruite con criteri di economicità ormai obsoleti, probabilmente sarebbe più semplice ipotizzare di sostituirle piuttosto che intraprendere interventi di riqualificazione energetica che rischiano di essere molto costosi e avere dei risultati interessanti, ma tutto sommato modesti. Io non sono un conservatore oltranzista e ritengo che tutto il patrimonio edilizio che non ha un valore storico-artistico particolare possa essere oggetto di interventi pesanti. Mi riferisco, ripeto, soprattutto al patrimonio edilizio degli anni ’50-60 e primi anni ’70, prima dell’avvento delle prime leggi sul contenimento dei consumi energetici in edilizia che sono della fine degli anni ’70.
4) L'efficienza energetica passa sempre più anche attraverso l'uso di strumenti di calcolo avanzati: gli ingegneri sono pronti a farli propri?
Per definizione sì, l’ingegnere per sua natura ha nell’innovazione e nella dinamicità la sua essenza. Noi siamo abituati a un contesto di continuo ammodernamento delle nostre strutture, oltre che dei modelli di calcolo. Certo che bisogna avere delle occasioni lavorative perché strumenti di calcolo nuovi comportano non soltanto costi per l’acquisizione, ma anche costi e tempi per l’apprendimento. Gli ingegneri sono sicuramente pronti per i nuovi strumenti, ma sperano in occasioni di lavoro che ne consentano effettivamente l’utilizzo.
5) L'Ordine degli ingegneri di Torino è da sempre molto attivo sul tema dell'efficienza energetica, con partecipazione a Tavoli di Lavoro Regionali e nazionali. Ci racconta i principali risultati raggiunti e le principali attività svolte sotto la Sua guida?
L’Ordine degli ingegneri di Torino è molto attivo su tutti i fronti; sul tema dell’efficienza energetica effettivamente abbiamo fatto molto. In campo locale siamo riusciti a interloquire con l’ente normatore, la Regione Piemonte, in particolare con il settore Sviluppo Energetico Sostenibile, stabilendo con i funzionari tecnici, grazie alla loro grande disponibilità, un confronto che, talvolta, ha avuto come esito modifiche di varia entità ad alcuni provvedimenti della Giunta Regionale, che speriamo di avere in questo modo migliorato.
Sul piano nazionale, l’Ordine degli ingegneri di Torino, insieme con altri Colleghi piemontesi, è molto attivo nel Gruppo di Lavoro Energia e Impianti del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Anche in questo campo siamo riusciti talvolta a intervenire con il Ministero dello Sviluppo economico (MiSE) in qualche momento normativo riuscendo a rendere concrete le nostre Proposte.
Abbiamo anche partecipato molto attivamente all’organizzazione e alla condotta di alcuni convegni a livello nazionale che hanno avuto un esito francamente molto positivo, anche dal punto di vista culturale.
6) Gli Uffici tecnici deputati al controllo dei documenti attestanti l'efficienza energetica di sistemi edilizi ed impianti son sempre in difficoltà, a causa dell'elevata mole di lavoro e del personale sempre più ridotto. Lei ritiene che è auspicabile un supporto da parte degli Ordini professionali? Se sì, come se lo immagina?
Questo è un tema a me molto caro. La realtà è quella che ha già descritto nella domanda, perché effettivamente gli uffici pubblici preposti ai controlli sono in carenza di organico, ma soprattutto in carenza di organico qualificato perché non sempre i funzionari sono in grado di valutare in maniera corretta dal punto di vista tecnico gli atti perché non tutti sono specificatamente preparati e non tutti gli enti sono in grado di formare i propri dipendenti.
Gli Ordini in qualità di enti pubblici – perché non sono associazioni di categoria - si mettono a disposizione in tal senso si propongono per svolgere un’azione di sussidiarietà nei confronti del pubblico anche sul tema energetico, mettendo a disposizione le conoscenze dei propri iscritti per fornire un supporto notevole non soltanto agli uffici pubblici. I modi e i tempi sono tutti da valutare, ma credo che gli Ordini siano in grado di svolgere questo servizio nei confronti della collettività.
7) C'è aria di elezioni, anche all'interno del CNI: ritiene che incentivare l'efficienza energetica sia tra le priorità di chi sarà Consigliere nazionale? Cosa si sentirebbe di suggerire in tal senso ad un futuro Consigliere?
Il tema dell’energia è già stato affrontato ampiamente dal Consiglio Nazionale in carica. Il Gruppo di Lavoro si è dato molto da fare, ha organizzato diverse giornate di studio specifiche sul tema dell’energia, a dimostrazione di quanto il Consiglio Nazionale sia stato attento a questi temi. Personalmente sarò sempre di stimolo su questo tipo di tema e credo che si debba proseguire sulla linea perseguita fin qui: organizzare convegni e sempre di più porsi come interlocutori attivi e propositivi nei confronti del MiSE e degli altri Ministeri che seguono il tema ambientale ed energetico proprio per dimostrare come gli ordini professionali, nella fattispecie gli ingegneri, siano in grado di supportare tecnicamente con delle idee, ma anche con le qualifiche dei propri iscritti l’ente pubblico soprattutto nel momento legislativo.
Questo vorrei suggerire al Consiglio Nazionale: insistere perché ai Tavoli in cui si scrivono le norme ci siano sempre più degli ingegneri competenti, in grado di apportare un contributo tecnico importante.