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EPD e CFP a confronto: due certificazioni con al centro la sostenibilità. Quale scegliere?

Cosa sono l’EPD (Environmental Product Declaration o Dichiarazione ambientale di prodotto) e il CFP (Carbon Footprint o Impronta di Carbonio)? Cosa li differenzia, perché sono utili e cosa bisogna fare per ottenerli? L'approfondimento a cura di Manuel Mari di ICMQ.

Cosa sono l’EPD (Environmental Product Declaration o Dichiarazione ambientale di prodotto) e il CFP (Carbon Footprint o Impronta di Carbonio)?

Cosa li differenzia, perché sono utili e cosa bisogna fare per ottenerli?

L'approfondimento a cura di Manuel Mari di ICMQ.

 

EPD e CFP: cosa sono? Quali le differenze? 

L’EPD (Environmental Product Declaration o Dichiarazione ambientale di prodotto) è una etichettatura ambientale, che si presenta sottoforma di una dichiarazione (documento) attraverso la quale l’azienda comunica le caratteristiche ambientali più significative del proprio prodotto o servizio.

 

EPD e CFP a confronto: cosa sono e quale scegliere

 

Queste caratteristiche vengono determinate attraverso uno studio che valuta gli impatti ambientali dei diversi processi del prodotto o servizio nel suo ciclo di vita (LCA, Life Cycle Assessment).

Questo può essere dalla “culla al cancello” o dalla “culla alla tomba”: cioè dall’estrazione delle materie prime al cancello della fabbrica o alla dismissione del prodotto. L’EPD è applicabile a tutti i prodotti, indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva, ed è quindi uno strumento utilizzabile da qualsiasi settore merceologico, dall’edilizia all’agroalimentare.

Lo studio LCA e l’EPD devono essere conformi a quanto previsto dalle norme tecniche, rispettivamente la ISO 14025 e la ISO 14040 e ISO 14044, oltre che elaborati in base alle regole (Product Category Rules) definite dal Program Operator (soggetto che pubblica l’EPD) valevoli per una medesima categoria di prodotto, in modo tale da poter effettuare (sotto determinate condizioni) dei confronti coerenti tra EPD di prodotti o servizi funzionalmente equivalenti, pubblicate dallo stesso Program Operator.

 

Cos'è la EPD

 

La CFP (Carbon Footprint o Impronta di Carbonio) è una etichettatura ambientale attraverso la quale l’azienda comunica per un proprio prodotto o servizio il solo parametro della CO2 equivalente, cioè le emissioni in atmosfera dei cosiddetti “gas serra”.

Questo parametro è oggi quello più noto al pubblico per indicare l’impatto dell’attività umana sull’ambiente, in virtù del noto legame con il fenomeno del surriscaldamento globale del pianeta (Global Warming Potential) e dei suoi effetti sul cambiamento climatico, a cui stiamo assistendo negli ultimi decenni.

Il calcolo del parametro è condotto mediante uno studio LCA inerente il ciclo di vita del prodotto, che può comprendere quindi l’estrazione e lavorazione delle materie prime, la fabbricazione, la distribuzione, l’installazione, la fase d’uso, il riciclaggio o lo smaltimento alla fine della vita utile. In ciascuna di queste fasi, sono valutati i diversi impatti in termini di CO2 legati ai diversi processi e all’uso di risorse.

Lo studio LCA deve essere conforme alla norma ISO 14067 e alle già citate ISO 14040 e ISO 14044 e alle CFP-PCR se esistenti, in analogia alle EPD, qualora questa sia stata sviluppata da un Program Operator per la specifica categoria di prodotto oggetto dello studio. A differenza del mondo dell’EPD, i Program Operator CFP non sono numerosi e quindi, spesso, le PCR adottate per gli studi LCA sono le stesse impiegate da un Program Operator nell’ambito dell’EPD.

 

Cos'è la CFP - Carbon Footprint

 

EPD e CFP: come ottenerle?

Perché una EPD possa essere pubblicata da un Program Operator è necessario in primo luogo che l’azienda sviluppi, autonomamente o avvalendosi di consulenti esperti in materia, un Report di studio LCA del prodotto o servizio, e da questo ricavi le informazioni ambientali da riportarsi sulla EPD stessa.

L’EPD e il LCA dovranno quindi essere verificati da parte di un soggetto indipendente, individuato secondo i requisiti definiti dal Program Operator stesso. Ad esempio, il Program Operator EPDItaly ha individuato questi soggetti nei soli organismi di certificazione accreditati per fare queste verifiche, dotando in tal modo il proprio sistema di una modalità di controllo di elevato livello, garantito dal sistema dell’accreditamento.

In tali casi, le verifiche cui è soggetta l’EPD, prevedono non solo la verifica dei documenti, da un punto di vista normativo e metodologico, ma anche la verifica dei processi e dei dati impiegati per lo sviluppo del LCA, anche attraverso sopralluoghi nel sito di produzione. Una volta che l’EPD è verificata dal soggetto indipendente, questa viene inviata al Program Operator, che provvede alla sua pubblicazione in elenchi pubblicamente consultabili sul sito internet del Program Operator stesso. 

Per ottenere la CFP dovrà essere sviluppato dal produttore un Report di studio CFP, che consiste in pratica in uno studio LCA meno articolato rispetto a quello necessario per sviluppare una EPD, dovendosi valutare l’impatto ambientale relativo ad un unico parametro, ma non meno rigoroso da un punto di vista metodologico e di rispetto della norma.

Anche il Report di studio CFP dovrà essere soggetto ad una verifica da parte di un soggetto indipendente, che esprimerà la sua convalida secondo due possibili livelli di garanzia: “limitata” o “ragionevole”. Gli organismi di certificazione accreditati per questa specifica attività sono i soggetti indipendenti deputati a poter fare queste verifiche.

Anche la verifica di una CFP segue lo stesso iter di una verifica per l’EPD, prevedendo quindi sia verifiche metodologiche e normative sui documenti, sia verifiche in sito, per poter verificare i processi e i dati impiegati per lo sviluppo del LCA.

Diversamente dall’EPD, la CFP richiede la verifica indipendente del solo Report di studio CFP, e non anche di una comunicazione specifica, come una dichiarazione. Le modalità di comunicazione delle CFP sono quindi stabilite dall’azienda, la quale può a tal fine scegliere di fare ricorso anche all’operato di specifici Program Operator di CFP, pubblicando gli esiti della propria CFP, secondo le regole stabilite dal Program Operator stesso.

 

Dichiarazione ambientale di prodotto e impronta di carbonio: a chi sono destinate?

L’EPD è uno strumento idoneo sia alla comunicazione ambientale fra aziende (business to business) sia a quella tra aziende e consumatori (business to consumers).

Tuttavia, l’impiego nel primo ambito è sicuramente il più rilevante, data l’articolazione delle informazioni presenti all’interno del documento EPD, che per quanto ordinata, non risulta però immediata per il consumatore medio. L’EPD è innanzitutto uno strumento attraverso il quale l’azienda sceglie in modo trasparente di comunicare pubblicamente gli impatti ambientali del proprio prodotto o, e proprio per questo è raccomandata, in particolare ad aziende produttrici o fornitrici di servizi.

La CFP può essere più utile di una EPD quando l’interesse dell’azienda è di comunicare in modo trasparente il solo impatto in termini di CO2 e in tal senso può risultare più interessante per aziende focalizzate su questa tematica, quali ad esempio possono essere le aziende produttrici “energivore”, il settore dei trasporti, o della gestione o produzione dell’energia, ecc. La CFP in tal senso, essendo meno articolata dell’EPD, e quindi più immediata, appare uno strumento che meglio si adatta dell’EPD alla comunicazione “business to consumers”.  

 

EPD e CFP: quali sono i vantaggi?

Sia una EPD che una CFP presentano i seguenti vantaggi comuni:

  • l’azienda attraverso il LCA dispone di un’articolata analisi dei propri impatti e della loro provenienza e può quindi stabilire azioni future di riduzione mirate e/o retrofit sulla progettazione del prodotto stesso, ottimizzando le emissioni unitamente all’efficienza dei propri processi, in termini di tempi e costi;
  • l’utilizzo di un'etichettatura ambientale consente all’azienda di comunicare in modo trasparente i propri impatti ambientali, dando dimostrazione del proprio impegno nelle politiche di attenzione al tema della sostenibilità;
  • l’utilizzo di una etichettatura ambientale consente alle aziende di valorizzare il proprio prodotto da un punto di vista di marketing, in particolare per quelli che costituiscono un’eccellenza sotto questo aspetto.

È difficile poter stabilire a priori se per un’azienda sia preferibile sviluppare per un proprio prodotto o servizio, una CFP o una EPD, in quanto questo dipende dalla sensibilità alla tematica presente nel settore di cui l’azienda fa parte, dalle strategie di marketing proprie o della concorrenza, dalla presenza di forme di incentivazione o di obblighi legislativi. 

In tal senso, ad esempio, nel settore dell’edilizia si segnala che:

  • l’EPD è richiamato quale strumento utile per dare evidenza del contenuto di materiale riciclato e per alcuni altri parametri ambientali richiesti ai componenti edilizi dai Criteri Ambientali Minimi, Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) del 11-10-2017 per il servizio di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici;
  • l’EPD è uno strumento utile e richiesto dai principali protocolli di sostenibilità ambientale degli edifici (ad es. LEED) o delle infrastrutture (ad es. Envision), relativamente alle caratteristiche dei componenti edilizi;
  • la CFP è richiamata dal Codice degli appalti (decreto legislativo 50/2016), che all’articolo 93 prevede meccanismi di riduzione dell’importo delle fideiussioni per gli operatori economici in possesso di certificazioni, favorendo così le aziende attente alla gestione ambientale. In particolare, sono state inserite riduzioni del 15% per contratti relativi a lavori, servizi e forniture in caso di possesso di certificazioni Carbon Footprint (ISO 14064-1 o ISO 14067).  

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