Progettazione
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Il parcheggio "mimetizzato" di Palazzo di Varignana, un interessante esempio di progettazione sostenibile

Nel suggestivo contesto di Palazzo di Varignana sui colli bolognesi - un locus amoenus circondato da un giardino inserito nel prestigioso network Grandi Giardini italiani – lo staff di Polistudio A.E.S. ha realizzato un progetto organico e sostenibile.

Si è trattata di una progettazione integrata per realizzare un parcheggio sotterraneo, che ha coinvolto svariate professionalità, utilizzando tecniche e strumenti innovativi.

Per saperne di più abbiamo intervistato l’arch. Gianluca Corvina e l’ing. Claudia Conti di Polistudio A.E.S.


Un parcheggio con il minimo impatto ambientale

Arch. Corvina, come è nato il progetto del parcheggio P3, quali erano le esigenze iniziali del committente?

Il progetto è nato dall’esigenza della committenza di realizzare 150 nuovi posti auto con il minimo impatto ambientale. La committenza, da sempre attenta al rispetto del contento delle colline bolognesi in cui si inserisce, ci ha commissionato diversi interventi volti a salvaguardare l’immagine naturalistica del resort e nello stesso tempo ad ampliarne i servizi. Per loro abbiamo da poco realizzato un driving range ipogeo, una costruzione insolita, quasi invisibile, ma piena di fascino. Così, come quest’ultima, la realizzazione dei nuovi parcheggi doveva avvenire senza impattare visivamente sull’immagine paesaggistica dell’area.

 

Un parcheggio mimetizzato nello splendido contesto di Palazzo di Varignana

 

La vera difficoltà del progetto era realizzare un parcheggio che fosse invisibile, che si potesse in parte mimetizzare nel contesto naturale. Al di sopra di esso dovevano essere piantumate essenze autoctone, in continuità con la vegetazione preesistente. Era dunque fondamentale confrontarsi con il paesaggista Sandro Ricci, professionista specializzato che da tempo sviluppa e tutela l’aspetto ambientale di Palazzo di Varignana.

 

un parcheggio con il minimo impatto ambientale

 

La progettazione integrata del parcheggio di Palazzo Varignana

Arch. Corvina, per la realizzazione del parcheggio si può parlare di una vera e propria progettazione integrata, essendo state coinvolte molte professionalità all’interno di Polistudio A.E.S. Può raccontarci in che modo si sono coordinate le diverse professionalità nella realizzazione del parcheggio?

All’interno di Polistudio le professionalità coinvolte nel progetto sono state tante, in particolar modo architettura, strutture, ma anche impianti elettrici e meccanici, prevenzione incendi e sicurezza. Lavorare insieme ci ha permesso di guardare il progetto in maniera più approfondita e da più angolazioni. Come ho appena accennato, abbiamo collaborato anche con professionisti esterni, tra cui il geologo e il paesaggista.

Questo tipo di collaborazione è stata proficua per raggiungere l’obiettivo di mimetizzare l’opera stessa. La scelta delle essenze, i ricarichi di terra da dover riportare al di sopra del parcheggio, sono necessità agrarie che vanno ad impattare sulla struttura; pertanto, la difficoltà è stata quella di dare la possibilità al paesaggista di lavorare con processi naturali e con spessori di terreno tali da permettere alla natura di svolgere il suo compito, senza creare surrogati artificiali.

 

La progettazione integrata del parcheggio di Palazzo Varignana

 

Una progettazione tutta "BIM

Arch. Corvina, la squadra Polistudio si avvale ormai da tempo della modellazione in B.I.M. Quale è stato il valore aggiunto di tale strumento per la realizzazione del progetto?

Per quanto riguarda la progettazione integrata, noi lavoriamo esclusivamente in ambito B.I.M. Infatti, grazie a questa modalità operativa, alla simulazione tridimensionale, integrata da dati dettagliati e scientifici su tutti i settori (strutture, geologia, architettura, impianti) siamo riusciti a simulare, con un buon grado di precisione, quello che sarebbe stato l’intervento finito, in un contesto geografico particolare, e di valutarne l’impatto ambientale già dalla fase del concept.

Ing. Conti, per la realizzazione strutturale del parcheggio P3 sono state utilizzate tecniche particolari per rispondere all’esigenza del committente?

Dal punto di vista strutturale, per un parcheggio interrato si utilizzano strutture classiche, in calcestruzzo gettato in opera. In questo caso bisognava superare alcune problematiche, dovute alle caratteristiche fisico-planimetrico-geologiche dell’area, in quanto il parcheggio doveva essere realizzato su un pendio e le quote del progetto architettonico non consentivano di attestarsi, in alcune zone, su terreni dotati di idonee caratteristiche geotecniche, e altre legate alle esigenze paesaggistiche, che richiedevano di lavorare con strati di terreno idonei a ripristinare la naturalità del paesaggio.

Per questo motivo, si è scelto di effettuare una relazione geologica molto approfondita che ci ha permesso di definire e comprendere complessivamente la zona di terreno su cui inserire l’opera e di cui si riporta una sintesi delle verticali indagate.

 

La progettazione integrata del parcheggio di Palazzo Varignana

 

La progettazione in B.I.M. è stata poi molto importante per calcolare e prevedere, in maniera assolutamente precisa, come doveva essere la realizzazione finale.

Ciò ci ha portati ad ottimizzare le strutture nel loro insieme e in particolare alla tipologia fondale adottata del tipo profondo con pali trivellati di grande diametro in c.c.a..

 

la progettazione BIM del parcheggio di Palazzo Varignana

 

In dettaglio, a causa della disomogeneità laterale dei litotipi affioranti nel piano di scavo, parte del parcheggio sarebbe stata fondata su una zona di terreno di riporto o di scarso addensamento, con caratteristiche geotecniche non idonee ai carichi dovuti alla struttura. Per questo motivo, abbiamo in primis scartato la tipologia di fondazione superficiale, e progettato le fondazioni profonde suddividendole in tre zone con pali di lunghezze differenti, in funzione della stratigrafia, e della posizione del parcheggio che era sviluppato perpendicolarmente al pendio. Longitudinalmente ci troviamo ad avere il parcheggio in una zona di terreno approfondito, del litotipo dominante, molto addensato e stabile, e via via sempre meno, arrivando alla fascia più a valle attestata su terreno di riporto.

Per questo abbiamo predisposto pali meno profondi, fino ad arrivare a pali più profondi, per andare ad intercettare il terreno più stabile sulla fascia di valle. Per quanto riguarda la tecnica di perforazione, vista la tipologia di terreno a granulometria variabile tra il terreno di riporto, argille limose compatte e sabbie arenacee, e la necessità di minimizzare l’impatto acustico sulla vicina struttura ricettiva, si è optato per una perforazione a basso impatto di vibrazione e rumore del tipo C.F.A. ad elica continua. Questa era una delle problematiche di tipo fisico- geografico e geologico dell’area. Inoltre, c’erano esigenze paesaggistiche, in modo da integrare il parcheggio all’interno dell’ambiente naturale. Per questo, la struttura doveva supportare un carico almeno di 20.0 KN al metro quadro, dovuto al pacchetto di finitura e allo strato di terreno e di 5.0 KN al metro quadro, di azioni variabili, dovendo considerare la possibilità di movimentazione superiore di mezzi pesanti. Carichi molto superiori di quelli richiesti ad un parcheggio interrato classico, che di norma ha la copertura adibita a parcheggio e senza riporto di terreno o con pacchetti minimi, e con un carico variabile non superiore a 2,5 KN al metro quadro.

Il carico è stato dunque amplificato rispetto ad un parcheggio classico, combinato alle luci molto ampie, dai 10.5 ai 10.9 m e alle altezze nette interne strutturali di 3.15 m. Un tale progetto aveva bisogno di una struttura adeguata; perciò, è stata realizzata una struttura a pareti e soletta in c.c.a. sempre in opera con travi ricalate, in modo da minimizzare gli spessori della soletta superiore. 

Ing. Conti, quali sono state le problematiche riscontrate nelle varie fasi della progettazione e come le avete risolte?

Le maggiori problematiche sono affiorate in fase preliminare, grazie alla progettazione integrata multidisciplinare in B.I.M. e alle risultanze delle indagini geologiche. Si sono affrontate con tempestività, richiedendo un approfondimento geologico, per sviscerare tutte le caratteristiche specifiche della zona interessata dall’opera, per non modificare l’equilibrio, anche in relazione al complesso sistema di interventi già realizzati nell’area circostante.

A livello fondale, sono state risolte con tre tipologie di pali con differenti altezze, proprio perché ci troviamo in un terreno particolare, in cui sono presenti, nel substrato profondo, anche delle zone con sabbie cementate, particolarmente difficili da perforare con tecniche classiche di perforazioni dei pali. Si sono quindi verificate le portanze e modulate le lunghezze in modo da attestare la testa nel sub strato profondo.

In fase di progettazione si è scelto di dividere la struttura in due corpi giuntati fra loro, per avere, quanto più possibile, strutture iperstatiche caratterizzate da regolarità strutturale, per abbattere le azioni sismiche dovute agli effetti torsionali e per evitare le problematiche derivanti dalle dilatazioni termiche e dai fenomeni di ritiro di getto, limitando la lunghezza massima a circa 53m per ogni corpo.

La progettazione in B.I.M. ci ha consentito di avere un feedback immediato sulle interferenze tra varie discipline, per non trovarsi, come spesso accade, a dover fronteggiare i problemi in corso d’opera.

In relazione alla rampa di accesso lato resort, si è reso necessario fondare anch’essa su pali, proprio perché il terreno interessato risultava un riporto di precedente intervento di scavo, con caratteristiche non idonee ai carichi, non rendendo possibile la classica rampa poggiata su terra.

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Si ringrazia Polistudio A.E.S. per la gentile collaborazione

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