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Il rilievo del progetto e la modellazione digitale dell’architettura brasiliana e indiana del 900

Viver em concreto / Living in concrete
Il rilievo del progetto e la modellazione digitale dell’architettura brasiliana e indiana del Novecento


La ricerca internazionale sull'architettura moderna ha avuto inizio alcuni decenni fa ma ha già coinvolto molti storici, accademici, curatori, scrittori, archivisti e giornalisti: diverse centinaia di persone che hanno prestato le loro conoscenze e il loro tempo per comprendere meglio un fenomeno caratterizzato da ampie sfumature. In questo campo di ricerca lo scambio di idee e forme architettoniche nel corso del Ventesimo secolo è una caratteristica importante da evidenziare, emersa dai movimenti geografiche e le migrazioni di architetti e ingegneri.

Nonostante l'ampio uso in architettura di precetti modernisti nei paesi un tempo definiti in via di sviluppo (oggi identificati dalla comunità internazionale come Global South Countries), i libri di storia dell’architettura tendono a concentrarsi sullo sviluppo di tale stile in Occidente. Con l'eccezione del lavoro di un piccolo numero di architetti di grande fama, poca attenzione è stata purtroppo finora dedicata all’architettura moderna in paesi lontani dall’Europa, luoghi nei quali è stata considerata semplicemente come una forma minore del modernismo occidentale.

Il Novecento ha visto ampi progressi nel campo delle tecnologie di costruzione e cambiamenti radicali nei sistemi politici e delle strutture sociali con una corrispondente crescita dell’urbanizzazione e della principale preoccupazione di architetti e urbanistici verso l'edilizia sociale. I flussi commerciali e il sistema di colonie hanno lentamente fatto dell’architettura un'azienda globale in cui gli architetti più noti venivano utilizzati per progettare edifici anche per clienti stranieri in luoghi distanti. Alla fine il XIX secolo un'ondata di globalizzazione economica associata a relazioni coloniali rafforzarono il legame tra i centri imperiali europei e le lontane colonie in tutto il mondo. La maggior parte delle ex colonie europee in Sud America erano a quell’epoca paesi indipendenti ma tutta l'Africa e parte dell'Asia erano ancora sotto il controllo di diverse nazione europee; per questo motivo, metodi e  modelli di costruzione europei sono stati replicati in una varietà di contesti culturali, geografici e climatici. Modelli di passaggio formale non sempre semplici, spesso ibridati da una quasi sempre efficace combinazione di influenze europee e locali.

In questo vasto panorama di movimenti nazionalisti e colonie da poco indipendenti il pensiero architettonico modernista trova sfogo culturale nella promozione di uno stile internazionale. Questo, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, fu un approccio lentamente e consapevolmente segnato da progressi tecnologici che hanno deliberatamente rotto i legami con il passato. Poiché le ex colonie europee e le nuove identità nazionali erano state forgiate attraverso approcci architettonici ibridi, questi trassero più influenze tra quelle globali emerse. Gli architetti hanno risposto alle crescenti sfide in modi diversi, alcuni attraverso l’impiego di innovazioni tecnologiche, altri si ispirarono a soluzioni vernacolari attraverso l’interpretazione regionale dei più moderni principi dell'architettura. Se il tempo ha lentamente spento i sogni di potere trasformatore degli architetti modernisti, rimane un lascito di edifici straordinari da valorizzare, proteggere, e dai quali trarre spunti di riflessione (e vere e proprie lezioni di architettura).

Per questo motivo, i docenti responsabili del Corso di Tecniche della Rappresentazione dell’Architettura, disciplina del secondo anno di studio presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, Prof.ssa Federica Maietti e Prof. Riccardo Rubini, hanno deciso di fare analizzare da diversi gruppi di studenti questo patrimonio costruito nei vasti ed eterogenei contesti indiano e brasiliano.

Per il terzo anno consecutivo attraverso le opere dei maggiori architetti del periodo si sfoglia una storia dell’architettura, che passa dalla ricerca dell’identità nazionale alle specificità locali, un costruire che si fa eclettico, ibrido, che affronta il tema del vivere, dell’abitazione, con un linguaggio completamente nuovo e ricco di una simbologia diversa da quella del passato, ridisegnato con poeticità e nitidezza.

La conoscenza degli edifici adeguatamente selezionati e analizzati con una precisa metodologia, anche rappresentativa, e una molteplicità eccezionale di spunti per ulteriori ricerche e reinterpretazioni è alla base dell’impostazione del Corso integrato di Tecniche della Rappresentazione dell’Architettura, che ha utilizzato la metodologia del rilievo del progetto per definire modelli tridimensionali architettonici geometricamente coerenti in scala da cui estrarre rappresentazioni canoniche bidimensionali.

La realizzazioni di tali modelli digitali di ciascuna opera da parte degli studenti del corso ha visto una accurata progettazione in ambito BIM (Building Information Modeling), uno spazio tridimensionale virtuale in cui ogni componente può essere definito in scala reale, integrando tutte le informazioni relative alla geometria con dettagli riguardanti i materiali impiegati, le fasi di realizzazione, i costi, caratteristiche tecniche, e mettendo in relazione l’edificio con fattori ambientali.

La costruzione di un modello BIM obbliga al medesimo rigore richiesto nella costruzione di un modello fisico in scala o dell’edificio reale: il modello deve “chiudersi”, non possono esserci parti non risolte. La rappresentazione convenzionale dell’edificio (piante, prospetti, sezioni), nel metodo BIM è un derivato del modello, non il suo punto di partenza. Come avviene per le rappresentazioni convenzionali è fondamentale definire il L.O.D. (Level of Detail) del modello, in funzione degli obiettivi del modello, degli output di rappresentazione, e della fase progettuale in cui ci si trova (preliminare, definitiva, esecutiva).


SPAZIO MOSTRA

Progetto e allestimento dello spazio mostra
Viver em concreto / Living in concrete
Il rilievo del progetto e la modellazione digitale dell’architettura brasiliana e indiana del Novecento
 
Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Ferrara | TekneHub, Università degli Studi di Ferrara
Corso di Tecniche della rappresentazione

Responsabile scientifico del progetto: Marcello Balzani
Docenti del corso: Federica Maietti, Riccardo Rubini
Collaboratori: Andrea Zattini, Marco Medici, Luca Rossato, Mariana Rolim, Denise Araujo Azevedo
Progettazione e allestimento: Federica Maietti, Riccardo Rubini, Francesco Viroli

www.ingenio-web.it/immagini/CKEditor/2_Inviti_Restauro_2016_Mostra-Brasile-India(2).pdf




BIBLIOGRAFIA

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- Lang, J.T., A concise history of Modern architecture in India, Orient Blackswan, Hyderabad, 2002.



01_Il rilievo del progetto: Residência Nadir Zacharias (1970). Progettista: Ruy Ohtake, Sa?o Paulo, Brasile.
Modello 3D, elaborazioni e immagini: Emiliano Lambertini, Michele Schiavino, Marica Truppo, Matteo Zamberlan.


02_ Il rilievo del progetto: Gandhi Ashram (1963). Progettista: Charles Correa, Ahmedabad, India
Modello 3D, elaborazioni e immagini: Irina Bulgaru, Adriana Sousa



Allegati

Luca Rossato

Architecture and Urban Planning Dipartimento di Architettura, Università degli studi di Ferrara

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