Ingegneri per la Ri-Scossa della Next Generation EU
Il CNI ha chiamato a raccolta le Federazioni regionali e gli Ordini provinciali per la costituzione di un gruppo di lavoro formato da ingegneri, donne e uomini, esperti nelle varie discipline professionali e lo ha chiamato Next Generation EU.
Siamo ogni giorno subissati da mass media che ci notiziano su come gira il mondo.
Le notizie non sono certamente positive: la pandemia, il lavoro che non c’è, i licenziamenti, i cambiamenti climatici, i continui sbarchi di profughi e il debito pubblico che continua inesorabilmente la sua corsa verso l’alto!
Il Sistema si adopera per evitare il panico cercando artatamente di trasmettere il necessario ottimismo che purtroppo non è riuscito finora ad attecchire.
Se guardiamo indietro ci accorgiamo che questa situazione altalenante continua da oltre trent’anni, anni in cui abbiamo accumulato un debito pubblico da terzo mondo.
La speranza di ripresa che ci aveva sorretto con l’entrata nell’euro, si è dissolta come neve al sole.
L’Italia non è riuscita a reggere compiutamente il confronto con la globalizzazione nonostante la sua settima posizione mondiale per produzione industriale (sic!).
È normale allora che il cittadino si ponga la domanda su come tutto ciò sia possibile, ma è ancor più logico che questa domanda se la ponga chi istituzionalmente ha la responsabilità di governare questo nostro Bel Paese, che a conti fatti è si bello ma niente più!
Sorge allora spontaneo il dubbio: chi ci sta governando è in grado di farlo con le competenze e la preparazione necessarie?
Dai risultati finora ottenuti la risposta non può che essere purtroppo negativa!
Ingegneri per la Ri-Scossa della Next Generation EU
Si dice “sangue dal muro non ne esce”, è vero! I nostri governanti non possono darci quello che per loro formazione socio-culturale non hanno o non conoscono, governano secondo le loro intuizioni che non sempre sono accompagnate da preparazione e metodo, governano in funzione della loro storia diversa e frammentaria, governano perché hanno ottenuto un consenso popolare che costituzionalmente consente loro di governare comunque al netto dei risultati che (non) riescono ad ottenere.
Il consenso consente agli eletti il privilegio e l’onere di governare attraverso una articolata struttura dello Stato che è chiamata all’ attuazione delle linee di governo.
Questa struttura dello Stato è la nostra Burocrazia.
Sono settanta anni che questa Burocrazia deve essere riformata ed ogniqualvolta si arriva a qualche tipo di riforma, purtroppo i risultati come “la tela di Penelope” non si concretizzano, anzi peggiorano spesso la situazione!
Questo perché una ottusa mentalità burocratica dimostra di temere il nuovo! Teme probabilmente il venir meno della propria posizione di “potere” e contemporaneamente di quei privilegi “supportati sindacalmente” quali diritti acquisiti.
Ma andiamo avanti! Le questioni da risolvere oggi sono ben più importanti, tanto che anche una parte della Società responsabile come quella degli Ingegneri italiani sotto l’egida del Consiglio Nazionale e del suo Presidente l’ing. Armando Zambrano si è posta l’obbiettivo di tentare di dare un contributo costruttivo e concreto alla soluzione dei “mali” del nostro bel Paese.
È stata istituita la Rete delle Professioni Tecniche alla quale il CNI aderisce con le sue rappresentanze; sono state elaborate proposte e tematiche da sviluppare, implementare e concretizzare indicando al Legislatore le possibili strade da percorrere nell’attuazione del nostro PNRR.
Questo strumento operativo di portata epocale ci dovrebbe consentire di competere con le sfide di una Globalizzazione che vede agguerrite e in prima fila superpotenze come Stati Uniti e Cina.
Sarà certamente un compito arduo ma non impossibile!
Se guardiamo indietro, quaranta anni fa eravamo noi italiani “i cinesi “di allora, è una strada che conosciamo bene ed è per questo che non dobbiamo lasciarci cogliere dal panico, dobbiamo reagire, coscienti che siamo un insieme culturalmente e tecnicamente attrezzato in grado di fare meglio e di più.
Il CNI ha chiamato a raccolta le Federazioni regionali e gli Ordini provinciali per la costituzione di un gruppo di lavoro formato da ingegneri, donne e uomini, esperti nelle varie discipline professionali e lo ha chiamato Next Generation EU.
Questo gruppo coordinato dal vice presidente vicario ing. Gianni Massa sulla scorta di quanto analizzato e proposto dalla Rete delle Professioni Tecniche ha elaborato una serie di proposte integrative a contenuto espressamente ingegneristico.
Il lavoro svolto ha sviluppato una articolazione operativa che ha approfondito settori di tematiche come:
- Piano per la sussidiarietà;
- Professioni 4.0;
- Formazione competenze e certificazione del professionista;
- Presidi territoriali e professionista di prossimità;
- Pari opportunità;
- Piano per la tutela della salute;
- Digitalizzazione piatteforme, conoscenza, semplificazione;
- Governance per i processi di trasformazione urbana e territoriale;
- Mobilità urbana sostenibile;
- Piano organico per la rigenerazione urbana attraverso i Superbonus al 110%;
- Connettività;
- Bonifiche ambientali;
- Resistenza infrastrutturale e sanitaria.
Questa operazione non scaturisce da una concezione egocentrica del CNI ma dall’assunzione di responsabilità che caratterizza l’ingegneria italiana, forte anche della conoscenza di come culturalmente e tecnicamente sono stati e sono formati gli ingegneri italiani.
Gli ingegneri italiani con le loro articolazioni formative rappresentano la parte “eclettica” di una realtà attiva in continuo movimento, costituiscono una incredibile cartina al tornasole degli umori del nostro tempo.
Con la loro sensibilità spesso latente, ma sempre effervescente sono in grado di costituire un ponte tra tutto ciò che emotivamente e professionalmente coinvolge la nostra società.
Gli ingegneri interagiscono organicamente da sempre con la Scuola, la Cultura, l’Arte, il Lavoro, l’Impresa, la Finanza, la Pubblica Amministrazione, gli ingegneri sono in grado di attuare quella permeabilità di azioni sinergiche che è indispensabile per il raggiungimento del bene comune perché sono organicamente congruenti sia al Capitale che al Lavoro.
Tutto questo è possibile perché gli ingegneri sanno bene come l’energia potenziale è sempre trasformabile in energia di movimento, un’energia, oggi irrinunciabile se si vogliono centrare gli obbiettivi del PNRR.
Gli ingegneri e il loro multiforme ingegno possono poi essere risolutivi nell’assunzione di quella responsabilità operativa che purtroppo non viene sempre onorata ai vari livelli decisionali, essi infatti vengono formati avendo chiaro “il rispetto delle regole”, delle procedure, dei simboli, delle formule, il rispetto dell’ambiente, della sicurezza e della dignità della persona.
Gli ingegneri sono usi alla ricerca della causa e dell’effetto, dell’equilibrio interno ed esterno, quell’equilibrio che deve essere sempre ricercato quale cardine per qualsiasi sistema evoluto che voglia crescere e far crescere anche gli altri.
Tutto ciò è frutto di una Scuola che ci ha “obbligato” a ragionare oltre la percezione, ad operare coi numeri in campo razionale e irrazionale, a muoverci in quello immaginario misurando lo spazio ad una, due, tre...enne dimensioni, siamo attrezzati a guardare avanti utilizzando intelligenze artificiali che ci consentono di programmare oltre il nostro tempo verso il futuro delle nuove generazioni.
Rappresentiamo dunque una opportunità strategica per l’intero sistema che ci ricomprende, opportunità che, ahi noi! è spesso incompresa e sottovalutata.
Siamo però coscienti che pur costituendo una parte importante del Sistema, siamo sempre solo una parte e per questo motivo continuiamo a riproporci alla collaborazione di tutti coloro che ritengono che insieme si possa fare meglio e di più!
È con questo spirito che in questi mesi sotto la guida del CNI, Federazioni regionali e Ordini provinciali hanno lavorato analizzando cause ed effetti di una legislazione tecnico- amministrativa che da troppo tempo dimostra di non approdare ad una progettualità con risultati di valore, risultati che le generali condizioni al contorno impongono.
L’Odissea del codice degli appalti partorito da una schizofrenica concezione burocratica massimalistica, anziché rilanciare gli investimenti ha fatto perdere al nostro Paese occasioni vitali di sviluppo e di credibilità a livello nazionale e internazionale. La complessità normativa ed operativa di questa legge, la sua “rigorosità formale” impone troppo spesso operazioni di feedback onerose, spesso inaccettabili e anche rischiose sotto il profilo etico, operazioni che ci fanno apparire alieni e a volte dei veri e propri alienati.
Il medesimo caos è sorto puntualmente con il “Superbonus al 110%”, un provvedimento varato frettolosamente con articolazioni tanto complesse da apparire, nella sostanza, come uno “specchietto per le allodole”. È stata percepita la “sola” che lo Stato consentiva il rifacimento delle case di abitazione gratis, anzi guadagnandoci!
È partita così una corsa ai “Saldi” che ha determinato:
- Uffici tecnici comunali intasati ed incapaci di produrre la massa di documentazione storica richiesta, spesso purtroppo inesistente.
- Banche impreparate nella valutazione della documentazione tecnica.
- Imprese che dovrebbero consentire sconti in fattura, indisponibili a tali operazioni dovendosi farsi carico delle anticipazioni.
- Professionisti ai vari livelli investiti di nuove responsabilità civili e penali, per le quali vengono richieste garanzie assicurative professionali supplementari a quelle già obbligatorie.
- Tempi per la realizzazione delle opere stretti e inadeguati che non consentono una chiara programmazione degli interventi, il rispetto delle scadenze e il rischio di dover pagare anche penali per danni.
- Panico generale del settore!
E se come tutto questo non bastasse: la corsa alla “casa gratis” ha fatto schizzare i prezzi delle forniture del 30% rendendo di fatto nulli tutti gli ipotetici vantaggi che sarebbero spettati a chi investiva per la valorizzazione e la tutela sia del patrimonio che dell’ambiente.
Questa operazione condotta in maniera poco chiara e discontinua specie nella definizione normativa, non ha finora centrato gli obbiettivi che si era posta e sta incidendo negativamente su valori e tempi di una programmazione economica che prevede un +5% del PIL per il 2021, previsione che se sarà raggiunta, lo dovrà in particolare ad un aumento di prezzi, di tariffe e inflazione.
È inaccettabile che un paese come l’Italia con tutte le potenzialità socio-economiche e culturali di cui può disporre si trovi in questo caos normativo che si ripercuote purtroppo nell’operatività di una legge valida ed opportuna.
Il nostro intervento e le nostre sollecitazioni sono pertanto d’obbligo e sono indirizzate a quella miopia politica-istituzionale, che perché miope, deve essere continuamente scossa e richiamata ai propri doveri che dovrebbero consentire al nostro bel Paese di essere sì bello ma anche concretamente credibile dentro e fuori d’Italia.
Noi ingegneri “formati per risolvere problemi” siamo come sempre a disposizione!