Nuove Professioni e Previdenza
Testo di Elisabetta Roviglioni - contenuti condivisi da NGI
#ideeinrete - Rubrica a cura del Network Giovani Ingegneri
Negli ultimi anni il mondo del lavoro è notevolmente cambiato: oltre alla richiesta di “flessibilità” ed “adattabilità” dettate dalle attuali esigenze organizzative, ci troviamo ad affrontare la creazione di nuove figure, a volte non ben definite, da cui scaturiscono una serie di contratti di lavoro transitori, che in qualche modo spezzano la continuità non solo retributiva, ma anche contributiva.
La conseguenza è, in particolare per i giovani, che viene messa in secondo piano l’importanza data alla previdenza sociale. Essa altro non è che una legislazione sociale con il fine di tutelare il lavoratore ed i familiari a suo carico dai rischi conseguenti alla menomazione o alla perdita della sua capacità lavorativa a causa di eventi predeterminati (naturali o connessi al lavoro prestato). Storicamente nasce in relazione alle condizioni di bisogno dei lavoratori subordinati, successivamente è stata gradualmente estesa a tutti i produttori di reddito da lavoro.
Tuttavia, non sempre risulta facile orientarsi in un mercato del lavoro sempre più dinamico e globale, in cui è necessario aumentare e qualificare l’informazione nel settore, incentivando la discussione e l’interattività sui temi dell’occupazione: dati e tendenze, informazioni di servizio, dibattito economico-sindacale, commenti di esperti, notizie di interesse per i giovani. Il lavoro deve essere inteso, quindi, anche come opportunità, per fornire servizi ad aziende che assumono, per creare impresa e per valorizzare vecchie e nuove professioni. Senza dimenticare che per un mercato del lavoro dinamico e inclusivo è necessario garantire l’equilibrio tra tutti i soggetti interessati.
Da una recente indagine del Colap (Coordinamento delle libere associazioni professionali) si desume che i professionisti già assicurati ad una cassa previdenziale di categoria assorbono il 34% dell'intero settore delle professioni; il residuo 66% è privo di un proprio Ordine professionale. E’ stato inoltre stimato in circa 100 miliardi di euro l'apporto all'economia nazionale delle professioni non regolamentate. Si tratta di circa 3 milioni i professionisti organizzati che, insieme ai 2 milioni di professionisti iscritti ad albi, contribuiscono alla produzione di oltre il 15% del pil. Alla luce di questi dati, che dimostrano il notevole contributo che i professionisti possono dare, si rende necessario intervenire con ulteriori misure in materia di fiscalità e welfare, rivolte sia a dare sollievo ai nostri studi professionali, duramente provati dalla crisi economica in atto, sia a incoraggiare i tanti giovani che nelle nuove professioni intravedono una reale possibilità di accesso al mondo del lavoro.
In questo quadro generale, potremmo allora considerare l’importanza che la legge n. 4/2013 assume per le professioni che oggi sono all’avanguardia del tessuto sociale ed economico del nostro Paese, avendo riconosciuto l’esistenza di nuove professioni. Quanto alla previdenza, resta però ancora inattesa ed in secondo piano, non essendo state unicamente individuate le modalità di versamento, riscatto, etc. E’ utile ricordare che, avvalendosi delle norme di cui al dlgs. n. 103/96, è comunque possibile l’accorpamento delle categorie professionali non regolamentate nell’ambito delle casse professionali esistenti.
Al di là della tipologia del lavoro svolto, Architetti ed Ingegneri si trovano ad affrontare problematiche previdenziali simili, che possono essere trattate all’interno delle stesse categorie professionali, garantiti dalla rappresentanza di una governance ad elezione diretta quale è, ad esempio, lo stesso Ordine Professionale e, nello specifico, Inarcassa.
La previdenza è un fattore fondamentale per la coesione sociale delle categorie professionali e quindi di tutela della professione.
Attraverso una serie di azioni finalizzate all'ascolto degli interessati, alla comprensione delle tematiche previdenziali e all'analisi delle problematiche connesse è possibile costruire un percorso comune che possano avviare più efficaci azioni a tutela.