Terremoto 7.8 in Turchia: può accadere anche in Italia? il parere del prof. Calvi
Dopo i forti terremoti accaduti in Turchia, ci siamo chiesti se questo può accadere anche in Italia e nel caso cosa potrebbe comportare. Lo abbiamo chiesto al Prof. Gian Michele Calvi, esperto in sismica.
Mentre la terra continua a tremare nella parte sud-orientale della Turchia, al confine con la Siria, dopo la potente scossa di terremoto di magnitudo M 7.8 registrata il 6 febbraio alle ore 02:17 italiane, la mente porta necessariamente all'Italia, paese anch'esso ad altro rischio sismico.
Le immagini che ci giungono dalle televisioni ci parlano di migliaia di morti e feriti, di migliaia di edifici distrutti e una domanda ci passa nella testa: ma può accadere anche in Italia? Abbiamo rivolto questa ed altre domande al Prof. Gian Michele Calvi, Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni allo IUSS di Pavia nonché fondatore della School in Understanding and Managing Extreme.
In Italia possiamo arrivare a terremoti di questa entità?
La probabilità di superamento di una magnitudo 7.8 nel territorio italiano è molto bassa, quindi è molto improbabile che si verifichi un evento con un rilascio di energia di questa entità.
D'altra parte, la stima (ovviamente non strumentale) della magnitudo del terremoto di Messina del 1908 è attorno a 7.1, quindi non molto lontana dai valori di cui si parla.
Prevenzione sismica: in Italia a che punto siamo?
Se accadesse oggi un terremoto grave in una delle città in zone ad elevato rischio sismico cosa accadrebbe? Le norme approvate dopo l’Aquila e i bonus edilizi messi a disposizione hanno cambiato la situazione di vulnerabilità?
Le norme ed i finanziamenti stanno certamente contribuendo a ridurre la vulnerabilità del costruito in Italia.
Un elevato rilascio di energia, tuttavia, più che incrementare l'intensità in zona epicentrale (che pure aumenta, ovviamente) tende ad aumentare l'area colpita da elevate domande di accelerazione e spostamento, quindi ad aumentare l'area geografica in cui possono manifestarsi crolli e danni elevati.
Un altro effetto significativo è l'aumento della durata del moto ad alta intensità. Quest'ultimo parametro può essere particolarmente rilevante per edifici che tendono a danneggiarsi progressivamente, come quelli in muratura nei centri storici.
Se in Italia avvenisse un terremoto di magnitudo 7.8, l'area interessata da moti violenti sarebbe molto ampia, con un raggio dell'ordine di molte decine di chilometri, e comprenderebbe quindi in ogni caso molti centri abitati. Ritengo che le vittime si conterebbero nelle decine di migliaia.
Prevedere norme che arrivano a prevenire terremoti di questa entità è sostenibile economicamente?
Non è possibile prevenire i terremoti, è possibile controllare i danni che essi producono. Ed è certamente sostenibile economicamente investire per ridurre le perdite, nel senso che le perdite indotte sono di solito tali da giustificare ampiamente gli investimenti di riduzione del rischio.
Il problema è investire bene, cioè investire risorse laddove il rapporto investimento / riduzione delle perdite è più favorevole.
L’Italia ha tanti borghi storici. Oggi è possibile ridurre la vulnerabilità senza alterare il loro valore monumentale?
Si, lo ritengo possibile, con investimenti importanti, che si giustificano se si tiene conto delle perdite indirette, i costi sociali, il valore non monetario dei beni storici ed architettonici.
PER APPROFONDIRE
Per far comprende alcuni concetti espressi dal Professor Calvi in termini di prevenzione sismica e di corretti investimenti, riproponiamo una intervista realizzata da Ingenio in un Congresso ANIDIS in cui rimarca la necessità di cambiare radicalmente le logiche e i paradigmi della progettazione sismica. In fondo anche il video del suo intervento.
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