Data Pubblicazione:

“RIVOLUZIONE PREVIDENZIALE”: pensioni più alte con gli stessi contributi!

LA “RIVOLUZIONE PREVIDENZIALE”: ora è possibile avere pensioni più alte con gli stessi contributi!

Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso degli Agrotecnici e restituisce alle Casse di previdenziali “virtuose” piena autonomia: potranno pagare pensioni più alte, senza dover aumentare i contributi. E’ una ventata di concorrenza nel settore; quel che è certo è che da oggi nulla sarà più come prima.

E’ una sentenza storica quella del Consiglio di Stato n. 3859/2014, depositata ieri, e che ha accolto il congiunto ricorso della Cassa di previdenza ENPAIA/AGROTECNICI e del Collegio Nazionale dell’Albo, chiarendo come il criterio di rivalutazione dei contributi pensionistici definito dalla legge n. 335/1995 debba intendersi come quello minimo (che deve essere sempre riconosciuto), mentre le Casse di previdenza “virtuose” e con i conti in ordine possono riconoscere rivalutazioni maggiori così “... consentendo di erogare trattamenti pensionistici più alti”.

Dunque aveva sbagliato il Ministero del Lavoro a bloccare la delibera della Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati (inclusa nella Fondazione ENPAIA), una Cassa virtuosa per eccellenza e con totale sostenibilità previdenziale, che nel 2010 aveva chiesto di poter aumentare la rivalutazione dei contributi previdenziali dei propri iscritti, per poter erogare loro pensioni significativamente più alte.

Viene così definitivamente scardinato il principio, fino all’ultimo difeso dal Ministero del Lavoro, per cui la previdenza dei professionisti doveva essere, sempre e comunque, “tutta uguale”, anche quando i rendimenti dei contributi -per effetto del meccanismo di calcolo- erano pressoché pari allo zero, con il risultato di deprimere all’inverosimile le future pensioni (come in effetti è avvenuto negli ultimi anni).

La libertà nell’autonomia negoziale delle Casse previdenziali, loro restituita dalla sentenza n. 3859/2014, non è solo un atto di giustizia e di buon senso, ma è anche un premio alle Casse che meglio sono amministrate, che possono ora distinguersi da quelle peggio amministrate, così come evangelicamente viene diviso “il grano dal loglio”, cioè la semente buona da quella meno buona.

Soprattutto nessuno potrà più nascondersi dietro l’alibi delle rivalutazioni dei contributi “secondo legge”; da ora in poi gli iscritti alle Casse dei liberi professionisti potranno misurare la capacità dei propri amministratori in base ai risultati effettivamente ottenuti e chiedere di poterne beneficiare.

Per il Consiglio di Stato questo è chiarissimo, tanto che nella Sentenza si afferma testualmente “da quanto sopra deriva indirettamente un’incentivazione all’impegno efficiente delle risorse, al fine di utilizzarle in modo conforme alla legge ed agli atti statutari e regolamentari” in altre parole: “Meno derivati, meno operazioni finanziarie border line, meno convegni ma pensioni più alte per chi versa i contributi”.

Gli effetti, per tutti i liberi professionisti (e non solo per gli Agrotecnici, che però hanno il merito di avere ritenuto possibile infrangere il dogma ministeriale delle “rivalutazione identica per tutti”) saranno rilevanti; le conseguenze per gli Albi professionali anche.

GLI EFFETTI PER I LIBERI PROFESSIONISTI
Ciascuna Cassa di previdenza, se in regola con la sostenibilità previdenziale e con i conti, potrà rivalutare maggiormente i contributi versati dagli iscritti, rispetto a quanto previsto per legge: ciò significa, a fine vita lavorativa, pensioni più alte. Anche notevolmente più alte.

Nell’attuale sistema contributivo l’importo delle future pensioni dipende sostanzialmente da due fattori: 1.da quanto ciascun “previdente” versa (tanto più alto sarà il versato, maggiore sarà la pensione); 2.dalla percentuale di rivalutazione dei contributi previdenziali (dove l’insieme dei contributi versati e della loro rivalutazione costituisce il “montante previdenziale”).

La legge n. 335/96 si preoccupa di garantire una percentuale minima di rivalutazione dei contributi previdenziali (identica per tutte le Casse di previdenza dei professionisti, da cui la generalizzazione del problema) in base alla media quinquennale del PIL, così come determinata dall’ISTAT che, a seguito della perdurante stagnazione economica, ha subito nel tempo la seguente riduzione:
ANNO                                            INDICE DI RIVALUTAZIONE PIL/ISTAT
2005                                              4,050%
2006                                              3,538%
2007                                              3,393%
2008                                              3,465%
2009                                              3,320%
2010                                              1,793%
2011                                              1,616%
2012                                              1,134%
2013                                              0,1643%

mentre per il corrente anno e per quelli successivisi prevede un incremento pressoché pari a zero (in ragione del perdurare del PIL negativo). Questa costante riduzione della percentuale di rivalutazione dei contributi previdenziali compromette in maniera significativa l’entità delle future pensioni, le quali (prima della sentenza n. 3859/2014 del Consiglio di Stato) erano destinate ad essere del tutto insufficienti a garantire una dignitosa esistenza.

Nel 2011 la Cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati comprese per tempo gli effetti devastanti della diminuzione dell’indice di rivalutazione del montante contributivo, e perciò decise di aumentarlo del +50%, utilizzando parte degli utili annuali. Ed altrettanto venne fatto per gli anni futuri, sicché l’indice di rivalutazione (per gli iscritti alla Cassa degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati) sarebbe risultato il seguente:


garantendo sempre e comunque una rivalutazione mai inferiore all’1,50%, livello ritenuto minimo per garantire future, adeguate pensioni.

Chiesta al Ministero del Lavoro l’autorizzazione a procedere, la Cassa previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati se la vide negare sulla scorta del fatto che -secondo il Ministero-tutte le Casse professionali dovevano rivalutare i contributi previdenziali nella stessa identica misura, quindi assurdamente negando la possibilità di fare meglio(per chi ne fosse capace).

A riportare certezza del diritto è intervenuta ora la sentenza del Consiglio di Stato n. 3859/2014 che, ribaltando il precedente negativo del TAR Lazio e sconfessando il Ministero del Lavoro, consente alla Cassa di previdenza degli Agrotecnici di dar corso alle maggiori rivalutazioni.
Pertanto un laureato in agraria iscritto all’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, rispetto allo stesso laureato iscritto in un diverso Albo del settore, potrà avere una pensione significamente più alta, pagando l’uno gli stessi contributi dell’altro.
Una vere e propria rivoluzione previdenziale.

GLI EFFETTI SUGLI ALBI PROFESSIONALI
Saranno notevoli anche in questo caso, perché aumenterà il livello di concorrenza fra le diverse categorie; già ora i laureati delle professioni tecniche possono scegliere liberamente, fra più Albi, quello ritenuto per loro migliore essendo venuto meno, con il DPR n. 328/2001, l’obbligo di iscriversi in un solo, determinato Albo.

Gli effetti di questa concorrenza si sono già visti, con Albi che perdono vistosamente iscritti ed altri (come quello degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati) che li aumentano, fino a diventare il primo nel settore.
Dal momento che ad ogni Albo professionale è collegata una autonoma Cassa di previdenza, la sentenza del Consiglio di Stato n. 3859/2014 aumenterà ancora di più il livello di concorrenza nel mondo delle professioni, perché i giovani laureati saranno portati non solo a scegliere l’Albo che da loro più opportunità, ma anche quello che da loro una migliore previdenza, cioè con minori contributi e più alte pensioni.

LE CASSE DI PREVIDENZA INTERESSATE
Il problema dell’insufficiente rivalutazione dei contributi previdenziali (con l’effetto di generare pensioni irrisorie o comunque insufficienti) riguarda pressoché tutte le casse dei liberi professionisti ma in particolare quelle nate dopo la “riforma Dini” del 1995, cioè le Casse con meccanismo di calcolo interamente contributivoe precisamente:
- Cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati/ENPAIA;
- EPAB - Ente Nazionale di previdenza ed Assistenzadei Biologi:
- EPPI - Ente Previdenziale dei Periti Industriali;
- EPAP - Ente di Previdenza ed Assistenza Pluricategoriale (comprende Attuari, Agronomi, Chimici e Geologi);
- ENPAPI - Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Professionale Infermieristica;
- ENPAP - Ente Nazionale di Previdenza dei Psicologi;
- Cassa di previdenza dei Periti agrari/ENPAIA;

più tutti i nuovi iscrittinelle “vecchie” Casse professionali (di cui al Decreto 509) a cui è applicato il contributivo puro; in totalesi tratta di una platea superiore ad 1,2 milioni di persone.

Il Coordinatore della Cassa di previdenza AGROTECNICI/ENPAIA, Alessandro Maraschi, ha espresso viva soddisfazione per l’esito della sentenza “che restituisce alle Casse di previdenza virtuose parte di quella fondamentale autonomia negoziale, purtroppo tante volte negata in provvedimenti normativi o nello stesso comportamento della burocrazia ministeriale. Adesso, conformemente al diritto ed alle aspettative degli Agrotecnici iscritti, la Cassa di previdenza potrà pacificamente procedere alla maggiore rivalutazione dei contributi previdenziali, con un significativo aumento finale delle pensioni che saranno erogate, il tutto senza né aumentare la contribuzione né gravare sullo Stato ma semplicemente utilizzando risorse proprie, accumulate in anni di buona gestione”.

Il Dott. Maraschi non ha mancato di ringraziare il Presidente della Fondazione ENPAIA, Antonio Piva, per il sostegno dato all’iniziativa ed il Presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, Roberto Orlandi, per essersi a sua volta costituito in giudizio, insieme alla Cassa, per difendere l’autonomia.
A sua volta Orlandi ha così commentato: “Siamo convinti che Ordini professionali e Casse di previdenza debbano agire in modo coordinato, perché sono parte delle stesso mondo. Per questo, quando il Ministero del Lavoro ha bloccato la delibera che, nel rispetto della sostenibilità previdenziale di lungo periodo, aumentava la rivalutazione delle pensioni degli Agrotecnici, agendo non già per ragioni di merito ma di pregiudizio, non siamo rimasti con l’arma al piede, ma siamo convenuti immediatamente in giudizio insieme ai colleghi della Cassa. Qui in gioco, non c’erano solo le legittime aspettative di vita e lavoro degli Agrotecnici (e già questo basterebbe) ma bensì l’autonomia stessa della Cassa di previdenza: per quale misterioso motivo una Cassa di previdenza virtuosa, bene amministrata, con utili crescenti, non dovrebbe retrocedere ai propri iscritti parte di quei benefici?
Per quale diabolica ragione le Casse previdenziali virtuose dovrebbero essere accumunate a quelle che virtuose lo sono di meno odaffatto? Mescolando così insieme, in una melassa indistinta, chi non ha mai perso un centesimo di euro e chi invece ha bruciato decine di milioni di euro inoperazioni di dubbia avventatezza?
Quale maledizione impone ai professionisti pensionicomprese fra il 25% ed il 40% dell’ultimo reddito, mentre le relative Casse di previdenza accumulano utili crescenti senza poterli distribuire?
Ora tutto questo è stato spazzato via dalla decisione del Consiglio di Stato. Gli Agrotecnici e gli Agrotecnici laureati che svolgonola libera professione sanno di poter contare su pensioni più alte e maggiori tutele senza dover pagare un euro in più.
Oggi il sistema previdenziale italiano è restituitoad una maggiore e più virtuosa concorrenza e gli iscritti alle Casse professionali dispongono di concreti strumenti per vigilare le rispettive gestioni e l’operato dei propri amministratori”.
Conclude così Orlandi “La nostra iniziativa venne da molti commentata all’inizio con fastidio e con scherno, ma noi non abbiamo mai dubitato della bontà delle nostre ragioni, infine orgogliosi di avere, con la nostra caparbia insistenza, contribuito a migliorare il sistema previdenziale italiano”.

La sentenza del Consiglio di Stato n. 3859/2014 è scaricabile a questo link: www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%206/2013/201307067/Provvedimenti/201403859_11.XML

Scarica il comunicato stampa
 

Allegati