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OBBLIGO POS: audizione dei professionisti tecnici alla camera

OBBLIGO POS: audizione dei professionisti tecnici alla camera

Si è svolta il 30 settembre scorso l’audizione della Rete delle Professioni Tecniche presso le Commissioni riunite VI e X della Camera. I professionisti tecnici hanno manifestato tutte le loro perplessità sull’obbligo di uso del POS. Zambrano: “Chiediamo il ripristino delle condizioni di applicazione dell’obbligo previste dallo Schema di decreto elaborato dal Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 13 dicembre 2013”.

Lo scorso 30 settembre si è svolta l’audizione della Rete delle Professioni Tecniche presso le Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive) della Camera dei Deputati. Oggetto dell’incontro sono state le risoluzioni in materia di revisione della disciplina concernente l'obbligo di accettare pagamenti mediante carte di debito e misure a sostegno del commercio elettronico.

In rappresentanza della RPT, hanno partecipato all’incontro Armando Zambrano (Coordinatore della Rete e Presidente CNI – ingegneri), Lorenzo Benanti (Presidente CNPA - periti agrari) e Massimiliano Pittau (Direttore del Centro Studi CNI – ingegneri). Nell’occasione i professionisti tecnici hanno manifestato tutte le loro perplessità in materia di obbligo all’uso del POS, avanzando nel merito una proposta precisa.

La RPT ha fatto presente che gli interventi normativi del biennio 2011-2012 hanno rivoluzionato il sistema delle professioni ordinistiche, determinando una serie di oneri aggiuntivi e gravosi per i professionisti. L’introduzione dell’obbligo della formazione continua e dell’assicurazione professionale, l’abrogazione delle norme tariffarie, l’istituzione di organi di disciplina autonomi dagli organi amministrativi: tutte novità che pongono il sistema italiano delle professioni all’avanguardia, ma che determinano costi elevati, cui i professionisti si fanno carico senza alcun sostegno pubblico.

Tutto ciò – afferma Lorenzo Benanti – avviene in una congiuntura economica che è la più difficile degli ultimi 70 anni. I redditi professionali hanno subito una drastica contrazione, superiore mediamente al 30%. In questo contesto lo Stato continua a trattare i professionisti come ‘figli di un dio minore’”.
“Se da un lato –
riflette ancora Benanti – è stato introdotto l’obbligo di formazione continua, dall’altro lo Stato non consente al professionista la totale deduzione delle spese sostenute per effettuarlo. Come se non bastasse, i dipendenti degli studi professionali sono stati esclusi dalla Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd). Aggiungere un ulteriore balzello di 150 euro all’anno per il solo mantenimento del POS suona come una beffa inaccettabile”.

A questo proposito, la RPT ha fatto presente come il mancato utilizzo dei pagamenti elettronici sia, nel nostro paese, più legato ad un fattore culturale che ad una mancanza di servizi POS. E’ presumibile, dunque, che l’introduzione dell’obbligo di accettare questo tipo di pagamenti inciderà minimamente sulla diffusione dell’utilizzo dello strumento stesso. A fronte di un basso risultato si assisterà, invece, ad un incremento dei costi per l’esercizio dell’attività professionale non direttamente correlati all’attività stessa. Oltre tutto, considerando i limiti di pagamento effettuabili attraverso le carte di debito e il dato medio per singola transazione (non superiore ai 70 euro in media), l’utilizzo di questo strumento ha una portata limitata soprattutto per quanto concerne l’attività dei professionisti tecnici.

Il 13 dicembre 2013 – afferma Armando Zambrano - il Ministero dello Sviluppo Economico aveva elaborato uno Schema di decreto che rispondeva appieno alle istanze manifestate dalla Rete delle Professioni Tecniche. Escludeva, ad esempio, dall’obbligo i pagamenti effettuati all’esterno degli studi professionali. Inoltre, si consideravano solo le transazioni con consumatori o utenti e si poneva un limite oltre al quale scattava l’obbligo: 300 mila euro per i primi sei mesi di entrata in vigore del decreto, 200 mila euro una volta decorsi i sei mesi. Tale impostazione, condivisibile, è stata completamente disattesa dal DM 24 gennaio 2014”.

La RPT – conclude Zambrano - chiede semplicemente il ripristino delle condizioni di applicazione dell’obbligo previste dallo Schema di decreto dello scorso 13 dicembre 2013”.