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TERREMOTO e OSPEDALI A RISCHIO: in ITALIA sono più di 500

Sull'esigenza di interventire in modo prioritario sugli edifici critici per l'emergenza e quindi sugli ospedali lo aveva evidenziato anche il Prof. Gian Michele Calvi in un articolo pubblicato su INGENIO nel 2013 (LINK): "Mi pare evidente che su un piano strettamente razionale di uso ottimale delle risorse, la logica dovrebbe piuttosto essere del tipo “interveniamo prioritariamente dove a parità di impiego di risorse si produce una maggiore riduzione del rischio”.
È peraltro altrettanto chiaro che l’applicazione di una logica di questo tipo implica valutazioni più complesse, che includono la definizione di possibili modalità di intervento, la stima del loro costo e la stima dei benefici ottenibili, quantificando in termini economici il valore della riduzione del rischio attesa
."

Come dimostrato anche dalla cronaca di questi giorni e del caso dell'Ospedale di AMATRICE gli ospedali in Italia sono tutt'altro che sicuri in caso di sisma. Sono almeno 500, secondo una relazione presentata nel 2013 dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul Ssn, quelli più a rischio, dislocati soprattutto lungo l'Appennino.



"Per quanto riguarda la situazione degli edifici ospedalieri - scrive la commissione, che era presieduta da Ignazio Marino - le strutture che necessitano di una pluralità di interventi, che sarebbero strategiche in base alla loro localizzazione in zone ad alto rischio sismico dato che costituiscono un punto di riferimento per la gestione di eventuali situazioni di emergenza post evento, non sono meno di 500. Sono strutture distribuite soprattutto lungo l'arco appenninico, nella zona dell'Italia centrale ma soprattutto meridionale, in particolare in Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia".

Nel 2013 solo l'8% delle strutture ospedaliere censite era stata costruita dopo il 1983, mentre il 16% risale a prima del 1934. Il documento riporta anche il risultato di una indagine fatta su 200 strutture italiane. "Il 75 per cento degli edifici verificati presenterebbe un indicatore di rischio di stato limite di collasso compreso tra lo 0 e lo 0,2, quindi carenze gravissime - conclude -. Se cioè si verificasse un terremoto particolarmente violento con magnitudo superiore a 6,2-6,3, il 75 per cento degli edifici che sono stati verificati crollerebbe".

Purtroppo la mentalità comune è quella di tenere aperti gli ospedali a qualsiasi costo, anche ignorando il problema della sicurezza. Nel caso dell'ospedale di Amatrice aveva rischiato di chiudere i battenti nel 2012 e nel 2014, anno in cui il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, arrivò addirittura a minacciare la secessione dalla Regione Lazio nel caso in cui l’ipotesi si fosse tramutata in realtà. “Se l’attenzione verso i territori lontani dalla Capitale è questa, non ha alcun senso rimanere”, tuonò il primo cittadino in aperta polemica con il presidente Nicola Zingaretti, a cui – come riporta Il Tempo nelle cronache dell’epoca – Pirozzi inviò anche una nota di protesta in cui ricordava tra l’altro “la distanza di 70 km dall’ospedale di Rieti” e “la classificazione in zona sismica 1 (pericolo elevato)”. Minaccia riuscita: l’ospedale “Francesco Grifoni” è poi rimasto aperto. Ma nella notte tra martedì e mercoledì è stato reso totalmente inagibile dal sisma di magnitudo 6.0 che ha colpito il Centro Italia. Ma perchè non si è intervenuti a rinforzarlo ? A spiegarlo a ilfattoquotidiano.it è una fonte interna al “Grifoni” sotto garanzia di anonimato. “Si tratta di una struttura vecchia che è sempre stata trattata in maniera superficiale, anche per colpa della politica. Dopo il terremoto dell’Aquila, nonostante i controlli non avessero segnalato significativi danni strutturali, sono stati stanziati due milioni di euro che sarebbero dovuti servire per il consolidamento dell’ospedale – dice il nostro interlocutore –. Sono passati oltre sette anni ma non è stato mai fatto nulla: forse c’era chi stava aspettando un evento simile per poterlo chiudere definitivamente”. Eppure, aggiunge, “dal 2014, complice un decreto del commissario ad acta, quello di Amatrice è considerato come ‘ospedale in area disagiata’, visto che il suo bacino di utenza è di circa tredicimila persone e abbraccia tutta la Valle dell’Alto Velino”.